Paolo Borsellino è stato un magistrato italiano, vittima della mafia. È considerato un eroe italiano, come Giovanni Falcone, di cui fu amico e collega.
Nel 1963 Borsellino partecipò al concorso per entrare in magistratura.
Nel 1969 fu pretore a Monreale, dove lavorò insieme ad Emanuele Basile, capitano dei Carabinieri. Proprio qui ebbe modo di conoscere per la prima volta la nascente mafia dei corleonesi.
Successivamente si costituì il “pool” antimafia nel quale sotto la guida di Chinnici lavorarono alcuni magistrati  e funzionari della Polizia di Stato.
Il pool nacque per risolvere il problema dei giudici istruttori che lavoravano individualmente ognuno “per i fatti suoi”, senza che uno scambio di informazioni fra quelli che si occupavano di materie contigue potesse consentire, nell’interazione, una maggiore efficacia con un’azione penale coordinata capace di fronteggiare il fenomeno mafioso nella sua globalità.
Il 29 luglio 1983 fu ucciso Rocco Chinnici, con l’esplosione di un’autobomba, e pochi giorni dopo giunse a Palermo da Firenze Antonino Caponnetto. Il pool chiese una mobilitazione generale contro la mafia.
Borsellino chiese ed ottenne (il 19 dicembre 1986) di essere nominato Procuratore della Repubblica di Marsala.
Successivamente  parlò allora in pubblico a più riprese, raccontando quel che stava accadendo alla procura di Palermo.
In sintesi disse:”si doveva nominare Falcone per garantire la continuità all’Ufficio”, “hanno disfatto il pool antimafia”, “hanno tolto a Falcone le grandi inchieste”, “la squadra mobile non esiste più”, “stiamo tornando indietro, come 10 o 20 anni fa”
Nel settembre del 1991, la mafia aveva già abbozzato progetti per l’uccisione di Borsellino. A rivelarlo fu Vincenzo Calcara, picciotto della zona di Castelvetrano cui la Cupola mafiosa, per bocca di Francesco Messina Denaro, aveva detto di tenersi pronto per l’esecuzione, che si sarebbe dovuta effettuare o mediante un fucile di precisione, o con un’autobomba.
Ma Calcara  il “boss” fu arrestato il 5 novembre.
Prima che finisse il periodo di isolamento, Calcara decise di diventare collaboratore di giustizia e si incontrò proprio con Borsellino, al quale, una volta rivelatogli il piano e l’incarico, disse: “lei deve sapere che io ero ben felice di ammazzarla”.
Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via D’Amelio, dove viveva sua madre.
Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell’abitazione della madre con circa 100 kg di esplosivo a bordo esplose al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agenti di scorta.
Il 24 luglio diecimila persone partecipano ai funerali privati di Borsellino.
Qualche giorno prima, i funerali dei 5 agenti di scorta si svolsero nella Cattedrale di Palermo, ma all’arrivo dei rappresentanti dello stato, una folla inferocita sfondò la barriera creata dai 4000 agenti chiamati per mantenere l’ordine, la gente mentre strattonava e spingeva, gridava “FUORI LA MAFIA DALLO STATO”. Il Presidente della Repubblica venne tirato fuori a stento dalla calca, venne spintonato anche il capo della polizia.
« Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. »

Guardate questo video per ascoltare l’ultima intervista rilasciata da Borsellino:

http://www.youtube.com/watch?v=YiVOqDw9l3U&feature=related

Scritto da Saretta98

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