Scrivete qui i vostri testi horror: le scene, le storie, i personaggi, i racconti…

E ricordatevi che non c’è bisogno di scivolare nello “splatter” per incutere paura!

Per trarre ispirazione rileggete gli altri articoli di questa sezione del blog  e riascoltatevi i racconti di Poe; usate il vocabolario costruito in classe e tenete sotto mano la mappa delle caratteristiche del genere!

Buona paura a tutti!

23 Commenti a “Terrificante horror: i nostri testi”

  • ▒ℒąŋƇḝ▒ scrive:

    Inizio a dire che sono acabxHEARTx ed ho cambiato nickname.
    UN VORTICE DI PAURA.
    Siamo nella Lampedusa futuristica, era una sera inquietante che solo a vederla metteva i brividi, in quella sera era meglio scappare, subito viene avvistato un gommone strapieno di immigrati che venivano dalla Libia; abbiamo mandato la guardia costiera a soccorrerli, per un momento sembrava tutto tranquillo, quando un enorme vortice dalle sembianze di un demonio, era nero con delle sfumature blu scuro, l’acqua era putrida e melmosa, il rumore era frustrante e inquietante; i clandestini gridavano ma non un grido di paura ma molto di più, era inquietante, stridulo, raccapricciante e da far venire la pelle d’oca solo a guardarlo, e poi più niente sembrava che tutto non era mai successo e nella piccola isola regnava il terrore e il silenzio per quel fatto indescrivibile.
    Abbiamo mandato tre dei nostri migliori sommozzatori a vedere che cosa era successo, i tre avevano visto cose inimmaginabili, hanno nuotato più veloce che potevano ma tutti e tre non ce l’hanno fatta, abbiamo visto i corpi galleggiare in superficie poi un enorme verme li aveva presi, uno dei nostri aveva cercato di fermarlo ma anche lui non ce l’ha fatta, era finito nella sua gigantesca bocca ma più precisamente sui suoi putridi denti.
    Impauriti non abbiamo saputo che fare, abbiamo provato a scappare ma questo ha fatto infuriare ancora di più quelle bestie, ci siamo nascosti ma quelle creature ci hanno trovato, alla fine abbiamo ceduto e…

  • Mumu scrive:

    Ho trovato alcuni errori perciò lo riscrivo qui.

    La Sera della Morte.

    Un ricordo sottile di Anna, la ragazza uccisa in una notte di dicembre. Una ragazza dall’animo dolce e generosa dalla carnagione scura, aveva degli occhi tanto neri quanto espressivi e dai capelli color alabastro resi fini dal continuo piastrarli.
    Un sera Anna fu obbligata dai suoi genitori ad andare a buttare la spazzatura nella cantina del condominio. Fuori la neve danzava in modo terrificante e la luna sinistra splendeva in quella sera di dicembre.
    Anna scese in fretta pensado:
    ” Prima vado a buttare la spazzatura prima posso tornare su!”, arrivata davanti alla porta della cantina cercò in una delle tasche interne del pesante giubbotto le chiavi che le aveva dato la mamma. Dalla cantina venivano sprigionati degli odori nauseabondi, del resto come tutte le cantine. Anna infilò le chiavi nella vecchia serratura e le girò. La porta si aprì cigolando macabramente, nel buio della cantina Anna vide due sagome. Una era sdraiata a terra dalla quale uscivano dei fili di sangue che guinsero fino ai piedi di Anna, ormai immobilizzata dal terrore.E l’altra seduta e curva sulla prima, quest’ultima appena sentì la porta aprisi e vedendo Anna ci si scaraventò addosso. Anna fece solo in tempo a vedere due grandi occhi rossi assetati di sangue. Le si avvinghiò al collo e dalla bocca della fanciulla uscì un grido strozzato:
    ” Posso ritenermi sazio, ora.”, quel vampiro di Lord Richard aveva attaccato di nuovo!

  • Mumu scrive:

    La Sera della Morte.

    Un ricordo sottile di Anna, la ragazza uccisa in una notte di dicembre. Una ragazza dall’animo dolce e generosa dalla carnagione scura, gli occhi neri ma espressivi e del capelli color alabastro resi fini dal continuo piastrarli.
    Un sera Anna fu obbligata dai suoi genitori ad andare a buttare la spazzatura nella cantina del condominio. Fuori la neve danzava in modo terrificante, la luna sinistra splendeva in quella sera di dicembre.
    Anna scese in fretta pensado:
    ” Prima vado a buttare la spazzatura prima posso tornare su!”, arrivata davanti alla porta della cantina cercò in una delle tasche interne le chiavi che le aveva dato la mamma. Dalla cantina venivano sprigionati degli odori nauseabondi, del resto come tutte le cantine. Anna Infilò le chiavi nella vecchia serratura e la girò. La porta si aprì cigolando macrabamente, nel buio della cantina Anna vide due sagome. Una era sdraiata a terra e l’altra seduta e curva sulla prima, quest’ultima appena sentì la porta aprissi e vedendo Anna ci si scaraventò addosso. Le si avvinghiò al collo e dalla bocca della fanciulla uscì un grido strozzato. Anna fece solo in tempo a vedere due grandi occhi rossi assetati di sangue:
    ” Posso ritenermi sazio, ora.”, quel vampiro di Lord Richard aveva attaccato di nuovo!

  • DJGoRdY scrive:

    Ad un certo punto una lama mi trafisse la testa ormai sentivo e vedevo solo due cose il dolore lancinante e il buio. scusi prof ho scritto fecimo al posto di facemmo e un su una parola femminile senza apostro corregga lei io ormai lo ho inviato per sbaglio.

  • DJGoRdY scrive:

    Lo spietato fantasma di Callen.

    Martin, si si chiamava così, era il mio migliore amico, ero sempre stata attirata dalla sua casa o meglio dal suo castello: era una grandissimo e imponente castello tutto di pietra e anche leggermente diroccato che incuteva un piccolo senso di paura e anche un non so che di tetro veramente tetro.
    Ma la cosa più terrificante era un’altra, infatti, io ero terrorizzata dalla leggenda del fantasma di Callen; sì proprio lui, la grande leggenda che in quel piccolo paese sapevano tutti narrava di un fantasma che uccise due ragazzi con una accetta data una per una in testa ad entrambi.
    Era arrivato il momento, quel giorno Martin mi aveva invitato a casa sua per fare i compiti; arrivai leggermente in ritardo come al solito, era una cosa che mi portavo fin da bambina, entrai, la porta scricchiolava, avevo gia paura, era di un colore marrone invecchiato; vabbè andai avanti, entrammo in camera sua: forse quella era la unica cosa che non faceva paura in quella casa.
    Prendemmo i libri e incominciammo a studiare, ci volle molto però e ci eravamo dimenticati dimenticammo dei compiti. Mmm, era troppo tardi ormai così la mamma di Martin mi chiese se volevo rimanere a dormire, io accettai e anche mia mamma fu favorevole.
    Finimmo i compiti alle 8, era tardi però andammo a mangiare lo stesso; mentre eravamo a cena i genitori di Martin parlavano e scherzavano con me, erano davvero molto simpatici.
    Una volta finito di mangiare andammo subito a dormire perché eravamo molto stanchi; tuttavia, una volta andati nei nostri letti ci alzammo e decidemmo di andare a visitare la stanza in cui il clamoroso fantasma uccise i due ragazzi: eravamo molto curiosi ovviamente, ma allo stesso momento avevamo un sacco di paura.
    Aprimmo la porta, anche quella scricchiolava, ma faceva molta più paura di quella all”enrata. Con decisione e tenacia facemmo i primi passi, tutte le ragniatele che ci toccavano ci sembravano sempre il fantasma; ad un certo punto noooo, la torcia che Martin aveva preso si era scaricata;oddio che terrore! Ormai sudavo freddo, la tensione saliva, i battiti del cuore aumentavano fino a che un rumore spaventoso e assordante risuonò nella stanza ed io sobbalzai, tirando su un polverone anche se non visibile. Avrei preferito morire, pensavo sempre che una accetta mi si sarebbe ficcata in testa, Martin, invece, dopo il rumore sembrava sempre tranquillo quasi come se conoscesse il fantasma o ne sapesse molto. Ad un tratto su giù su giù, era il su e giù di un interruttore, ma la luce non si vedeva, non vidi più neanche Martin ed urlai:”E ehi, dai Martin non fare scherzi, ti prego.” Nella stanza risuonò un silenzio assordante che mi incutevva quasi rabbia.
    Sentii un velo di freddo passare alla mi destra, praticamente ormai ero sola, lui non si ne sentiva si vedeva. Ormai sentivo un freddo costante dietro la schiena, ora mi veniva quasi da pensare che il fantasma fosse Martin e che mi volesse uccidere, così decisi di fermarmi perchè cosi non si poteva andare avanti, tanto non si vedeva nessun fantasma.
    Tornai indietro eeeeeeeee.
    Ad un certo punto una lama mi trafisse la testa.
    Ormai sentivo e vedevo solo due cose: il dolore lancinante e il buio.

    Va bene il contenuto ma attenzione a: 1) uso dell maiuscole: scrivi sempre martin al posto di Martin; 2) punteggiatura: dividi le frasi, crea pause, usa i : quando stai spiegando qualcosa, ecc. 3)ortografia: sù è sbagliato! E non solo quello…vedi le mie correzioni.

  • αngу◕‿◕ scrive:

    L’amico per finta.

    Freddy Kruger era pronto per irrompere in un altro sogno di uno dei figli di uno suo assassino.
    Stavolta prese di mira il figlio di Filip Jons, il piccolo Tommy.
    Tommy stavolta stava sognando se stesso in una spiaggia in bicicletta; questa volta Freddy aveva ideato un piano perfetto: fece comparire un masso in mezzo alle ruote della bici di Tommy, facendolo cadere, poi andò da lui e disse:”Ciao, senti vuoi andare a prendere un gelato? Sai così per fare amicizia.”
    Tommy accettò senza neanche pensarci, andarono dal gelataio e presero due coni a tre gusti.
    Subito dopo il il gelato Freddy propose a Tommy di andare a fare una nuotata nel mare.
    Anche stavolta il bambino accettò e tutti e due andarono e si immersero nell’acqua.
    A quel punto Freddy Kruger prese il bambino per la testa e lo fece affogare. Subito dopo prese un coltello e gli fece un taglio proprio sulla faccia come suo padre aveva fatto a lui per ucciderlo.
    Il bambino fece lanciò un urlo e si risvegliò traumatizzato, anche sta volta Freddy Kruger aveva intrappolato una vittima.
    Appena il bambino si svegliò tornò alla ricerca di un altro sogno da trasformare in un incubo.

    Molto particolare questo racconto che ha come oggetto i sogni. Brava!

  • Patissimo98 scrive:

    Gion e Marion una coppia di giovani sposi stanchi dello smog e della vita frenetica della città decidono di trasferirsi in una piccola cittadina del Canada, acquistando una piccola villetta vicino ad un piccolo lago.
    Loro non erano tanto convinti di andarci a vivere perchè, avendo sentito una testimonianza dalla famiglia Amstroing, si erano spaventati, ma ormai esausti delle grandi città la comprarono lo stesso.
    Terminato il trasloco andarono a fare compere perchè erano senza viveri.
    Al loro ritorno, dopo aver acceso la luce, notarono su tutti gli arredi delle impronte di mani insanguinate di varia grandezza.
    Questo avvenimento gli li terrorizzò tantissimo e decisero di andare in armeria per acquistare un’arma da difesa ovvero una pistola.
    Al loro ritorno era tutto normale.
    Ansiosi della per la loro prima notte in quella casa, decisero di tenere sotto il cuscino l’arma carica.
    Per essere la prima notte filò tutto liscio e allora decisero di tenere la pistola nel cassetto dell comodino.
    Le notti successive non successe niente.
    Ma l’ultimo giorno del mese accadde l’imprevedibile ovvero: il pavimento della casa era allagato di sangue e strani gemiti provenivano da dietro la loro porta chiusa. All’improvviso videro un fantasma attraversare la porta chiusa. Aveva in mano la testa di del cane che aveva vissuto con la famiglia precedente. Loro spaventati a morte scapparono. Non sapendo dove andare entrarono in cantina, la mossa peggiore del mondo.
    C’erano cinque porte con incisa sopra ognuna, su ognuna era inciso il nome delle famiglie precedenti.(La famiglia Amstrong è stata l’unica a sopravvivere). C’era una porta aperta e, senza pensarci due volte, Gion e Marion entrarono, una folata di vento improvvisa chiuse la porta. All’esterno sentirono il fantasma ridere e quello fu l’ultimo giorno della loro breve vita.

    Va bene. Riesci a creare un senso di inquietudine!

  • Mask scrive:

    ZODIAC

    C’è un Mostro a Liverpool, ZODIAC!!!
    Un killer che pazzo è dir poco. La sua maschera fa vedere solo quell’ occhio verde buio e le macabre faccine sorridenti stampate sopra essa; la tuta che indossa è bianca come la pelle di un fantasma e porta dei guanti insanguinati.
    Lui con quei segni demoniaci, soltanto a vederli ti senti bruciare dentro; il suo respiro è simile a quello di un Licantropo affamato.
    La sua arma crea quel simbolo che rappresenta le tre parti della morte; per Lui la morte ha ali da drago, il corpo da spettro e la falce che sembra la zampa di una mantide.
    IL suo sorriso ironico sempre impresso sulla faccia ti trapassa come una freccia.
    Quando una persona viene scelta da Zodiac ha vita breve, sente il cuore smettere di battere appena lo gquarda.
    Il rito sembra la realizzazione di un sacrificio per espiare i peccati.
    La sua firma è un marchio a forma di triangolo con il vertice in giù.

    E’ proprio un personaggio agghiacciante!

  • Brik scrive:

    Nella ventiquattresima strada più precisamentein via Lawrsti abitava un padre il quale vedovo e padre di una ragazza down era uno degli uomini più tristi.
    Era trista per aver perso la moglie ma ciò che lorendeva triste, talvolta infuriato era il fatto che dei ragazzini 3 ragazzini prendevano in giro sua figlia.
    Brutta deficiente, hai bisogno di una mano o no brutta cretina occhio “scenco”, queste erano le volgari provocazioni fatte da parte dei bambini.Ma quello che voglio raccontarvi non è chi o quali prese in giro venivano fatte alla bambina down; bensì ciò che fece il padre per non sentire più insulti.
    Era un pomeriggio un pomeriggio che non permetteva nulla di buono, dal punto di vista deltempo stava per piovere, un temporale.
    Il padre della bambina down che si chiamava sally stava piangendo come al solito le sue braccia chiudevano il suo volto bello e delicato. dagli ochhi azzurri uscivano lacrimequasi volessero accarezzargli il viso in maniera amorevole.
    Ma ormai aveva deciso cosa fare di quei 3 ragazzini se ne sarebbe liiberato.per prima csa andò a buttare la spazzatura nel suo personale e bizarro bidone della spazzatura a forma di testa . fatto questo tornò a casa e apettò che i 3 ragazzi uscissero.Per le 7.00 di sera i ragazzi uscirono e il padre di sally non esitò. Uscì di casa e vide nel viale i suoi topi ormai in gabbia.Doveva fare in fretta perchè sua figliasi stava faendo il bagno e lasciarla da sola ulteriormente avrebbe potuto far si che che si facesse qualcosa.
    I ragazzi lo videro e gli dissero:- hai bisogno di una mano a fare il bidè a tua figlia? hahahahahaha:-
    dissero e risero i bambini.
    L’ira del papà di sally era funesta e i pensieri su come uciderli spaventavano e inorridivano lo stesso killer.I ragazzi continuavano a ridere ma a n certo punto più niente.Il padre di sally tornò a casa aiutò sua figlia e continuò la sua vita.
    Il gorno dopo come previsto si presentò la polizia a casa dell’uomo il quale rispose a brevi domande stranamente ilkiller era tranquillo.
    Il poliziotto disse che l’unica traccia lasciata dall’assassino sarebbe un buco a forma di testa nel muro tra la 24a e la 25a strada.Il killer rispose riguardo al buco nel muro che era sata opera sua infatti una sera accecato dalla rabbia lanciò il suo bidone della spazzatura contro il muro.
    Ma dentro alla testa del padre di sally che soprannominerò orridamente kkiller accadeva qualcosa di strano vedeva i fantasmi dei 3 bambini.
    Un giorno, un’orrida sera, durante la vista di un fantasma da parte del killer successe una cosa imprevista e allo stesso tempo orrida. Spaventato dalla macabra vista appoggiò d’istinto una mano sul boordo della scrivania dove vi era appoggiato un tagliacarte. Il tagliacarte partì in aria e colpì in faccia la figlia. L’uomo disperato si suicidò e solo dopo pochi giorni si scoprì l’orrore dei 3 bambini.Essi giacevano con la testa frantumata dentro al bidone della spazzatura del killer.

  • Mask scrive:

    L’ARCHITETTO

    L’architetto è un ragazzo di 20 anni, di statura è alto, di corporatura è robusto e con ha una cicattrice rotonda sulla mano destra, ha occhi vuoti e capelli castani.
    Studiava all’Università di Architettura, venne bocciato più volte in disegno tecnico finchè un professore di tecnica con rabbia gli infilzò una matita nella mano destra; perdendo così parte della mobilità della stessa mano fu costretto ad abbandonare il sogno di diventare architetto.
    A causa della perdita della capacità di tenere una matita in mano, l’unico lavoro che trova è quello di il netturbino.
    Una sera aspetta nervosamente vicino alla casa di un professore di tecnica, la cui moglie rientra da una riunione di architetti, esce dal cespuglio e colpisce la donna alle spalle stordendola; la trascina nell’angolo del locale spazzatura, dove con la squadra affilata gli le taglia la giugulare, facendole uscire molto sangue e guardando gli occhi della vittima che diventavano sempre più opachi si sente un Dio.
    Con la squadra gli le incide il famoso 3 (che sembra un lampo),diventando così la sua firma.
    Tornato a casa, si toglie la divisa fetida, buttandola sulla sedia e correndo in bagno a lavarsi; nel frattempo continuava con ossessione a guardarsi la cicatrice sulla mano.
    Così passa il tempo e lui uccide molti altri professori.
    Una mattina durante la colazione accende la TV e al notiziario parlano di un mostro che uccide solo professori di tecnica, lasciando come segno un tre. Il ragazzo si esalta, sentendosi famoso.
    La mattina seguente passando con la moto ape dell’AMSA nella via dove aveva ucciso l’ultima vittima
    vede la polizia che controlla la scena del crimine.
    Nella sua pazzia e in preda al panico, ricordandosi di aver dimenticato i guanti che possono ricondurre la polizia a Lui e quindi scoprirlo, estrae la squadra da sotto il sedile e se la conficca nella gola.

    Va bene Mask. Anche il tuo testo è abbastanza orroroso 😉

  • BuBu7te scrive:

    IL VENDICATIVO
    Elisa Flin,questo era il nome della mia amata fidanzata che stavo per sposare. Ero tutto teso,non stavo più nella pelle,guardavo Elisa col vestito bianco, lungo e sottile;sembrava un angelo che mi avrebbe aiutato per tutta la vita.”Vi dichiaro marito e moglie,ora puoi baciare la sposa” ci disse il sindaco,io non ero credente e quindi non mi sono fatto sposare da un prete. Con gli occhi pieni di gioia la baciai teneramente non sapendo che quello è stato l’errore più fatale della mia vita. Andammo in viaggio di nozze alle Bahamas, e lì il nostro amore cresceva superando i limiti del falso,ero contentissimo all’idea di restare con lei per tutta la vita. Tornati a casa abbiamo ristrutturato tutto l’appartamento,era favoloso,da sotto la finestra si vedeva il fiume Tamigi che scorreva a più non posso. Passarono mesi e purtroppo il nostro amore diminuì. Proprio nel momento inopportuno nacque un bambino, di nome Mattia che vuol dire “Dono del Signore”. Il bambino era una vera peste,sembrava il diavolo in persona, ogni volta si tratteneva i bisogni per farli nel pannolino appena cambiato,ogni sera non riusciva a dormire e toccava sempre me a farli chiudere occhio. Dopo 5 anni il rapporto tra me e Elisa stava calando. La goccia che fece traboccare il vaso fu quando Mattia mi lanciò una pallina da baseball sulle sopracciglia facendomi un taglio lungo all’incirca 2,76 pollici. Andai all’ospedale uscendo con quattro punti indelebili e una rabbia che solo io potevo suscitare. Tornai a casa presi una sedia pieghevole di legno e,con uno scatto fulmineo, sbattei la sedia in testa a Mattia con tutta la forza che avevo. Mattia smise di costruire con i mattoncini per sempre, si accascio per terra e una marea di sangue che gli usciva dalla testa gli coprii la faccia non ancora al corrente di quello che avevo fatto io. Mia moglie si mise ad urlare e sbraitare scaraventando per terra il piatto non ancora asciutto che stava lavando. Si girò e mi disse:”Perchè la fatto?,non ti aveva fatto niente” io stetti in silenzio e serio e lei continuò a domandarmi:”Perché non rispondi?,è morto tuo figlio”. Non risposi per una seconda volta e scappai,ma un poliziotto mi catturò,l’aveva chiamato sicuramente Elisa,non provavo nessun rimorso per quello che avevo fatto,anzi,stavo benissimo. In tribunale ascoltai moltissime accuse su di me,erano tutte fondate. 5 anni di prigione,Elisa mi lasciò e uccisi mio figlio;le cose non potevano andare peggio,era quello che pensavo. La prigione era orripilante,c’era marcio ovunque e in più tutti mi usavano come uno zimbello. Passarono 5 anni e io avevo voglia di vendetta,su mia moglie. Appena uscito, con aria inquietanti trovai un coltello vicino alla casa della mia ex moglie. Aspettai tutta la notte e la mattina,ero molto paziente,ho aspettato per 5 giorni. Si aprì lentamente la porta e vidi elisa che andava a fare la spesa,ma con lei c’era un altro uomo. Mi avvicinai cautamente per incuterle paura. Fece un urlo agghiacciante,il suo nuovo fidanzato cercò di proteggerla ma io, sogghignando, gli perforai la testa col coltello. Elisa tremava così tanto che si vedeva a molti metri di distanza. Mi misi davanti a lei e ho pronunciato:”Ho ucciso tuo figlio,e ora tocca a te”. Velocissimamente la accoltellai alla gola,quando feci questo gesto mi uscii una lacrima dagli occhi. Eccomi qua,che vi stò raccontando la mia storia. Ora sono in strada, in mezzo a due cadaveri. Adesso devo pagare anche io,mi puntai il coltello al petto e mi trafissi profondamente.

  • Gigia scrive:

    L’oscurità senza meta

    L’orologio davanti al letto aveva appena scoccato la mezzanotte, tutta la stanza era immersa nell’oscurità, non si vedeva niente, c’era un silenzio di tomba, eppure proprio al centro della stanza, degli occhi,i miei, scrutavano in modo folle un punto preciso: la finestra. Quella finestra che la divideva dall’inferno, dalla paura più inquietante, da un cadavere ormai in decomposizione.
    A quel pensiero emisi un grido acuto e penetrate;passarono pochi secondi, nei quali sprofondavo nel terrore più acuto e poi, poi…BUM!
    La porta venne aperta, quasi scardinata ed ecco apparire due donne diverse una dall’altra, ma fu la più alta ad attirare la mia attenzione. Aveva uno sguardo assente, spaventato per non parlare di ciò che indossava, non era una vestaglia da notte, bensì una tuta da giardiniere, tutta sporca; fu così che capii dov’era andata quella maledetta di mia sorella: in giardino. Glielo avevo fatto capire più di una volta di non immischiarsi nei miei affari, di non intralciarmi la strada e, invece, quella pazza, con le sue strane idee, non mi aveva ascoltato, pretendeva di farsi capire, ma quando poi toccava a me essere capita, lei niente.
    L’avevo fatto solo per amore, quella ragazza non avrebbe dovuto sposare quel ragazzo; era finito molte volte in prigione e sempre per reati gravi che comprendevano molto spesso l’uso di maniere violente sulle ragazze. E non l’avrebbe fatto anche su Viola, lei era troppo, troppo buona per finire nelle mani di un maniaco, un pervertito che andava fermato.
    In quel periodo avevo fatto una scelta e l’approvo ancora oggi anche se è dura convivere con un peso così grande ogni giorno, che non fa altro che aumentare in continuazione, facendomi sprofondare sotto terra, come se “lei” mi sospingesse giù, come se volesse farmi capire sul serio che cosa significa non poter più vivere, ma forse l’avevo già capito. Infatti, il giorno in cui l’avevo uccisa il mondo era finito, casa mia stessa dopo aver sotterrato la vittima in giardino ne aveva risentito, infatti, l’atmosfera che alleggiava sulla villa era sinistra e un’ombra impercettibile si insinuava tra i muri. La felicità non esisteva più.

    Molto bene. Qualche correzione della punteggiatura per rendere più evidenti le pause o i cambiamenti.

  • Brik scrive:

    Nella ventiquattresima strada più precisamentein via Lawrsti abitava un padre il quale vedovo e padre di una ragazza down era uno degli uomini più tristi.
    Era trista per aver perso la moglie ma ciò che lorendeva triste, talvolta infuriato era il fatto che dei ragazzini 3 ragazzini prendevano in giro sua figlia.
    Brutta deficiente, hai bisogno di una mano o no brutta cretina occhio “scenco”, queste erano le volgari provocazioni fatte da parte dei bambini.Ma quello che voglio raccontarvi non è chi o quali prese in giro venivano fatte alla bambina down; bensì ciò che fece il padre per non sentire più insulti.
    Era un pomeriggio un pomeriggio che non permetteva nulla di buono, dal punto di vista deltempo stava per piovere, un temporale.
    Il padre della bambina down che si chiamava sally stava piangendo come al solito le sue braccia chiudevano il suo volto bello e delicato. dagli ochhi azzurri uscivano lacrimequasi volessero accarezzargli il viso in maniera amorevole.
    Ma ormai aveva deciso cosa fare di quei 3 ragazzini se ne sarebbe liiberato.per prima csa andò a buttare la spazzatura nel suo personale e bizarro bidone della spazzatura a forma di testa . fatto questo tornò a casa e apettò che i 3 ragazzi uscissero.Per le 7.00 di sera i ragazzi uscirono e il padre di sally non esitò. Uscì di casa e vide nel viale i suoi topi ormai in gabbia.Doveva fare in fretta perchè sua figliasi stava faendo il bagno e lasciarla da sola ulteriormente avrebbe potuto far si che che si facesse qualcosa.
    I ragazzi lo videro e gli dissero:- hai bisogno di una mano a fare il bidè a tua figlia? hahahahahaha:-
    dissero e risero i bambini.
    L’ira del papà di sally era funesta e i pensieri su come uciderli spaventavano e inorridivano lo stesso killer.I ragazzi continuavano a ridere ma a n certo punto più niente.Il padre di sally tornò a casa aiutò sua figlia e continuò la sua vita.
    Il gorno dopo come previsto si presentò la polizia a casa dell’uomo il quale rispose a brevi domande stranamente ilkiller era tranquillo.
    Il poliziotto disse che l’unica traccia lasciata dall’assassino sarebbe un buco a forma di testa nel muro tra la 24a e la 25a strada.Il killer rispose riguardo al buco nel muro che era sata opera sua infatti una sera accecato dalla rabbia lanciò il suo bidone della spazzatura contro il muro.
    Ma dentro alla testa del padre di sally che soprannominerò orridamente kkiller accadeva qualcosa di strano vedeva i fantasmi dei 3 bambini.
    Un giorno, un’orrida sera durante la vista di un fantasma da parte del killer che spaventato mise la mano su un tavolo facendo partire in aria un fermacarte colpì in faccia sua figlia uccidendola col fermacarte. L’uomo disperato si suicidò e solo dopo pochi giorni si scoprì l’orrore dei 3 bambini.Essi giacevano con la testa frantumata dentro al bidone della spazzatura del killer.

  • Trottolina98 scrive:

    GARY IL PAZZO

    In un quartiere di periferia di Londra viveva un uomo solo di mezza età, il suo nome era Gary.
    Era pazzo ed ossessionato dalle donne perché voleva diventare come loro, infatti, rapiva le più belle per poi farle morire in modo atroce, togliendogli poi la pelle per farsene un vestito da indossare per assomigliare a loro.
    La povera Dolly, una ragazza bellissima alta e magra, stava camminando per il quartiere in attesa della sua amica; faceva freddo e c’era nebbia, quando sentii sentì dietro di lei dei passi, si voltò e trovò un uomo di mezza età che la stava osservando, era Gary, il pazzo.
    Incominciò a soffiare un forte vento e a quel punto Gary capì che doveva agire subito: con una mossa rapida le chiuse la bocca così a lungo da farla svenire.
    Successivamente la trascinò in macchina e la portò a casa, dove la mise su un tavolo di metallo ancora senza sensi e le fece un semplicissimo taglio, appena sotto l’ombelico, per non rovinare la pelle; le tirò fuori le interiora e la lasciò morire su quel freddo e liscissimo tavolo tra atroci dolori, lamenti ed urla.
    Dopo due giorni Gary staccò piano, piano la pelle di Dolly, facendo attenzione a non rovinarla; i resti della povera ragazza li bruciò nel suo giardino, causando un odore nauseabondo, poi rientrò in casa come se non fosse accaduto nulla.
    Con molta calma, si mise seduto su una poltrona e incominciò piano piano a cucire la pelle staccata da Dolly e ne ricavò un “vestito” che poi indossò per sembrare una donna.
    Si guardò allo specchio e ne rimase impressionato da ciò che aveva fatto e si rese conto che non gli sarebbe bastata la sola “pelle” di Dolly per raggiungere il suo scopo, così continuò la sua raccapricciante ricerca delle donne “perfette” nelle vie di Londra.

    Idea decisamente originale e terrificante! Fai attenzione alla punteggiatura. Il testo è scritto comunque bene.

  • Saretta98 scrive:

    Sono Jack, vi racconterò una storia che forse non sarete disposti a credere ma che io ho vissuto in prima persona.
    Era notte, la notte più cupa e terrificante di quell’ inverno spettrale, stavo percorrendo la via delle bare per andare a casa mia. Ma a un certo punto una ragazza bionda con gli occhi color cielo e un sorriso sulle labbra acceso, mi tagliò la strada.
    Quel semplice gestò arrivò al mio cervello come un fulmine squarcia un albero di un bosco in un colpo solo.
    La mia faccia si incattivì e le rughe di espressione si fecero più calcate che mai, era come se io non volessi farle del male, ma sentissi stranamente che mi dovevo vendicare.
    Subito sentii un prurito lacerante alle mani e il mio cuore si gelò, le mie orecchie sentivano solo quel quel rumore angoscioso del clik clak delle scarpe della ragazza.
    Essa La giovane davanti a me si girava ripetutamente come per verificare se qualcuno la seguisse.
    Iniziai a velocizzare il passo, camminavo sempre più veloce, la ragazza si accorse di me, ma io continuai a correre; lei iniziò a correre e dalla sua bocca uscii uscì un delirante strillo, quello fu la goccia che fece straboccare il vaso.
    Presi dalla tasca il mio coltello e macabramente la colpii alle spalle; lei gridava, ma io non la sentivo e continuavo a sferrargli le colpi nella schiena finché non si arrese.
    Dal suo corpo fluiva quel liquido rossastro che una volta era vitale e che ormai non le serviva più.
    Il suo corpo era lacerato in diversi punti, io non mi sentivo pentito, non mi interessavano i suoi occhi cristallini che mi fissavano con uno sguardo vitreo, chiedendosi cosa aveva fatto.
    La lasciai in modo mostruso al bordo della strada senza un briciolo di dignità.
    Tornando a casa, mi rimbombava il suo agghiacciante lamento nell’orecchio, non me ne sarei mai liberato; quel suo urlo mi tormentava, ma le notti successive riuscii a dormire sereno e tranquillo in quella mia reggia fuori città, circondata da alberi spogli sia in inverno sia in estate, e di giorno non fu un problema andare ad insegnare matematica alle scuole medie.

    Bene. Buona l’atmosfera, il contenuto. Attenta alla sintassi! Guarda le mie correzioni. 😉

  • Sniper98 scrive:

    Poi ne faccio uno meno splatter per la prossima settimana.

  • Sniper98 scrive:

    CANNIBAL DAD
    Un’antica leggenda narra di un padre il quale è stato mollato dalla moglie, e che per questo andò fuori di testa, allora e decise di prendere di mira ogni singola coppia che vaga felice per Milano.
    Adesso il padre viene chiamato Cannibal dad, esso sottopone le coppie ad una macchina della verità: se si amano o no non conta niente, lui prende un coltello e accoltella la donna con la forza di mille bulldozer finché non perde la voce dalle grida così stridule che potrebbero frantumare i vetri; dopo aver finito con le accoltellate la smembra solo per il gusto di farla soffrire, dopo di che inizia tagliandoli tagliandole la lingua. Questo lo fa perché la donna non possa più dire bugie all’uomo. Successivamente va dietro all’uomo con passo corto e gli bisbiglia una cosa: “Lei non ti amava, ti stava tradendo!” . Anche se non era vero lui raccontava sempre così, perciò a quel punto l’uomo smetteva di urlare per la donna e non provava più nessun affetto per lei. Cannibal lavora soprattutto sulla psicologia perché, secondo lui, è la forza più potente al mondo per far soffrire.
    Nella maggior parte dei casi la donna osserva l’amato con uno sguardo di dolore, piangendo e supplicando l’uomo di reagire, ma esso quello, avvelenato dalle parole di Cannibal dad, si lascia andare e non fa nulla per soccorrerla.
    Lo spietato assassino è sempre coperto da una maschera per non farsi riconoscere; essa è stata fatta con le ossa insanguinate della moglie, è fetida e maleodorante, ma le vittime non fanno caso a quello, sono troppo prese dal soffrire che non si ricorderebbero neanche il suo nome. Nessuno sa niente sul suo conto, tranne sua moglie, la quale è defunta.
    Ritornando allo svolgimento dell’uccisione delle fidanzate, Cannibal prende una mazza da baseball di ferro e inizia a colpire la donna con forza, non smette finché non gli le spacca le gambe; la donna inizia ad urlare senza smettere, lancia delle grida acute come non si sono mai sentite; ormai esausta la donna chiede pietà, ma il killer non si ferma.
    Quando ormai la donna arriva a provare un dolore che va fuori da ogni immaginazione, Cannibal prende due cinghie e gli le stringe le cosce, dopo di che prende una sega a motore, sulla quale ormai ci sono delle incrostazioni di sangue rosse come il fuoco, sulla quale si vede il terrore di tutte le vittime ed inizia a tagliarle le gambe, ma molto lentamente. Vi chiederete a che cosa servono le cinghia, bhe servono per bloccare l’emorragia e per farla soffrire di più.
    Arrivato al termine dell’operazione, mi si buttoa sull’uomo gli inietta una fiala che lo fa addormentare e non gli fa ricordare niente.
    La donna ormai è quasi svenuta, allora egli gli le va davanti, inizia a sbranarle le gambe mozzate:una scena disgustosa e ripugnante. Appena finito il pasto le taglia la testa con un’ascia per abbattere gli alberi.
    Cannibal vede sempre la stessa scena:l’anima di una donna che si spegne davanti a lui. Appende la testa di fianco a tutta la sua collezione di teste per ricordare che cosa ha fatto, forse anche per pentirsene e meditare davanti a loro.
    Forse vi chiederete come faccio a sapere tutte queste informazioni, forse avete anche capito chi sono, se lo avete capito dovrete guardarvi le spalle quando camminerete mano nella mano col vostro fidanzato…

    Va bene anche se questo è sicuramente un po’ troppo splatter! Attento però: 1) all’uso del pronome “gli”; al femminile si usa “le”; 2) alla punteggiatura: fai frasi troppo lunghe; 3) esso si usa solo per cose o animali non per persone.

  • Fabi scrive:

    Era una sera, in preciso più precisamente era una nottata calda e nell’aria c’era un’atmosfera di morte. Un silenzio tombale regnava nella piccola casa immersa nella sinistra boscaglia di Oxford. Mery aveva deciso di andarsene a letto perchè quella giornata era stata davvero estenuante. Salii Salì le scale lentamente, lo scricchiolio (meglio di cigolio) delle scale rimbombava nella piccola casa. Il legno putrido di quelle scale puzzava di muffa, credo che quelle scale non venivano non venissero pulite da secoli. Arrivata nella vecchia camera aprii aprì la finestra perchè dentro essa giaceva aleggiava un odore di muffa nauseante che toglieva il respiro; si coricò lentamente sul letto, si rimboccò le coperte e nel buio più assordante cercò di addormentarsi. Le scale scricchiolavano senza che nessuno le stesse salendo e ma dopo qualche minuto il rumore sinistro cessò all’istante.
    Durante il sonno un ricordo piombò nella mente della povera Mery: rivide lo uno sguardo agghiacciante di un ometto anziano, piazzato proprio sotto la sua casa. Ansimava e sudava, Mery stringeva tra le mani la coperta con una tale forza che per poco non la strappava la coperta.
    Svegliandosi all’improvviso, spostò di scatto la sua testa terrorizzata verso la porta la quale in un lasso di tempo che neanche un moscerino l’avrebbe visto si aprì .
    Una luce opaca, rossastra, sinistra si avvicinava a Mer ,la piccola e indifesa ragazza giaceva sul letto indifesa mentre quella luce continuava ad avanzare con un passo lento come uno zombie.
    Dietro quella candela c’era un uomo anziano, la sua faccia era pallida come il viso di una bambola di porcellana, gli occhi scavati nel viso risaltavano alla luce. Uno sgaurdo intenso congelava il sangue di ogni persona che lo fissasse.
    Mery era terrorizzata, piangeva, urlava ma la sua voce emetteva un suono ovattato. Un piccolo volto pallido e scavato giaceva spiccava sul corpo scheletrico e asciutto del vecchietto. La pelle tirata e biancastra emanava unodore nauseante,aveva una voce strozzata che incuteva terrore appena pronunciava una parola. Emanava molti odori schifosi, il corpo decomposto era ricoperto da vestiti putridi. Con dei gesti lenti ma letali inflisse per ben 13 volte un coltello nella schiena di Mery,lasciandola da sola sul letto mentre il sangue colava fuori dal suo corpo.

    Buona la descrizione della scena e del personaggio. Attenta a non usare termini di cui non sai bene il significato. Nel dubbio controlla sul dizionario. Prova anche ad evitare le ripetizioni; a volte basta usare un pronome per evitare di ripetere il nome!

  • Trottolina98 scrive:

    In un paesino sperduto tra le montagne, incominciarono ad accadere delle cose strane, ovvero sparizioni di donne con delle caratteristiche in comune: i capelli castani e gli occhi azzurri.
    Tutti gli abitanti non si accorsero mai che dietro l’aspetto esteriore di Ernesto, un uomo colto e raffinato, si nascondeva un pazzo ossessionato dalle donne.
    Ernesto le rapiva soprattutto quando erano in situazioni in cui si trovavano sole, le stordiva con un colpo di testa, le trascinava verso la macchina e le portava nello scantinato di casa sua.
    Questo locale era un “laboratorio” che conteneva degli attrezzi ed un tavolo molto grande sul quale appoggiava i corpi delle donne rapite.
    La tortura ripugnante iniziava con la mutilazione delle braccia e delle gambe della vittima, che con sguardo vitreo emanava emetteva grida terrificanti, con il passare dei minuti impallidiva per la perdita di sangue fino a svenire.
    Iniziava poi l’estrazione di tutti gli organi interni che Ernesto collezionava in ampolle appoggiate su una mensola del laboratorio.
    Il resto del corpo lo abbandonava in uno sgabuzzino, fino a che non si decomponeva, emanando odori fetidi e nauseabondi.
    Nel paese tutte le donne e bambine vivevano nel terrore, ogni rumore, passo, grido le spaventava, era come se vivessero in un incubo, anche perché nessuna delle donne sparite aveva fatto ritorno a casa, ma un giorno per un malore improvviso, Ernesto morì.
    I cittadini del paesino preoccupati di non vedere Ernesto, dopo qualche giorno, con l’aiuto delle forze dell’ordine entrarono in casa sua scoprendo così il suo terribile segreto.

    Brava! Bel racconto horror sia per il contenuto che per come è scritto!

  • DJGoRdY scrive:

    Testo con le parole dell’horror.

    Ero a casa da solo, restare a casa da solo, fin da bambino non mi era mai piaciuto, ma per quella volta dovevo farmi coraggio. Andai in bagno sempre con dei passi felini ed astuti perché volevo essere talmente silenzioso da sapere, ma soprattutto udire, ciò che si verificava intorno a me per agire in caso di pericolo.
    Odiavo stare da solo, si l’ho già detto, ma in quel momento mi continuavo a ripetere. Ero ossessionato come se fossi dentro un manicomio da cui dai muri ammuffiti ogni minuto
    Cadevano cadessero delle goccioline che ogni minuto mi facevano sussultare.
    Perché non era mai regolare quel dannato minuto? Una volta uscito dal bagno mi sentii come imparruccato;davanti agli occhi vedevo una nebbia bianca, satura e infinita come l’orizzonte ormai abbagliato dal sole calante.
    e….
    va bene come inizio. Belle le immagini…vorremmo leggere anche il seguito!

  • BuBu7te scrive:

    Passi lunghi e ben distesi, lo scricchiolio dei sassi sotto la suola consumata dal tempo, l’odore della morte inaspettata, queste erano le caratteristiche, al quanto insolite, di quella serata. Il luogo era il viale dove passavano migliaia di persone di giorno, mentre di notte era l’ora del via vai delle prostitute, le sue preferite. Incombeva dietro l’angolo una faccia agghiacciante che non avrebbero mai voluto vedere, quella di Jack lo Squartatore. L’assassino con la sua giacca impermeabile nera era temuto da tutti, ogni sera mieteva 4 o 5 vittime,e non si sa conosceva il motivo. Il suo corpo scheletrico racchiudeva una forza inimmaginabile che poteva strangolare due persone contemporaneamente. La sua faccia deturpata e le mani sempre sporche di sangue lo rendevano l’uomo più crudele dell’universo infinito. Con un silenzio funerario si avvicinava sempre più alla sua preda che, in quel momento aspettava qualcuno per abboccare che abboccasse all’amo. Come il vento che soffia l’uomo si mise davanti a lei e, con un movimento fulmineo, gli le tappò la bocca per non farli uscire urla inquetanti che avrebbero potuto attirare qualcuno.
    Con un solo gesto, ben assestato, la ragazza si vide un coltello affilato come una spada perforarle la gola, sgozzandola. La gola si divise a metà di netto, facendo uscire litri di sangue e ricoprendo tutto il viale da di un tanfo tremendo. La povera preda cadde a terra con gli occhi ancora aperti dopo aver visto la sua morte in faccia.
    Senza rancore o senso di colpa, Jack se ne andò, immezzo in mezzo alla nebbia con un altra vittima sulle spalle.

    Molto bene il contenuto. E’ davvero un horror. Attento però a qualche errore di ortografia e al solito gli/le. Per una donna occorre usare il “le”. :-)

  • ♥--->αfяιnα αfяєttα<---♥ scrive:

    Il perfido conte si avvicinò piano piano. Non aveva mangiato niente, era assetato di sangue.
    La giovane donna se ne stava tranquilla sul ponte a guardare il mare, senza conoscere il destino avverso che la attendeva.
    Il conte non ce la faceva più. Stava aspettando il momento giusto, ma non arrivava mai! Il suoi istinto sanguigno stava esplodendo e Dracula sentiva un dolore atroce. Aveva bisogno di sangue, adesso. Ma doveva aspettare.
    Improvvisamente, non potendo più resistere, si avvinghiò al collo della donna con i suoi canini affilati come coltelli.
    Dalle labbra della giovane uscì un suono stridulo, poi un grido agghiacciante.
    E poi silenzio.
    La donna non era riuscita ad evitare la sua trappola mortale.
    I canini del conte erano coperti completamente di sangue e l’oscurità aveva avvolto completamente il cadavere in modo inquietante.
    Il conte se ne andò soddisfatto, pronto ad addentare un’altra vittima e di quel fatto mostruoso rimase solo la notte, cupa e oscura come sempre.

    Molto bene! Brava :-)

  • Brik scrive:

    Sebbene fossi un uomo, non un mostro ero assetato di morte, di vedere di toccare la morte.
    Uscii di casa per cercare qualche vittima quando la porta si chiuse con un cigolio macabro.
    Avevo già messo gli occhi su una vittima , una donna.
    La stavo seguendo già da molto tempo e vedendola scappare capii che si era accorta della mia presenza.
    Si voltò per osservarmi quasi volesse vedere la faccia del suo assassino, in quel momento vidi la vita che le scorreva negli occhi.
    Dopo avermi guardato si rifugiò in un vicolo cieco, il luogo era angusto e sinistro.
    Entrai nel buio del vicolo, l’unico raggio di luce che entrava in quel vicolo illuminava i miei occhi agghiaccianti e i suoi, impauriti.
    Mi avvicinai a lei e le misi le mani alla gola per poi prenderla a pugni e cazzotti fino alla morte.
    La donna era morta ma io continuavo a prenderla a cazzotti e continuai per ore e ore. I suoi tessuti non ressero più e miei pugni incominciarono a rompere i tessuti liquefatti.
    Finalmente sentii che il respiro della mia vittima si colmò di morte e la mia voglia di morte si placò finalmente.

    Ok bene! :-) Non c’è che dire.

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