Un racconto di avventura

Scegli una delle tre tracce e scrivi un testo di almeno 30 righe.

• Immagina di essere un esploratore del 1400. Stai partendo allaVELIERI0001 volta delle Indie e stai radunando intorno a te un equipaggio che ti accompagnerà nel tuo rischioso viaggio.Descrivi il tuo stato d’animo e i mezzi di cui ti servirai per portare a termine la tua avventura.
• Inventa un racconto d’avventura ambientato su un’isola deserta in cui, per una serie sfortunata di cause, il tuo protagonista ha fatto naufragio. Fai una descrizione
particolareggiata del luogo e del personaggio e immagina quali potrebbero essere per lui i pericoli in quest’isola selvaggia.
• Federico/a è il protagonista del tuo racconto d’avventura. Si trova a una festa in maschera, a uncerto punto si allontana dagli invitati, esce in giardino per cercare un amico e…

Istruzioni per l’uso
1)Ricordati quali sono le caratteristiche viste finoraavventura o controlla sul quaderno/libro di antologia.
• Scegli di ambientare la storia in un luogo reale ma misterioso
● all’inizio del racconto presenta il tuo protagonista in una situazione tranquilla
● inserisci un imprevisto che movimenti la narrazione
● racconta qualche episodio, situazione in cui il protagonista si trova e come risolve/supera gli ostacoli
• termina il racconto con una soluzione positiva per l’eroe.

2) Scegli di scrivere qualcosa che conosci almeno un po’ in modo da poter mettere molti dettagli. Se ti mancano le idee apri i libri di storia, di geografia e cerca le informazioni di cui hai bisogno su luoghi e personaggi.
3) Cura il lessico e usa nomi e aggettivi, avverbi precisi che aiutino a dare colore alla tua storia.
4) Rileggi e correggi accenti, apostrofi, h, verbi sbagliati, ecc.

4 pensieri su “Un racconto di avventura”

  1. ll testo di Davide

    Federico è si trova nella villa di suo cugino Matteo che si trova è situata su un’isola tropicale nel triangolo delle Bermuda.
    L’isola è ricoperta da una fitta vegetazione di palme altissime ed è circondata da un mare cristallino; la villa è situata al centro dell’isola e per raggiungerla bisogna passare dalla foresta.
    Federico si trova lì per una festa in maschera di Halloween organizzata da suo cugino.
    La villa è addobbata con ragnatele, mostri finti e zucche.
    Federico è travestito da pirata.
    Durante la festa si reca in giardino per cercare un amico con cui parlare dato che gli altri invitati non vogliono stare con lui perché è più piccolo.
    In giardino c’è un gran silenzio ed è buio, Federico ha un po’ paura, ma non vuole tornare alla festa perché si annoia.
    Ad un certo punto sente muoversi qualcosa tra i cespugli e vede delle luci che si muovono e che, a volte, scompaiono.
    Federico è curioso e va a controllare i rumori sospetti e quelle strane luci.
    Si dirige camminando piano, senza fare il minimo rumore verso il cespuglio e vede un piccolo e tenero cagnolino che insegue delle lucciole.
    Il cane quando nota Federico inizia ad abbaiare e gli salta addosso per giocare con lui.
    Federico è contento perché ha trovato un amico.

    Testo scritto in modo piuttosto semplice e corretto; nella parte iniziale ci sono anche elementi che rendono “avventurosa” la situazione come, ad esempio, la descrizione del giardino buio. La fine però arriva troppo in fretta e manca tutto lo svolgimento delle peripezie che il protagonista compie in un racconto di avventura. Suggerimento: se al cugino dai un nome, puoi evitare di ripetere troppe volte “cugino” e ogni tanto nominarlo direttamente.

  2. TITOLO :IL NAUFRAGIO

    Danny, un ragazzo di 21 anni, appena laureato in scienze motorie con il massimo dei voti, intelligente, intraprendente e di buona famiglia, decide con un amico,finanziato dai genitori, di compiere un viaggio in barca a vela nell’oceano Pacifico.
    Il viaggio verso l’arcipelago delle isole Pitcairn procede bene per diverse settimane fino a quando non si forma una tempesta marina che distrugge l’albero maestro che colpisce l’amico John, trascinando in mare inghiottito dalle onde e portando la barca alla deriva.
    Danny,sballottatto nella barca perde i sensi.
    La mattina seguente si sveglia intonato intontito e ferito su una delle tre spiagge dell’isola, vede parti della barca distrutta dalla barriera corallina e dagli scogli. Resosi conto della tragedia che gli è accaduta,cerca di recuperare più oggetti possibile che si sono salvati nel naufragio.
    Fortunatamente,tra gli oggetti recuperati ci sono attrezzi,viveri,acqua, un GPS e alcuni congegni elettronici per SOS.
    La prima cosa che fa è quella di attivare il congegno SOS che funziona con pannello solare mentre con il GPS riesce a capire di trovarsi che si trova sull’isola di Henderson,. Ricordandosi dell’amico caduto in mare,la prima preoccupazione fu quella di andare alla sua ricerca, sperando nella buona sorte e che fosse anche lui naufragato vivo sull’isola.
    Dopo ore di cammino sulla costa rocciosa Danny intravede una sagoma sulla spiaggia, avvicinandosi felice scopre che John è dolorante ma vivo e lo aiuta a tornare nel punto del naufragio, arrangiandosi per potersi organizzare con le medicine e i viveri salvati dal mare.
    I due sopravvivono così per una settimana fino a quando un aereo di passaggio capanno capta il segnale sos, e mandano un elicottero in soccorso che li porta in salvo nella vicina isola Pitcairn.

    Molto bene il contenuto: è un vero racconto di avventura. Buona anche la sintassi e l’ortografia. Ho giusto inserito alcune espressioni. Bravo! 🙂

  3. UN VIAGGIO DISASTROSO

    Un’avventura ancora oggi io la considero un’amica, una vecchia amica che mi accompagnò per molti giorni e molte settimane.
    Io sono Toto Wolf e vi racconterò un’avventura che mi cambiò la vita.
    Me ne stavo tranquillo a casa mia a sorseggiare una cioccolata calda davanti al camino, godendomi lo spettacolo di tanti piccoli fiocchi candidi che si radunavano con grazia sul mio davanzale, quando squillò il telefono.
    Erano i miei compagni di paracadutismo che mi avevano chiesto se mi sarei unito a loro giovedì per lanciarci nelle Indie, dove ci aspettava uno zio di Bob Calsoe, il migliore del nostro gruppo.
    Accettai con piacere. Tuttavia il giovedì arrivò presto.
    Quella mattina mi diressi come al solito alla capanna dove c’erano le imbragature, e che usavamo come raduno.
    Era una mattina fresca, con un lieve strato di neve e il vento leggero che mi accarezzava il viso, che mi passava fra i capelli e che mi li scompigliava appena, il fruscio dei miei stivali di pelle che strisciavano sulla neve ruvida e ghiacciata neve.
    Ad un certo punto qualcosa infranse questa sensazione di gelo, e un’ondata di calore mi passò per tutto il corpo. Appesi il mio giubbotto all’appendi abiti e sedetti sulla poltrona più vicina al fuoco scoppiettante della capanna.
    In quest’ultima vi erano già Bob,-alle prese con una animatissima chiamata con il capitano dell’aereo-, e Percy Cox.
    Il quarto componente del gruppo, Christopher Toarck, arrivò poco dopo, accompagnato dall’annuncio di Bob, che non prometteva grandi cose a giudicare dalla faccia.
    “C’è stato un piccolissimo contrattempo…”, disse cercando di mantenere il tono della voce il più naturale possibile, anche se si sentiva un accento di disperazione.
    “Il pilota non è di buon umore, dice può essere rischioso, ed è meglio se compiamo il viaggio due alla volta, questo vuol dire che ci dovremmo mantenere in contatto per tutto il tempo.
    Sarebbe meglio se io andassi per primo con uno di voi, per avvisare mio zio dell’accaduto. Allora, chi viene con me?”
    In quel momento nessuno mosse un muscolo.
    “Bene, Toto, verrai tu”.
    E senza aggiungere altro ci imbragammo tutti, nel più totale silenzio.
    Mentre uscivamo dalla capanna, diretti verso la pista dell’aereo avrei scommesso che tutti e quattro stavamo pensando ‘all’ennesima alla medesima cosa: molto probabilmente sarebbe più pericolo del solito, avremmo rischiato la vita, ma parve che a nessuno gli fosse interessato interessasse più di tanto. Dopo tutto facevamo paracadutismo da diversi anni, eravamo degli esperti in certe cose.
    Quanto arrivammo, la prima cosa a cui andammo in contro incontro fu il pilota, che si dirigeva a pieni larghi passi verso di noi, con un’aria di rimprovero.
    “Avete davvero intenzione di andare? Per bacco dico io! Dovete esseri duri di testa per intraprendere una cosa simile…” e se andò borbottando.
    Un quarto d’ora dopo io e Bob eravamo già pronti per intraprendere il viaggio: ci eravamo accordati sul materiale, avevamo i mezzi di comunicazione… Era tutto pronto.
    Non ricordo esattamente come fu il viaggio, rammento solo che durante il volo davanti davanti a noi ci aspettò una terribile tempesta, riuscimmo a evirarla evitarla per un pelo, abbassandoci di quota. Ben presto però la situazione non cambiò: dun ad un tratto il pilota annunciò che uno dei motori era congelato e che stava facendo il possibile per mantenere la stabilità. Invano. Iniziammo a precipitare, accompagnati e in parte incoraggiati a scendere da un vento brusco che ci dirigeva spingeva verso il mare aperto. Ricordo che io e Bob eravamo paralizzati. Come una scossa di adrenalina improvvisa ci scagliammo sui mezzi di comunicazione. Li cercammo da ogni parte. Niente. Nel caos totale un’insolita sensazione di fresco eccessivo ci trasalì su per il collo: dallo scatto improvviso di poco prima vedemmo che una mazza da Base Ball aveva colpito così violentemente le pareti che si erano ammaccate; a peggiorare le cose le casse di legno, tutto andava a sbattere contro. Infine, un buco si era fatto un buco e tutto era uscito.
    Ricordai anche che dopo affondammo, io riuscì riuscii a salvarmi e con me anche anche il pilota, di Bob invece non c’era traccia. Nuotammo allora aggrappati a un pezzo di titanio dell’aereo fin quando potevamo potemmo. Diciamo con che non fu una delle giornate più fortunate che mi siano mai capitate. Ci fu il mare po’ mosso, ma niente di cui preoccuparsi, il peggio arrivò dopo, Iniziò a grandinare come non si era mai visto, io e Barnie -il pilota- provammo di tutto, ma niente, eravamo in mare da troppo tempo, eravamo stanchi, disidratati, e ci lasciammo andare alla disperazione.
    Intanto, Christopher e Cox erano su un’ un altro aereo più robusto per venire a cercarci, visto che era quasi una settimana che non avevano avuto più notizie, si erano preoccupati.
    Per fortuna arrivarono a tempo debito in tempo per trovare me, anche sementre purtroppo Barnie non ce l’ aveva fatta.
    Tornato a casa per due settimane non feci altro che pensare a Barnie e a Bob, ma questo non mi impedì di andare avanti a vivere avventure, perchè quella esperienza mi aveva così cambiato che non avevo più paura.

    Bene il contenuto, sicuramente avventuroso. Fai attenzione al lessico (a volte usi parole che non hanno il significato che credi), alla sintassi e all’ortografia. Soprattutto ricordati di rispettare i tempi di consegna!

  4. Xavier è un professore di filosofia a cui piace molto viaggiare .
    Era uno stretto amico di Colombo. Nel 1400 la vita era abbastanza diversa da ora è tutto era molto più complicata.
    Xavier aveva aiutato Colombo a convincere i re a finanziare il viaggio che voleva fare per scoprire le Indie che in realtà si riveleranno essere le Americhe.
    Finalmente la regina Isabella di Spagna gli credette.
    Xavier era esaltato ma non sapeva che per viaggiare si doveva lavorare molto e tutto il giorno .
    Un giorno tranquillo di attraversata di mare Xavier si svegliò e sentì il solito odore che c’era nella caravella Pinta, odore di umido e di legna bagnato.
    Si era svegliato per un gran tonfo che aveva sentito mentre dormiva.
    Colombo stava ancora dormendo ma in realtà non era successo niente.

    E….? Peccato che il racconto si fermi proprio quando potrebbe cominciare!

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