Concorso di natale!

Anche quest’anno ecco il concorso di natale per voi con ricchi premi e un super punto meraviglia che cancella un’insufficienza, ma solo per i vincitori! Forza scrivete e date il meglio di voi! 🙂

Di che cosa si tratta? Due categorie di concorso. Potete partecipare ad una o anche a tutte e due ma dovete indicare per quale categorie state concorrendo. Le categorie sono:  il racconto classico e quella per il racconto più breve che non dovrà superare le 5 righe.

Traccia su cui scrivere: “Era una notte…” Vale qualsiasi genere narrativo..

Scadenza: i vostri testi dovranno arrivare entro la mezzanotte del 31 dicembre!

i vincitori saranno proclamati al rientro…

11 pensieri su “Concorso di natale!”

  1. RACCONTO CLASSICO.
    Il 24 dicembre 2016 festeggiai la vigilia con i la mia famiglia e i mie famigliari.
    Prima di tutto ci salutammo poi ci sedemmo a tavola per chiacchierare un po’, intanto a tavola c’erano spuntino con da bere….
    Appena arrivò la cena tutti mangiammo.
    Dopo aver finito di mangiare aspettammo un ( po’)e arrivò il dolce i mie zii nonni cugini e mio papà bevevano pure il caffè.
    Dopo un po’ verso le 23:45 aprimmo la tombola, e io presi 2 cartelle che erano (18) e (23).
    Dopo circa 4/5partite io ho vinto e avevi vinto anche mia sorella grande e ci siamo divisi i soldi poi quando abbiamo rigiocato io ho vinto ma sta volta avevo vinto solo io.
    Il giorno di natale mi sveglia e andai a svegliare mia sorella grande poi quella piccola i mie genitori si svegliarono pochi minuti dopo e aprimmo i regali…..
    Poi sono venuti i miei zii, i miei cugini, i nonni e abbiamo mangiato gli spuntini. Sono rimasti fino a sera, tardi.

  2. TESTO CORTO

    Era una notta buia e sognavo degli unicorni che sparavano arcobaleni dal fondoschiena quando al improvviso mi svegliai
    e sentii un uomo urlare: Babbo Natale si era incastrato nel camino…….

  3. TESTO CORTO
    Era una notte come le altre ; io ero nel mio letto a sognare : fate, elfi, unicorni… Mi stavo divertendo , quado improvvisamente mi svegliai da urla e pianti dei bambini , Babbo Natale si era dimenticato di noi!? Nooooooo!! E’ stato il GRINCH , aveva rubato tutto!!!!

  4. TESTO 5 RIGHE
    Quella notte non potei fare nulla : ormai ero spacciato , con le spalle al muro e all’angolo quell’essere putrido che mi insegui per tutto il paese fino a riuscire nel suo intento : FARMI METTERMI QUELL’ORRIDO MAGLIONE NATALIZIO

  5. TESTO CLASSSICO
    Era una notte come tante nella piccola città di Gradmuoldh.
    L’aria era gelida, la brina ricopriva l’erba dei prati delle tante villette, le strade erano umide e deserte…
    In una lussuosissima casa, in una incantevole stanza, su un meraviglioso letto a baldacchino, giaceva un semplice ragazzo, che si lasciava trasportare dai suoi sogni: c’era odio; disprezzo ed egoismo; si vedeva tutta la gentilezza del mondo; l’altruismo, l’amore e la passione che scomparivano nelle furiose acque di un fiume; la sua corrente attirava tutto e le portava con se nell’ombra… Infine, arrivò il mattino.
    Leo si svegliò di colpo, un fastidioso e odioso tintinnare di piccole campane di un orologio a pendola annunciava le sette in punto.
    Alle sette e cinque minuti era già in cucina, alle sette e un quarto era in bagno a prepararsi e alle sette e venticinque era già in strada, diretto al fiume che scorreva ad ovest della piccola città.
    Mentre attraversava i campi ripensava al suo insolito sogno e al suo significato. Forse era vero, era vero che al giorno d’oggi tutti sono arroganti e impertinenti alle buone maniere, forse erano rimasti in pochi a mantenere lo stile di vita educato e altruista, ma a lui non importava neanche più di tanto di essere “disponibile”, come diceva lui; preferiva il lato oscuro della gentilezza, perchè si sentiva più potente e più portato a questo.
    Ormai c’era quasi, mancava poco al fiume e vedeva già in lontananza tutti gli altri. Mentre si avvicinava, urla e reclami lo accompagnarono. Appena arrivò tuttavia, si zittirono all’istante: Leo era il capo di quel gruppo. Dopo che si furono effettuati i più devoti saluti a quest’ultimo, Leo disse a pieni polmoni: “Oggi noi siamo giunti sino a qui per sfidare il nostro coraggio con quello dei nostri più insulsi rivali, e cosa hanno fatto? -disse ampliando le braccia intorno a se- non si sono nemmeno degnati di presentarsi.” Risatine e schiamazzi risuonavano per tutto il prato.
    Dopo dieci minuti di discorso giunsero da dietro un bosco vicino un’altro gruppetto di ragazzini, si avvicinarono e guardarono minacciosi gli altri.
    “Siamo qui” disse il ragazzino al centro del gruppo appena arrivato, sventolando la mano.
    “Vi vediamo, razza di idioti, non siamo mica stupidi” disse con aria solenne Leo, alzando gli occhi al cielo.
    “Ooh, scusami tanto Lèoo, non volevo offendere sua Signoria!” disse di rimando in una smorfia il capo gruppo.
    “Sempre molto gentile vedo, Tom”.
    “Già, ma non siamo venuti qui per rimbeccarci a vicenda, giusto?” chiese un ragazzo nel gruppo di Leo.
    “Hai ragione Jimmy, ma non sappiamo se i nostri avversari abbiamo abbastanza fegato…”
    Senza neppure rispondere la combriccola si diresse alla riva del fiume: la sfida consisteva nel resistere dieci secondi dentro il fiume senza nessun appoggio, ed era molto pericoloso, perchè le acque di quel fiume sono le più agitate e forti che esistano.
    Avevano scoperto due modi per entrare senza rischiare di essere trascinati subito via: il primo era di immergersi lentamente a gambe aperte e caviglie rivolte verso l’interno; il secondo doveva essere effettuato con l’aiuto di due persone: uno si immergeva con le gambe e un’altro fuori dall’acqua lo teneva per le braccia e subito dopo (quello in acqua) doveva rannicchiarsi il più possibile. Si stavano sfidando per quello: volevano vedere quale era il metodo più efficace.
    Il prima a cominciare doveva essere Leo. Lui era convinto che il metodo N.1 era il più efficace, così si immerse a gambe aperte e caviglie incrociate all’interno.
    Uno dei ragazzini cominciò a contare: 1… 2… 3… 6… 7…, mentre contava Leo sentiva le gambe cederli, non sarebbe resistito un secondo di più… E infatti. Leonardo Gastou ora era caduto in acqua: le urla dei sui compagni risuonavano soffocate e lontane, preso dall’agitazione Leo invano cercava di uscire da lì, ma il peso dei suoi vestiti lo attivava verso il basso; l’acqua li entrò in bocca, sentiva la gelida acqua salata scenderli giù per la gola, le pupille gustative erano alle stelle, sentiva la sensazione orribile di quando hai in bocca qualcosa di molto, troppo salato; cercava di respirare ma l’acqua ora aveva invaso anche le narici che raddoppiavano la sensazione viscida e fastidiosa, freneticamente doveva respirare ma stava iniziando ad avere il mal di testa, si sentiva svenire, l’acqua nelle orecchie ora completò il quadro…
    Leo morì poco dopo.
    Dopo quello che accadde quella mattina nella città di Gradmuoldh girarono voci, e nessun altro osò mai comportarsi come faceva lui, per timore di fare la stessa fine.

    Carly 😛

  6. Testo Classico.

    Era una notte buia e tempestosa , la luna mi illuminava il sentiero.
    Dovevo andare a casa dello zio Tom in cima alla montagna per portargli delle pannocchie che avevo raccolto la mattina prima .
    La strada non era tanto lunga ma molto ripida ,il vento mi fischiava nelle orecchie ,gli alberi si muovevano bruscamente .
    Arrivai davanti alla casa dello zio Tom suonai il campanello ma non mi rispose nessuno ,
    risuonai ,niente ,forse stava dormendo ,non so , dopo l’ennesima volta decisi di ritornare a casa .
    Le mani si stavano congelando ,dalla mia bocca usciva del fumo .
    Arrivai a casa aprii la porta , salii le scale e vidi lo zio Tom seduto al tavolo che parlava con la nonna . OPS .

    Camy : )

  7. RACCONTO BREVE.
    Era una notte buia e il giovane dopo essere caduto nelle grinfie del nemico si sentiva a terra e deluso da se stesso perchè non era riuscito a batterlo. Usò le sue ultime forza, tutto quello che rimaneva della sue energie per liberarsi e sferrargli un attacco potente. Il nemico cadde a terra e lui si sentì meglio.

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