Valeria e il suo viaggio a Dachau

Questo è il testo scritto da Valeria; racconta della sua visita al campo di concentramento di Dachau, situato vicino a Monaco in Germania. Per saperne di più potete visitare il sito.

Dachau è un campo di concentramento che ho visitato nel 2014. il lavororendeliberiPer entrare bisognava attraversare un cancello con su scritto: “Arbeit machi frei”, che vuol dire “Il lavoro rende liberi”. Frase alla quale non sono riuscita a trovare un significato mio.
Entrando, mi è salita un’emozione mai provata, mi sentivo come in gabbia e pensavo alle persone che non avevano fatto nulla di male, ma che erano finiti lì lo stesso.
La prima cosa che ho notato era una specie di casetta in legno con all’interno i dormitori e i bagni. In totale le casette erano trenta ma adesso ne è rimasta solo una.
I letti dei dormitori erano a castello con tre piani, ma le persone non avevano i rispettivi letti quindi dormivano appiccicati senza neanche riuscire a stendere le gambe.
Nei bagni, i lavandini avevano la forma di fontane e se uno doveva lavarsi lo faceva davanti a tutti, senza privacy.
In memoria degli uomini, delle donne, degli anziani e dei bambini ebrei e non, vennero costruite delle chiese: una evangelica, una ebrea e una ortodossa.
Dall’altra parte del campo c’erano delle stanze con i forni crematori e sopra la porta per entrare nelle camere a gas c’era scritto: ”Docce”.
Andare dentro le camere a gas mi dava un po’ di paura e mi sembrava orribile stare lì perchè mi sentivo triste e avevo la sensazione che qualcuno in qualsiasi momento potesse fare uscire il gas dalle fessure.
L’ultima cosa che ho visto è stata la caserma dei soldati tedeschi insieme alla stanza dove si tagliavano i capelli.
Ciò che mi ha reso triste è stato vedere una cartina dell’Europa con su scritto per ogni stato il numero di tutti gli ebrei deportati in quel campo di sterminio.

Valeria

3 pensieri su “Valeria e il suo viaggio a Dachau”

  1. Per me questo testo e un testo che anche se leggermente sgrammaticato fa capite le emozioni che una persona può trovare facendo visita a un campo di concentramento.
    Tipo:io mentre lo leggevo questo testo non immaginavo solo come poteva essere un campo di concentramento ma anche a come poteva essere stare nel 1944 in un campo di concentramento.

  2. Questo testo per me fa riflettere molto,su molte cose,i diritti non esistevano e le atrocità che si commettevano erano infinite,le camere a gas chiamate “Docce”per non far intendere cosa si faceva là dentro,i forni crematori, i lavandini,dove ci si doveva mostrare in pubblico.
    E in fine gli esorbitanti numeri sulla cartina del Europa ti fanno capire quante persone hanno passato momenti terribili

    1. È vero avete ragione sia tu che Fabio: il racconto della visita sl campo fatta da Valeria ci aiuta a immaginare più da vicino quanto era terribile la condizione degli ebrei prigionieri.
      Grazie Fabio e Pappa che avete condiviso le vostre idee. 🙂

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