Scrivete qui i vostri racconti gialli!

Suggerimento su come fare per non rischiare di perdere il lavoro a metàgiallo

  • Prima aprite un file di word e salvatelo sul computer (funzione salva con nome) con un titolo che potrebbe essere “racconto giallo”.
  • Poi scrivete il vostro racconto, copiando dalla brutta. Mentre scrivete fare attenzione a come sono scritte le parole, se usate sempre le stesse, se le frasi “suonano” bene e sono corrette, ecc. Fate i cambiamenti necessari se trovate alcuni errori o ripetizioni!
  • Quando avete finito, salvate ancora il file.
  • Se ci sono errori di ortografia segnati in rosso, andate a rivederli e correggeteli. Prestate attenzione alla correzione e cercate di memorizzarla.
  • Selezionate tutto il testo con l’opzione “seleziona tutto” e con il tasto destro dite “copia”
  • Aprite il blog, o tornate su questo articolo, nello spazio commenti e con il tasto destro dite “incolla“.
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5 Commenti a “I nostri racconti giallo”

  • Federico S. scrive:

    IL RACCONTO GIALLO :
    DELITTO SCIENTIFICO

    Era un freddo pomeriggio di novembre e Revell stava leggendo un libro intitolato “La chimica e la fisica volume uno”, io gli chiesi di che cosa parlasse quel libro e lui mi rispose: “Mio caro Picard ,sei giovane e intelligente, ma con pochissima attenzione !”; io risi.
    Visto che erano le cinque Revell mi chiese di preparargli un tè, mentre lo stavamo bevendo suonò il campanello del nostro appartamento e un poliziotto disse: “Numero 49 di via Ricker ?”, Revell rispose: “Sì! Se sai leggere!”.
    C’ è appena stato un delitto al laboratorio scientifico ed è morto il professor Finn.
    Io e Revell mettemmo il cappotto e ci recammo al laboratorio di Finn. Trovammo la vittima con un taglio al fegato e al cuore.
    La situazione era allarmante: il professor Finn stava lavorando ad un acido di immensa potenza capace di sciogliere il metallo; guarda caso mancavano gli appunti del professore.
    Io e Revell ci mettemmo ad investigare: lui prese una lente di ingrandimento dalla tasca destra del suo cappotto si mise i guanti e iniziò ad osservare, mentre io presi delle provette nelle quali inserii un campione di qualsiasi cosa ci fosse in quel laboratorio; rovistai anche nelle tasche della vittima e vi trovai un biglietto con scritto “stasera ristorante”. Io me lo misi in tasca per darlo a Revell ma lui stava cercando i nomi dei due aiutanti del professore e trovò an che un coltello insanguinato con scritto “Richard Finn”.
    Tornammo a casa alle sette, ci togliemmo il cappotto e iniziammo a farci un’idea, Revell disse che non poteva essere suicidio perché altrimenti si sarebbe sparato; io dissi: ”Forse un suicidio per mano di qualcun altro ?” e Revell disse “Elementare, Picard” mentre si accendeva la pipa.
    Io presi la mia cornamusa e suonai mentre lui intonò un canto celtico, il gatto si contorceva a terra per il fastidio e allora decidemmo che era meglio smettere.
    Mi venne in mente un particolare della vittima: aveva un buco in testa e lo dissi a Revell. Visto che era notte e il laboratorio era chiuso io presi la torcia e Revell la pistola.
    Uscimmo e salimmo sul sidecar, arrivammo al laboratorio in venti minuti.
    Ci arrampicammo sulle scale anti-incendio, vedemmo una luce nel laboratorio ed entrammo: lì vi trovammo un ladro con il diario di Finn, Revelll sparò ma non lo colpì e il ladro riuscì a fuggire ma nella fuga perse dei fogli sulla composizione dell’acido.
    Poi verificammo la mia teoria e dovemmo cercare un modo per scoprire chi fosse l’assassino: poteva essere il ladro?.
    Avremmo dovuto interrogare i due indiziati ossia i due aiutanti: George Brayland e Richard Eastman.
    Il giorno dopo andammo dai sospettati: il primo George Brayland era un venticinquenne come me, era vestito molto bene , era alto un metro e settanta e aveva i capelli biondi e ricci, gli occhi verdi e aveva una voce tranquilla.
    Ci offrì un tè al limone, poi ci chiese come mai eravamo andati da lui e gli rispondemmo che era morto il suo professore e che gli avevano rubato il diario con gli appunti sulla realizzazione dell’acido.
    Lui ci disse che era molto dispiaciuto e sembrava innocente però poi io trovai una torcia uguale a quella del ladro e una pagina del diario in cui era scritta la formula nel suo armadio dato che ci aveva concesso di perquisire la sua casa.
    Brayland ci spiegò che le torce erano in dotazione al laboratorio e il commissario annuì e poi disse che anche le pagine del diario le aveva trovate la mattina dopo l’omicidio.
    Brayland fu’ scagionato perché lui non aveva nessun motivo per uccidere il professore e poi non fu’ trovata l’arma del delitto.
    A quel punto io e Revell eravamo senza pista; mentre io fumavo la pipa e lui leggeva disse: “devo comprare il volume due” allora ci venne in mente il secondo aiutante.
    Revell sbottò: “adesso è tutto chiaro, è stato Eastman perché ha scoperto che sul foglio della formula c’era solo il nome del professore e quindi invidioso lo ha fatto fuori”.
    Il giorno dopo Revell travestito da giornalista andò da Eastman e mentre lo intervistava io ho rovistai nella sua casa e trovai le armi del delitto, feci un cenno al commissario; Revell gli disse: “complimenti lei ha ucciso il professor Finn e qui ci sono le prove”.
    Revell si tolse il travestimento e lo arrestò, Eastman cerco di fuggire ma io gli saltai addosso e lo minacciai con la pistola e lui si arrese.

  • Vittory01 scrive:

    A investigare è l’ispettore Winsley.
    Una fredda mattina d’inverno Alfred, il mio maggiordomo mormorò :”Mi scusi signore, c’è stato un problema questa notte! È molto importante”, io cominciai ad avviarmi verso la cucina e poi chiesi :”Alfred mi hai preparato la colazione?”, lui esclamò :” Certo signore, è sul tavolo da pranzo”. Dopo aver bevuto una bollente tazza di caffè con un cucchiaino abbondante di zucchero e dopo aver letto un giornale domandai ad Alfred :”Di cosa si tratta?”, spaventato Alfred sussurrò :”Un omicidio mio signore!”. Io dissi :” Alfred vai a prendere la macchina, io mi cambio e arrivo!”.
    Alfred prese la macchina, io mi cambiai, poi aggiunsi:” Portami nella zona dell’omicidio……….
    Quando arrivammo mi accorsi subito del cadavere sulla fontana della piazza vecchia di Bergamo. Lì vicino c’era un’ambulanza con le sirene accese ma senza suono, solo la luce e con le porte aperte, c’erano anche i poliziotti e le loro macchine.
    La fontana aveva parte del rubinetto arruginita, era apparentemente molto vecchia ma non era molto rovinata, un pezzo di pietra modellato in modo particolare con delle specie di ganci situati intorno ad essa.
    Intorno delle statue dello stesso materiale: esse raffigurano serpenti, leoni e donne-leoni (testa di donna e corpo leone). Terreno scivoloso e con foglie bagnate. Statue unite fra loro da alcune catene di ferro.
    La fontana è al centro della piazza e tutto intorno ci sono bar, negozi e anche una chiesa.
    Osservai la vittima da vicino e notai immediatamente che sul collo aveva dei segni e che aveva gli occhi spalancati e anche la bocca, era una scena raccapricciante.
    Io andai subito a interrogare i proprietari dei negozi. Chiesi al proprietario di un bar :”Lei aveva già visto questa ragazza prima d’ora?” e lui ribattè tranquillo :”Si, ogni tanto veniva a prendere un caffè o qualche pasticcino ma niente di che, era sempre tranquilla, si sedeva a un tavolino e si beveva un caffè e dopo veniva dentro e prendeva i pasticcini o, a pensarci bene, veniva solo la domenica ma tutte le domeniche”, io non chiesi più niente, ringraziai e me ne andai.
    Passai a interrogare un giornalaio là di fianco e rispondendo alla stessa domanda rispose :” Veniva tutti i giorni a prendere il giornale e poi visto che era fidanzata con mio figlio, usciva con lui, a me la storia tra loro due non mi piaceva, sembrava instabile e poi lei mi stava antipatica”, e io dubbioso chiesi :” Scusi, ma ora dov’è suo figlio?”. Lui mi disse che probabilmente era in qualche lotteria a giocare con i suoi amici e che non sapeva ancora di questa storia poi aggiunse:” Se ne andato ieri sera tardi e non è ancora tornato ma io non sono preoccupato, lui torna sempre tardi , solitamente il pomeriggio, se vuole può tornare oggi pomeriggio”, io silenzioso annuii, ringraziai e me ne andai.
    Tornando a casa cominciai a ragionare sull’accaduto:”Potrebbe essere stato il giornalaio, ha detto che non gli piaceva quella storia ma se fosse stato lui non mi avrebbe detto tutte quelle cose!”.
    Il pomeriggio tornai dal giornalaio che sussurrò per non farsi sentire dal figlio:”Mio figlio è dentro!”. Entrai nella stanza senza dire niente e vidi subito il ragazzo che piangeva seduto sul divano, io mi avvicinai a lui dicendo:”Mi dispiace per la tua ragazza ma devo fargli delle domande!! Allora………….”. Io mi fermai per un’attimo poi ricominciai:”Lei litigava spesso con la ragazza in questione?”, lui molto dispiaciuto ma anche arrabbiato ribattè:”In questi ultimi tempi litigavamo una volta ogni due settimane, è tanto!!”, io chiesi con aria dubbiosa :”Ma erano litigi di che tipo?”, lui rispose che erano litigi stupidi molte volte per il mangiare o per risparmiare soldi e comprare troppo, io ringraziai e tornai dal padre e chiesi:”Ma in questi giorni lei ha sentito din litigio pesante tra la vittima e suo figlio?”. Lui ci pensò un po’ su poi esclamò:”Bhe, in effetti c’è ne stato uno, forse una settimana fa, non capivo per cosa ma si sentivano le grida di una donna ma non sono sicuro che era la fidanzata di mio figlio! Si sentiva anche fuori e quindi rassicuravo tutti dicendo che non stava succedendo niente e che era tutto a posto poi, dato che mi ero stufato, sono andato su, davanti alla sua camera e ho gridato:”Basta voi due!!!”. Per un po’ smisero poi però ricominciarono a gridare ma io non dissi niente. Ma perchè questa domanda?”. Mi chiese e io dissi che era un’indagine privata e che quindi non poteva sapere niente.
    Non sapevo cosa poteva essere successo ma un’ipotesi poteva essere: la ragazza gridava perchè voleva avere ragione in un litigio oppure lui le stava facendo del male! Non lo sapevo, avevo molte ipotesi nella mia mente ma non sapevo quale era quella giusta, dovevo unire i pezzi del puzzle ma mi mancava una sola cosa: l’osservazione della vittima. Guardando bene notai dei segni sui polsi e sulle caviglie, ma sul resto del corpo niente.
    Andai vicino alla fontana e dopo un po’ notai che la pietra sul terreno era bagnata dall’acqua della fontana, era acqua mista a sangue della ragazza che era stata portata via dalla scientifica che stava analizzando il corpo.
    Pensai che poteva essere semplicemente scivolata ed aver battuto la testa in modo violento andando con il collo sulla catena e senza forze è rimasta là non riuscendo ad alzarsi. Oppure poteva aver litigato con un suo collega ed esso è impazzito e l’ha ammazzata!! Avevo tutti i dettagli del caso e ora potevo unirli: cominciamo dal litigio! poteva anche averla legata e lei gridava per essere liberata e quando il padre è arrivato lui gli ha tappato la bocca con qualcosa ad esempio un pezzo di scotch e in quel modo l’ha zittita ma poi gli e lo ha tolto e lei ha ricominciato a gridare, scappa dalla furia del suo fidanzato e inciampa nelle catene poco visibili picchiando la testa contro la fontana.
    Io ci pensai a lungo ma c’era troppa confusione e pochi elementi per il sospettato in questione.
    Dopo circa quattro giorni d’indagini, mentre bevevo il mio solito caffè mattutino ricevetti una segnalazione anonima che indicava una donna dai capelli color nero corvino, tutta vestita di nero che insegue la vittima fino alla fontana. Dopo una colluttazione la donna la fa cadere sulla catena che poi utilizza per strozzarla. Dopo aver fatto molte indagini su questa donna si scopre che era la sorella del figlio del giornalaio che non sopportava che lui soffrisse così tanto perchè lui e la vittima avevano litigato molte volte e anche pesantemente!!!

  • Matteo Spiombi scrive:

    A me è piaciuto questo lavoro, soprattutto perché mi ha dato l’ opportunità di utilizzare la mia fantasia e ambientare il tema il una piazza che ho visto di persona .
    Spero di ripetere questa bellissima esperienza e le schede che lei ci a dato all’ inizio mi sono servite molto, grazie.

  • Francesca scrive:

    Un crimine al bar Tasso

    Era una mattina d’autunno e un giovane pasticcere che lavorava al bar del Tasso, arrivò nella piazza vecchia di Bergamo alle 7,00 del mattino.
    Mentre stava per entrare nel negozio notò delle macchie di sangue davanti al cespuglio che si trovava vicino all’ingresso del bar.
    Il giovane insospettito decise di chiamare la polizia.
    Dopo dieci minuti arrivarono degli agenti della polizia con due persone, una di queste era alta, molto magra, con volto spigoloso, sguardo attento e delle mani macchiate d’inchiostro, indossava un soprabito con mantellina e cappello provvisto di paraorecchie, fumava la pipa e aveva nella tasca una lente d’ingrandimento.
    Era Sherlock Holmes e la seconda persona era il suo aiutante Waston.
    Mentre la polizia esaminava i negozi vicini, Sherlock iniziò a osservare la pasticceria fino a quando vide una porta, l’aprì e trovò un magazzino dove c’era un cadavere sdraiato per terra.
    Sherlock incolpò subito il ragazzo e indicando la vittima disse: “E … questo come lo spiega ?”
    Il pasticcere ribatté: “Le giuro che non so nulla di tutto ciò!”
    Poco dopo arrivò l’altro commesso che esclamò: “ io ieri sera non ero di servizio !”
    Sherlock iniziò a indagare, andò in piazza, si avvicinò alla fontana e vide delle macchie di sangue che conducevano a un cespuglio.
    Il detective rientrò in negozio e notò che nella tasca del morto c’era un portafoglio, lo prese e dentro trovò dei soldi, i documenti e una foto di una ragazza con il numero di telefono.
    Chiamò quel numero e rispose la fidanzata della vittima, le fecero un po’ di domande e vennero a sapere che l’ex fidanzato odiava quello attuale.
    All’improvviso entrò nel negozio una persona che con molto coraggio disse: “ Scusate, io ieri sera ho visto cosa è successo perché ho finito tardi e quando stavo per uscire ho assistito al crimine.
    Erano più o meno le 12,30 e un signore era vicino alla fontana e sembrava che stesse vomitando, un’altra persona si avvicinò ad aiutarlo ma il primo uomo lo assalì, tirò fuori il pugnale e lo colpì più volte.
    Poi vidi che quell’uomo andò verso il cespuglio ma io scappai velocemente perché avevo paura che mi facesse male.
    Sherlock disse: “ci puoi dare qualche altra informazione?”
    L’uomo rispose: “ho visto che era una persona con i capelli corti, era un uomo e aveva una felpa bianca e grigia e delle scarpe che si vedevano bene perché erano fosforescenti”.
    A questo punto intervenne la fidanzata della vittima, che nel frattempo aveva raggiunto la pizzeria, ed esclamò: “mi sa tanto che è stato il mio ex fidanzato, quelle scarpe gliele avevo regalate io …”

  • Alice<3Michael scrive:

    Scrivo un racconto giallo

    DELITTO IN CLASSE
    Eravamo fuori dalla classe , a far l’intervallo , quando successe , Davide e Giacomo non erano ancora usciti . Rientrati in classe sembrava che non fosse successo niente , io mi avvicinai a Davide per dirgli di fare la merenda , ma quando arrivai al suo banco vidi che colava del sangue addosso a lui a quel punto io chiamai la prof. che era molto agitata e in ansia e di conseguenza ella chiamò la polizia . Nel frattempo ,la classe era terrorizzata , tranne due alunni Luca e Giacomo ,allora mi misi a interrogare Giacomo e notai una macchia di sangue sulla sua maglia poi interrogai Luca , il vicino di banco di Davide, e mi disse che quando uscì non gli rispondeva più e che credeva che fosse arrabbiato con lui. Arrivò la polizia e il commissario si rivolse a me, io gli dissi tutte le informazioni raccolte, ma mentre la polizia parlava con la Prof., io non vidi per un po’ Clara, una mia compagna non tanto simpatica, a quel punto, delle mie amiche mi dissero che ebbero la soluzione, cioè che era stata Clara perché quando se ne andò in bagno esultò, in sordina, per aver ucciso Davide, ma quando entrai in bagno per capire se era la verità, vidi Clara che stava piangendo e le chiesi il perché, lei mi rispose che piangeva perché le piaceva Davide e per non farsi vedere dagli altri andò in bagno. Lei con aria disperata mi pregò di non dire nulla agli altri, ma siccome Giorgia e Linda, le mie aiutanti, supponevano che fosse stata lei ad uccidere Davide, glielo dovevo per forza dire. Quando stavo tornando in classe con Clara, vidi Luca molto insidioso mentre stava andando in bagno. Arrivai in classe, la Prof. riuscì in qualche modo a tranquillizzare gli alunni, però si sentiva sempre qualcuno che sussurrava al compagno di banco, ed il commissario parlò con me come se fosse un duro e disse: ‘’ Allora signorina…..come ha detto che si chiama ? ‘’ e io gli risposi: ‘’ Alice’’. ‘’Ah si, allora signorina Alice, come vanno le indagini?’’ e io gli riferii di quanto ero a conoscenza, cioè:’’ Allora ho capito un po’ su chi può essere stato ad uccidere Davide ma non ne sono del tutto sicura, quindi se non le dispiace vorrei continuare, grazie’’ e lui con una voce fioca e un po’ intimidito da me mi rispose: ‘’Ah, si certo, prosegua, prosegua..’’.
    M’incamminai verso Clara, ma non la vidi più e allora andai a cercarla in bagno, non c’era; a quel punto vidi Luca con il suo solito cubo di Rubik tra le mani, gli dissi con un po’ di entusiasmo: ‘’ Ciao Luca, come sta andando la giornata?’’ e mi rispose: ‘’ Bene, in un certo senso’’ e io: ‘’ Uuuuuuu, Come mai ?’’ e Luca, come se mentisse, mi rispose: ‘’ E sai perchè …’’ io continuai: ‘’ Perché è morto Davide’’ e lui tutto frettoloso: ‘’ Si, Si ‘’, mentre parlai con Luca vidi Clara e la Prof. arrivare dalla segretaria, ho ipotizzato che andasse a casa, poi mi voltai per finire la discussione tra me e Luca, ma non lo vidi più, in seguito vidi sul pavimento del bagno dei maschi un’agenda, allora mi permisi di entrare nel bagno che tra l’altro aveva un odore ripugnante. Raccolsi l’agenda da terra e lessi che era di Luca, sul giorno di oggi c’era scritto – Uccidere Davide – perché gli aveva fatto squillare il cellulare in classe ; uscendo dal bagno, intravidi fuoriuscire dalla tasca di Luca un coltellino svizzero. Quando stavamo rientrando in classe continuai a dirgli: ‘’ Colpevole, colpevole, colpevole’’, lui come un ingenuo mi rispose: ‘’ Perché? Non sono io quello che ha ucciso Davide’’. Arrivando in classe, mi voltai verso il commissario dicendo: ‘’ E’ lui il colpevole!’’ indicando Luca e la classe rimase a bocca aperta, Luca continuava a dire: ‘’ No, non è vero!’’ A quel punto si capiva perfettamente che era stato lui, al commissario dissi : ‘’ Probabilmente l’avrà ucciso durante la lezione molto silenziosamente con il coltellino svizzero’’. Consegnai il coltellino e l’agenda come prove al commissario, dopo egli, molto compiaciuto disse: ‘’ Ottima deduzione! Complimenti Alice ha trovato il colpevole!’’. Linda, Giorgia e tutta la classe si congratulò con me per aver trovato l’assassino.

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