Abbiamo letto in classe il brano “Inglesi ma non troppo” della scrittrice pakistana Bapsi Sidhwa e abbiamo visto come a volte pensiamo di conoscere una realtà o qualcuno, ma in  effetti ci muoviamo solo sulla base di poche conoscenze e di immagini stereotipate. 

Fate voi un esempio di un luogo/ cultura/ gruppo di persone che pensate di conoscere, ma di cui, pensandoci bene, avete pochissime informazioni e magari molti stereotipi o pregiudizi.

Non è difficile…ognuno di noi si trova in una situazione simile!

E a proposito di false immagini, guardate qui se volete mettervi alla prova con un po’ di illusioni a cui ci portano i nostri occhi.

Guardare non significa Vedere davvero!

5 Commenti a ““Inglesi ma non troppo””

  • fabi <3 (: scrive:

    Quando ero più piccola PENSAVO che gli zingari rapissero le persone e le uccidessero . Pensavo che li rasavano a zero e li chiudessero in una roulotte sporca e gli facevano lavorare tutto il giorno senza dargli da mangiare.
    Invece grazie ad un’esperienza che mi è capitata ho capito che non sono per niente così.Quando andavo alle elementari in 4 elementare arrivò una nuova compagna Janina all’inizio gli stavo lontana perchè avevo paura ed ero strana con lei non mi trovavo a mio agio non capisco ancora il perchè.Ma un giorno mi misero vicino a lei di banco e incominciai a conoscerla,capii che era una ragazza con tantissima voglia di studiare e di imparare bene la nostra lingua.Era una ragazza simpatica e ogni mattina il suo papà la portava con sé in bicicletta a scuola e poi andava a lavorare.
    Penso che a quell’età ero davvero stupida non capivo veramente niente , non che adesso non lo sia ma grazie a lei Prof e ai nostri lavori sto imparando a crescere.
    HO CAMBIATO COMPLETAMENTE IDEA SU DI ESSI

    L’importante è camminare e appunto crescere, imparare a guardare e ad allargare lo sguardo! Bel commento personale. Brava! :-)

  • Emmina scrive:

    Quando frequentavo le elementari sentivo spesso dire che il popolo degli zingari era un popolo di cui non fidarsi, erano sporchi,ladri,trattavano male le loro donne e i loro bambini.
    quando ero al parchetto a giocare sentivo i nonni che richiamavano i loro nipoti perchè in giro c’erano gli zingari e quindi dovevano stare attenti.
    Tra i miei compagni, nella mia classe c’ era Eduard,lui viveva nell’ accampamento vicino al Cimitero Maggiore;non riuscivo a vedere in lui tutte le cose brutte che sentivo dire,Eduard era un ragazzo gentile e generoso,ogni tanto litigava con i compagni, ma questo lo facevano anche gli altri quindi non lo trovavo “diverso”.

    :-) Molto personale questo commento. Bene

  • |--------->_*Afragola*_<----------| scrive:

    Ecco una situazione che PENSAVO di conoscere ma poi mi sono accorta che non sapevo proprio niente su di loro per poterli già giudicare.

    Quando ero piccola pensavo che i neri rapivano o uccidevano i bambini. Questa cosa la pensavo perchè vivo in una società che è fatta di stereotipi. Me lo dicevano tutti, “i marocchini ti rapiscono, stai attenta….” e io ci credevo e avevo sempre una paura enorme. Una volta ero andata al parco. Davanti a me c’era un giovanotto scuro di pelle. Si comportava in modo strano: continuava a guardarsi intorno e di tanto in tanto tirava fuori dalle mutande un oggeto nero e un po’ inquietante. Io ero impaurita e stavo sudando freddo. Si, avete capito anche voi, quella sembrava proprio una pistola!!!!!!! Alla fine sono scappata via da mia mamma che era poco più avanti, ma non le ho mai detto niente. Non ho mai saputo se quella era fosse una pistola, ma poi mi sono accorta che avevo giudicato i neri troppo in fretta. Insomma, qualche assassino ci può essere ma non è affatto vero che tutti i neri rapiscono i bambini, ecc….

    :-)

  • Saretta98 scrive:

    Fino a pochi giorni fa posso dire che non creder agli stereotipi è semplice o ameno non tanto difficile ma mi sbaglio è assolutamente complicato!!!
    Venerdi tornando dalla gita all’Assolombardo in metropolitana è sbucato un uomo down dietro di me,che non aveva assolutamente cattive antenzione voleva soo conoscermi io presa in contropiede,non me lo aspettavo,mi sono spostata ma lui mi seguiva.
    Allora mi sono girata e mi sono presentata e dopo mi continuava a dire frasi che io volevo sapere ma non riuscivo a capire.
    Volevo dirgli un acco di cose ad esmpio dove stava andando,creare un discorso ma qualcosa mi bloccava.
    Poi capita la domanda ho risposto e l’ho chiesto a lui,ma ha cambiato discorso parlando con la pro.Lugarini.
    La figuraccia non l’ha fatta lui,assolutamente no,ma l’ho fatta io.

    Brava Sara, hai fatto bene a raccontare questo episodio. Abbiamo tutti sperimentato quanto è difficile a volte relazionarsi con chi appare diverso; in un certo senso siamo sempre un po’ a disagio. Direi che però la cosa più importante è cominciare a prenderne consapevolezza per allenarci a reagire.

  • Giuly scrive:

    Cosa penso dei rom?.
    Io penso che la maggior parte dei rom, abbia nel sangue la cattiveria, sia furbo, buon annulla, sia sporco e povero. Molti bambini e ragazzi vengono istruiti male dai propri genitori e prendono esempio dalle loro brutte conoscenze.
    Ma penso anche cose positive: in pochi(bambini/e), vogliono studiare per poi avere un lavoro e un futuro migliore, sono gentili e socievoli. Molti probabilmente emigrano dal loro paese in guerra e povertà.
    Penso queste cose, perché?.
    Quando ero all’elelementari, avevo in classe un rom che menava tutti, pure le maestre, rubava e non veniva mai a scuola, anche se i genitori lo portavano e dopo scappava con l’autobus.
    Anche mio fratello ne aveva uno in classe, ma lui era totalmente diverso: era tranquillo, socievole con tutti, studioso e gentile.

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