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Giovanni Falcone nacque a Palermo il 18 Maggio 1939.

Si laureò nel 1961 e successivamente iniziò a lavorare in magistratura, dove nacque in lui la passione per il diritto penale.

Nel 1978 si trasferì a Palermo, andando a lavorare all’Ufficio istruzione, dove diventò amico di Paolo Borsellino, un suo collega.

In quello stesso periodo iniziò a indagare sulle associazioni mafiose, soprattutto sui traffici di denaro mafiosi, che lo aiutarono ad individuare il quadro di una gigantesca organizzazione criminale.

I pochi, che lo aiutarono diventarono vittime della mafia, un esempio, è Chinnici l’uomo per

cui Falcone lavorava e che venne successivamente succeduto da Caponnetto.

Caponnetto si insidia, concependo la creazione di un “pool” di pochi magistrati, che avevano il compito di occuparsi del terrorismo e dei processi di mafia, così da avere il vantaggio della condivisione di informazioni e una visione più ampia del fenomeno mafioso.

La prima svolta contro la lotta mafiosa avvenne con l’arresto di Tommaso Buscetta, il q

Le inchieste avviate da Chinnici e portate avanti dalle indagini di Falcone e di tutto il pool portarono così a costituire il primo grande processo contro la mafia.uale decise di collaborare con la Giustizia.

Essa però reagì uccidendo due stretti collaboratori di Falcone e Borsellino, si incominciò così a temere per l’incolumità dei due magistrati, i quali iniziarono a prendere alcune precauzioni.

Il 16 Novembre 1987 fu un giorno molto importante per il Paese, perché per la prima volta la mafia venne inchiodata attraverso un Maxiprocesso, che sentenziò 360 condanne  e miliardi di lire di multe.

Caponnetto dopo aver lasciato l’incarico venne succeduto da Meli nel 1988, che finisce con lo smantellare il metodo di lavoro intrapreso, cosa che procurò grandi ostacoli all’attività di Falcone.

Ma la mafia non si era ancora arresa, fu così che il 21 Giugno 1989, Falcone divenne obiettivo di un attentato mafioso chiamato anche: attentato dell’Addaura. Su cui però non si è ancora a conoscenza, delle cause del suo fallimento.

Successivamente avvennero molti omicidi tra cui quelli dei colleghi di Falcone e dei suoi informatori.

Nel Gennaio del 1990, Falcone coordina un’altra importante inchiesta, che porta all’arresto di traffic

anti di droga colombiani e siciliani.

Negli ultimi due anni dalla morte di Falcone  ci furono diverse polemiche, le quali sancirono la rottura del fronte antimafia, cosa che avvantaggiò molto la mafia, isolando sempre di più Falcone.

In  questo periodo, Falcone fu molto attivo, cercando in ogni modo di rendere più incisiva l’azione della magistratura contro il crimine e preparando nuove leggi che il parlamento avrebbe successivamente approvato.

Giovanni Falcone venne assassinato il 23 Maggio 1992, mentre stava      tornando da Roma a causa di un detonatore.

La notizia della morte di Falcone venne rapidamente diffusa in un’Italia  sgomenta e piena di tensione.

Per lasciare un messaggio positivo per dire che nulla è vano e non si può  distruggere,  utilizzerei una frase di falcone: “ Gli uomini passano, le idee  restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle  gambe di altri uomini”.

Voi, lo sapevate?

Cosa pensate di Falcone? Credete che sia giusto quello che ha fatto?

Da Giorgia

Il 23 maggio 1992 a Capaci in Sicilia veniva ucciso dalla mafia Giovanni Falcone. Con lui morirono anche la moglie e gli uomini della scorta che sempre lo accompagnavano. L’attentato lascia i cittadini di Palermo e di tutto il paese sgomenti. Solo 56 giorni dopo muore ancora in un attentato della mafia Paolo Borsellino collega di Falcone nella lotta contro la mafia.

Guardate questo video per farvi un’idea di chi era Giovanni Falcone e quale lo spirito che lo muoveva giorno dopo giorno nella sua lotta contro la mafia.

Come lo giudicano? Voi come lo giudichereste? Un eroe…

Guardate questo video che spiega cosa ne pensa lui…

http://www.youtube.com/watch?v=OXOBWX8SMGM

Cosa diceva Borsellino quando veniva incitato a smettere quel lavoro:

“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”

Sulla sua morte invece preferiva non pensarci ma quando gli ponevano la domanda rispondeva dicendo:
“Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.”
Borsellino ha bisogno di una mano, la nostra:
Paolo Borsellino è stato un magistrato italiano, vittima della mafia. È considerato un eroe italiano, come Giovanni Falcone, di cui fu amico e collega.
Nel 1963 Borsellino partecipò al concorso per entrare in magistratura.
Nel 1969 fu pretore a Monreale, dove lavorò insieme ad Emanuele Basile, capitano dei Carabinieri. Proprio qui ebbe modo di conoscere per la prima volta la nascente mafia dei corleonesi.
Successivamente si costituì il “pool” antimafia nel quale sotto la guida di Chinnici lavorarono alcuni magistrati  e funzionari della Polizia di Stato.
Il pool nacque per risolvere il problema dei giudici istruttori che lavoravano individualmente ognuno “per i fatti suoi”, senza che uno scambio di informazioni fra quelli che si occupavano di materie contigue potesse consentire, nell’interazione, una maggiore efficacia con un’azione penale coordinata capace di fronteggiare il fenomeno mafioso nella sua globalità.
Il 29 luglio 1983 fu ucciso Rocco Chinnici, con l’esplosione di un’autobomba, e pochi giorni dopo giunse a Palermo da Firenze Antonino Caponnetto. Il pool chiese una mobilitazione generale contro la mafia.
Borsellino chiese ed ottenne (il 19 dicembre 1986) di essere nominato Procuratore della Repubblica di Marsala.
Successivamente  parlò allora in pubblico a più riprese, raccontando quel che stava accadendo alla procura di Palermo.
In sintesi disse:”si doveva nominare Falcone per garantire la continuità all’Ufficio”, “hanno disfatto il pool antimafia”, “hanno tolto a Falcone le grandi inchieste”, “la squadra mobile non esiste più”, “stiamo tornando indietro, come 10 o 20 anni fa”
Nel settembre del 1991, la mafia aveva già abbozzato progetti per l’uccisione di Borsellino. A rivelarlo fu Vincenzo Calcara, picciotto della zona di Castelvetrano cui la Cupola mafiosa, per bocca di Francesco Messina Denaro, aveva detto di tenersi pronto per l’esecuzione, che si sarebbe dovuta effettuare o mediante un fucile di precisione, o con un’autobomba.
Ma Calcara  il “boss” fu arrestato il 5 novembre.
Prima che finisse il periodo di isolamento, Calcara decise di diventare collaboratore di giustizia e si incontrò proprio con Borsellino, al quale, una volta rivelatogli il piano e l’incarico, disse: “lei deve sapere che io ero ben felice di ammazzarla”.
Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via D’Amelio, dove viveva sua madre.
Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell’abitazione della madre con circa 100 kg di esplosivo a bordo esplose al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agenti di scorta.
Il 24 luglio diecimila persone partecipano ai funerali privati di Borsellino.
Qualche giorno prima, i funerali dei 5 agenti di scorta si svolsero nella Cattedrale di Palermo, ma all’arrivo dei rappresentanti dello stato, una folla inferocita sfondò la barriera creata dai 4000 agenti chiamati per mantenere l’ordine, la gente mentre strattonava e spingeva, gridava “FUORI LA MAFIA DALLO STATO”. Il Presidente della Repubblica venne tirato fuori a stento dalla calca, venne spintonato anche il capo della polizia.
« Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. »

Guardate questo video per ascoltare l’ultima intervista rilasciata da Borsellino:

http://www.youtube.com/watch?v=YiVOqDw9l3U&feature=related

Scritto da Saretta98