Insieme alla Prof.ssa Princigalli abbiamo deciso di coinvolgervi in questo concorso “5 pezzi facili” promosso dall’ Associazione Grossmann

Obiettivo: comporre un elaborato, scegliendo di ispirarsi liberamente e di trasformare

A. in immagini uno dei seguenti testi
1. Alcmane Notturno
2. V. Grossman Le izbe russe (da Vita e destino)
3. D. Thomas Being but men
4. J. Kerouac Lo strano pomeriggio rosso (da On the road)
5. A. Afanasiev L’uccello di fuoco e la principessa Vassilissa

Oppure
B. in testo una delle seguenti immagini.

1. E. Hopper – Stanze verso il mare
2. H. van Aachen – San Giorgio e il drago
3. K. Burns – The war
4. M. Chagall – Il violinist
5. C. Vernet – A shipwreck in a stormy sea by the coast (naufragio)

Per leggere i testi cliccate qui

Guardate qui le immagini

Possono essere usate tutte le forme di testo in versi e in prosa (purché entro i 3000 caratteri spazi inclusi) e tutte le
tecniche visive.

Scadenza: 18 febbraio

Cominciate a pensarci  e a farvi un’idea dei testi e delle immagini ma è un lavoro che avvieremo  in classe.

14 Commenti a “Concorso 5 pezzi facili”

  • DJGoRdY scrive:

    Il piccolo uomo.(IMMAGINE DELLA FINESTRA)
    Ero qui, da solo, a rimuginare sulle mie azioni passate, nel mio oziare intanto fissavo con sguardo profondo e fisso l’orizzonte di fronte a me ma qualcosa mi ostacolava la vista, quasi da darmi fastidio, era quel raggio, quel raggio luminoso, che ogni pomeriggio veniva a farmi visita attraversando la finestra di legno semi chiusa, dal piccolo spiraglio invece entrava un filo d’aria che mi accarezzava i capelli facendo trasalire i miei ricordi e facendoli volare via come granelli di polvere sospesi nell’aria, era così, con la mia birra e i miei pensieri che mi godevo le prime calde ore del pomeriggio.

  • adminchiara scrive:

    Ho inserito io gli ultimi testi nel modulo (per intenderci molti di quelli qui postati).
    Siete in debito con me di un favore :-))

  • J.Page scrive:

    Da ore ormai la barca viaggiava senza meta sulle acque del mare che minuto dopo minuto si facevano sempre più torbide. Dei tre componenti della barca solo Fred, un ragazzo giovane, non molto robusto e con un’aria spaesata, che lavorava sulla barca da poche settimane se ne era accorto. Aveva provato a riferire ciò che aveva notato ai due compagni, due uomini grossi e barbuti, i quali lavoravano insieme a Fred sulla piccola imbarcazione con la quale tutti i giorni uscivano a pescare, i quali avevano risposto con uno sguardo minaccioso, così Fred decise di lasciar perdere e tornò ad armeggiare con la rete da pesca.
    Improvvisamente il cielo si oscurò ed un odore salmastro pervase l’aria, le onde iniziarono a martellare sempre più forte lo scafo della nave e l’acqua divenne nera come la pece.
    La situazione si era fatta insostenibile, i tre pescatori facevano di tutto per non far ribaltare la nave, ma le onde erano troppo forti ed una di esse ribaltò la piccola imbarcazione.
    Fred finì in acqua e rimase tramortito per qualche attimo per via del freddo, quando rinvenne si ritrovò nell’oscurità più totale, non riusciva a vedere nulla, però a volte il cielo buio veniva squarciato da lampi che per qualche secondo illuminavano a giorno.
    Uno più forte degli altri illuminò una costa rocciosa più avanti, allora Fred si aggrappò ad un barile che doveva essere caduto dalla sua barca e vi si tenne stretto con tutte le sue forze.
    Dopo quelle che sembrarono ore a Fred riuscì finalmente ad arrivare allo scoglio intravisto in precedenza.
    Provando ad arrampicarcisi sopra, si graffiò le mani con le rocce acuminate e cadendo di nuovo in mare gli bruciarono molto, però Fred tenace non disperò e continuò a provare ad arrampicarsi sulle rocce, finché non riuscì nell’impresa.
    In cima agli scogli stremato si lasciò cadere a corpo morto e li giacque per ore.
    Venne svegliato dal rumore delle onde sugli scogli e quando si destò completamente e ricordò cosa era successo saltò in piedi; e si guardò intorno alla ricerca del relitto della barca, che non mancò di trovare.
    Il relitto giaceva sventrato non troppo lontano da dove si era svegliato Fred e li vicino giacevano anche i corpi dei suoi due colleghi orrendamente mutilati e circondati da una pozza di sangue.
    Fred distolse subito lo sguardo, si inginocchiò e pianse, ma dalla felicità, la felicità di un uomo che ha visto la morte in faccia ed è riuscito ad uscirne vivo.

    Molto bene. Attenzione agli accenti sulle “o” e a come si scrive “lì” :-)

  • $[dj_ BrIk]$ scrive:

    grazie prof penso che abbia fatto delle ottime correzioni e mi piacciono davvero tanto.
    Non ho capito come procedere rispetto al modulo di iscrizione domani aspetto spiegazioni.

  • Trottolina98 scrive:

    Quel giorno io e mio nonno eravamo in barca, io e mio nonno, in lontananza si intravedeva un cielo azzurro e terso, ma sopra di noi era cupo, dalle tinte indecifrabili: nero, grigio e marrone si fondevano insieme per dare quel colore incredibilmente pauroso.
    Le onde parevano cantare, accompagnate dal sospiro del vento.
    Alzai gli occhi al cielo, nessun astro o stella apparve.
    Le nuvole giocavano a rincorrersi producendo rumori assordanti; spinti da essi, io e mio nonno ci avviammo muovevamo inconsapevoli verso quegli scogli ruvidi, freddi, duri dove i nostri pensieri ritornarono alla realtà.
    Dopo quel terribile impatto, che fortunatamente non fece nessuna vittima, mi voltai: la nostra nave, i nostri pensieri, le nostre speranze si erano spezzate come il guscio di una noce.
    Il grido dei gabbiani ci accompagnò tra le onde, ansimando e pregando in silenzio.
    Arrivati sugli scogli, riuscì a trasportare mio nonno, posandolo su una roccia, mentre un raggio di luce, squarciando il cielo illuminò i nostri volti rivolti verso il mare, verso la nostra vita.

    Bene, ho corretto qua e là. Verifica quanti caratteri sono. Rircorda di togliere prima le parole che ti ho cancellato

  • ⓛⓞⓥⓔM@Rg¥εïз scrive:

    Mi sedetti sul divano ad ammirare il paesaggio dalla finestra: il cielo era limpido, il sole splendeva, tutto era tranquillo, silenzioso e quieto,l’aria era afosa calda. Il sole oltrepassò la finestra, illuminando e scaldando il mio freddo e gelido viso.
    Non ero abituato a questo tipo di vita, venivo da paesi freddi, Russia, Polonia, Serbia, mi spostavo continuamente da regione a regione, da paese a paese in cerca del luogo adatto a me.
    Non avevo mai pensato di trasferirmi in una città sul mare, di riiniziare la mia vita da un lato finora sempre stata trasandata e disperata per passare a una vita senza pensieri, tranquilla e rilassante.
    Ero un uomo gioioso, eccitato all’idea di scoprire nuovi posti, in cerca di nuove usanze, ma soprattutto in cerca di uno posto silenzioso, estraniato dagli altri per passarci la vita.
    Un posto qualunque, normale, ma allo stesso tempo unico e meraviglioso, un posto magnifico che chiunque avrebbe desiderato.
    Non sognavo altro che questo, trovarmi un posto nella società, nel paese, nel mondo dove pensare a me e i miei impegni, dove passare la mia vecchiaia in attesa della morte.
    Era quello che avevo sempre sognato, un paradiso.

    :-)

  • Mtnago scrive:

    Era tutto calmo, il mare sembrava non avere le onde, il celo era limpido, il vento gonfiava le vele. Non so dirvi dove eravamo di preciso, perché il capitano non ce lo aveva mai detto. Si intravedeva una piccola isola in lontananza, tutti noi pensavamo che sarebbe stata quella la nostra destinazione, invece il capitano ordinò di smettere di remare e di lasciar cadere l’ancora. Il marinaio incaricato, ci chiamò subito e disse di correre verso di lui. Infatti qualcosa di strano c’era, l’acqua era cosi limpida che si intravedevano dei pesci, erano pesci talmente strani che nessuno di noi sembrava avergli mai vasti ne né nessuno pareva aver mai sentito parlare di pesci di tale bellezza.
    Visto che ci stavamo avvicinando all’ora d pranzo e i nostri viveri erano ormai tutti puzzolenti e maleodoranti, decidemmo di prendere qualche pesce ma mangiare.
    Allora tutti si armarono con frecce e lance; anche io mi ero posizionato sul bordo della navee fu lì che notai una cosa veramente strana, i pesci sembravano nuotare a coppia e, come se non bastasse, ogni coppia era formata da un pesce blu e da uno rosso.
    Iniziammo a tirare contro di loro tutto quello che trovavamo nelle nostre vicinanze, ma sembrava quasi che le cose attraversassero i pesci da parte a parte senza ferilli in alcun modo, allora decidemmo di tuffarci in acqua.
    Ancora non mi ero buttato quando sentii un marinaio esclamare di felicità: “L’ho preso l’ho preso”. Tirò fuori il pesce dall’acqua. Quasi subito però il pesce cambiò colore da rosso spento sfumò sino ad arrivare ad un rosso incandescente, il marinaio urlò di dolore, non riusciva più a staccarsi il pesce dalle mani, da cui cominciò ad uscire una sorta di fumo uscire dalle sue mani, quando ad un certo punto sentimmo uno sparo, qualcuno aveva sparato al pesce che finalmente si staccò dalle mani del mozzo. Aveva le mani tutte ustionate, quando il pesce cadde in acqua non fece nessun tipo di rumore, poi il cielo si oscurò tutto, il mare iniziò ad incresparsi, il vento soffiava molto più forte, talmente forse che ruppe la catena dell’ancora e la nave,spinta dal vento si allontanò da noi. Ci guadammo intorno quando una luce proveniente da uno squarcio nel cielo ci illuminò a giorno, e vedemmo il pesce ucciso rifiorire dall’acqua; tutto tornò come prima.
    Solo dopo il nostro capitano ci confessò che posto fosse: secondo alcuni, quello è era il posto più sacro di tutto il mondo dove, sotto forma di pesce, il bene raffigurato con il blu si mischiava col male raffigurato con il rosso, in un equilibrio perfetto. Tanti lo chiamano lo ING e Yang.

    Bel racconto! Bravo. :-) Ti ho corretto alcuni punti, dimentichi spesso gli accenti sui passati remoti! Conta i caratteri: non più di 3000 spazi inclusi

  • Saretta98 scrive:

    La storia di un povero vecchio
    Era una giornata luminosa e il mio corpo esile veniva ogni tanto percosso da una leggera brezza marina procurandomi dei brividi.
    Il mare era piatto e sembrava obbedire al vento. Mi avevano detto che era il luogo giusto per finire di vivere la mia vita, mi avevano detto che la calma, la tranquillità mi avrebbero aiutato a dimenticare.
    Ma come si può dimenticare la giornata che si è portata via tutte le persone a te care? Come si fa a dimenticare quella mina che era caduta sulla tua casa come se fosse un’aquila che punta la sua preda?
    Dimenticare è impossibile.
    Ora che la mia anima se la sta prendendo il vento, il mio corpo il mare, ricordo quei momenti in cui lo guardavo.
    Il mare che con le sue onde sembrava chiedere aiuto al vento che scappava dall’imminente fine.
    Il mare che con la sua infinità ospita esseri viventi mentre io mi sentivo un semplice pesce rosso che deve affrontare i suoi pericoli. In quei momenti in cui volevo essere a casa, avrei voluto essere un paguro ed avere la propria abitazione sulla schiena sarebbe stato comodo.
    Nei momenti di vuoto, quando volevo coprire il dolore, guardando il mare, volevo essere catturato e finire nel profondo, come un gabbiano quando ha le ali piene di petrolio e non riesce a muoversi. Volevo essere portato giù, in quel mare nero che nasconde segreti.
    Ed è in quei momenti che capisco che i mari sono la prova tangibile che Dio ha pianto per la sua creazione.
    Siedo ora nella mia casa con un raggio di speranza che entra dalla porta e mi chiedo se il mare sarà pronto ad accogliermi.
    Il mare pieno di vita, di acqua ma che non offre neanche una goccia da bere nei momenti difficili.
    Nei momenti in cui lo fissi ti vengono dei dubbi, delle perplessità su come è nato e sui piccoli esserini che vivono al suo interno, come le spugne che crescono nel mare e mi chiedo quanto più profondo sarebbe se questo non accadesse.
    Oppure mi chiedo quanto possa costare il mare e penso che chi ha il dominio del mare ha il dominio di tutto.
    Poi, vedendo la mia casa, mi ricordo il primo giorno in cui ci ho vissuto e una fitta al cuore mi colpisce peggiorando l’enorme crepa a cui ormai si è abituato.La mia casa piccola, ma sufficiente per me, decorosa, comprata con il mio denaro.
    Ricordo ancora quel giorno che la fissavo e non volevo entrare e capisco adesso che le case sono fatte per viverci, non per essere guardate.
    Capisco adesso la vera natura della casa:il luogo della pace;il rifugio,non soltanto da ogni torto,ma anche da ogni paura,dubbio e discordia.
    Tra il mare e la casa e i bei ricordi del passato capisco che sono pronto per salutare questo mondo, per accoglierne un altro e lascio così che la crepa del mio cuore si allarghi e che il muscolo decida definitivamente di smettere di battere.
    Prima di morire sento il vento che non scappa più e le onde che non seguono più i suoi comandi, divertendosi contro gli scogli.

    Bene, molto riflessivo. Ti ho corretto, purtroppo in modalità che non ti lascia vedere dove. Mi spiace. Prova però a ricontrollare con il tuo testo.

  • αngi scrive:

    Un sogno si può davvero avverare?
    Sono un artista di strada, mi piace suonare il violino, non so davvero perché, forse perché mio padre prima di morire mi ha insegnato a suonarlo e ad adorare questo fantastico strumento così affascinante.
    vorrei tanto che mio padre fosse fiero di me, anche se è morto so che lui mi vede e che veglia su di me e che sarà sempre nel mio cuore.
    Il giorno prima di lasciarmi mi disse che non importava dove e quando avrei suonato, il punto era che se volevo suonare dovevo farlo col cuore e qualsiasi cosa attorno a me sarebbe scomparso e le persone avrebbero visto solo il mio talento e la mia passione.
    E’ da quel giorno che cominciai ad andare ogni giorno dopo la scuola a suonare per strada, da anni il violino è la mia vita, perché mi piace sentire il suono di ogni singola corda che s’incontra con l’archetto, quel suono armonioso.
    A differenza di tutti gli artisti di strada non suono per soldi, infatti quando i signori o le signore che stanno andando in metropolitana mi offrono qualche banconota io le rifiuto.
    Vi chiederete perché, beh perché non ho problemi di soldi, anzi ho una casa e una mamma che mi vuole bene, anche se non è molto d’accordo per il fatto che vado a suonare davanti alla metrò. Le ho spiegato però che la mia è solo una passione che voglio condividere con gli altri, io suono per il piacere di farlo tutto qui. Anche se suono davanti a un marciapiede, riesco comunque ad emozionare molte persone che mi riempiono di complimenti, mio padre aveva ragione.
    Conosco molti artisti che vengono nella mia stessa via a suonare qualche accordo con la chitarra, ovviamente non per il mio stesso motivo, ma per avere qualche soldo da portare alla propria famiglia.
    Un pomeriggio dopo la scuola, come sempre andai alla metrò, salutai tutti i miei amici che erano lì dalla mattina e tirai fuori il mio gioiellino.
    _ “ Sai che gira la voce nelle metrò che un capo di una banda sta cercando un violinista? Potrebbe essere la tua grande occasione non credi?”
    Mi disse Harry un uomo che suona l’armonica a pochi due passi da me, lui suona da anni con me è come un padre per me, perché mi aiuta a fare i compiti quando ne ho bisogno e mi dà sempre buoni consigli, è saggio e suona per strada perché ha perso la moglie in un incidente e deve mantenere la figlia di sei anni.
    – “ Davvero? comunque sono certo che non passerà mai di qui, con la fortuna che ho.” Risposi.
    – “ Finiscila tu ce la farai credo in te, ora dai il meglio di te in ogni accordo, credo in te.” Rispose facendomi incominciare subito una melodia.
    Le ore passavano ma del capo d’orchestra non c’èra ancora l’ombra, quando stavo per mollare però un dito mi pizzicò la spalla con una biglietto da visita.
    Il biglietto cadde a terra, lo raccolsi, mi voltai ma dietro di me non c’èra più nessuno, lessi il biglietto:
    Orchestra melodica per violini.
    Chiama il numero sotto per saperne di più e diventare uno di noi.
    Guardai Harry negli occhi e lo abbracciai con le lacrime agli occhi, era il mio momento.

    Bravissima Angy, molto bello questo racconto. Ti farò vedere a scuola qualche modifica che farei nella punteggiatura, soprattutto

  • ▒ℒąŋƇḝ▒ scrive:

    La leggenda del gabbiano rosso
    “Kwaa” “Kwaa” furono i rumori con cui mi svegliai, aprii gli occhi e sopra di me volavano dei gabbiani e capii che la burrasca era finita. In lontananza il mare era tetro, sinistro e doppiogiochista proprio come le nuvole che incombevano si di esso, come se sotto si celasse un mistero. Vidi la mia nave inghiottita dalla violenza e dall’aggressività delle onde. Diedi uno sguardo alla spiaggia e vidi tutto l’equipaggio a terra; poi i miei pensieri furono interrotti dallo stesso verso che mi aveva svegliato. Mi misi in viaggio per cercare un riparo, mi guardai intorno ma non trovai nulla; all’improvviso un gabbiano rosso mi planò vicino e insospettitomi lo seguii. Non diedi importanza a dove stessi andando o se mi stessi perdendo. Ad un tratto un faro distrutto mi comparve davanti e decisi che sarebbe stato un buon riparo. Quel giorno ci fu un grandioso tramonto rosso, arancione e giallo, stavo per distogliere lo sguardo dall’inebriante fenomeno, ma dove il cielo era giallo una macchia bruna lo attraversò e io ripensai al gabbiano che avevo seguito, ma ad un tratto il medesimo verso interruppe i miei pensieri, sembrava che qualcuno o qualcosa non volesse farmi pensare.
    Il giorno dopo una flotta di nubi maligne e meschine se la presero con un povero peschereccio, le onde con grande forza spaccarono l’albero maestro che in un secondo distrusse la fiancata sinistra della misera imbarcazione; poi un onda se la portò via. Poco dopo quando i resti arrivarono a riva mi accorsi che nessuno era sopravvissuto. Collegai l’accaduto al gabbiano però pensai che fosse solo una coincidenza. Quel giorno il gabbiano non si fece vedere e infatti il giorno seguente non ci fu nessuna burrasca; cominciai ad avere dei sospetti e iniziai ad indagare. Il medesimo giorno Quella sera ci fu ancora uno splendido tramonto e il gabbiano rosso lo attraversò, il giorno successivo un naufragio fece affondare una caravella. Un pensiero si insinuò nella mia mente, credetti che questo gabbiano fosse Nettuno il quale che si ribellava nei confronti dell’uomo che con negligenza inquinava il suo habitat. Il mio pensiero venne interrotto dal verso stridulo di quel pennuto. Lo stesso giorno mentre camminavo sulla spiaggia recuperai una squama rossa totalmente sconosciuta all’essere umano e capii che i miei pensieri erano realtà. Allora ebbi una certezza: l’essere umano con la sua negligenza stava dichiarando guerra agli dei.

    :-) bene. Ho corretto alcuni punti e la punteggiatura per far scorrere meglio la storia. Vedi se sei d’accordo.

  • Giuly scrive:

    Titolo:il sogno nel cassetto.
    Era una brutta mattinata: il sole era coperto dagli da enormi e grigi nuvoloni, pioveva a dirotto, tutta la città era cupa e aveva un aspetto triste.
    Ma tra tutti c’era un anziano signore, che più di tutti ogni altro aveva vissuto nella tristezza. Tutti lo conoscevano per il suo egoismo e la sua cattiveria, ma dall’altro lato cercavano di essere comprensivi verso lui perché aveva una storia alle spalle che faceva venire subito il magone.
    Quando gli venne a mancare la moglie, anch’essa malata e anziana, cadde nella disperazione. Incominciò a passare il tempo a casa dei suoi figli che avevano dei bambini tremendi: gli facevano i dispetti come nei film americani in cui c’è il solito bambino combina guai che viene ospitato dai vicini anziani e sgorbutici. scorbutici. Allora l’uomo incominciò ad odiare i bambini e tutti e decise di rinchiudersi in casa finché non sarebbe arrivato il suo giorno.
    Una volta la sua casa splendeva e luccicava da quanto la moglie la puliva, mentre adesso era lercia, grigia come i nuvoloni che regnavano in cielo quella mattina, tutto era vecchio e bastava poco per farla crollare. Perse contatti con tutti quindi nel pomeriggio, in cuiquando finalmente uscì il sole, decise di prendere la sua barca e di godersi l’ultimo suo giorno, facendo quello che più amava. Arrivato a largo uscì dall’ lasciò l‘interno dell’imbarcazione e si sdraiò fuori sul pavimento. Fissava il cielo e poi il mare senza dire una parola, eppure si capiva la felicità che provava attraverso il dal largo sorriso spiaccicato in faccia.
    Amava stare da solo, in silenzio, nella tranquillità, adorava il mare proprio perché rispecchiava ciò che lui desiderava; difatti, quando sua moglie era ancora in vita lui le confidò il suo sogno nel cassetto, ma dicendole solo:- Su questo cemento caldo, fermo, triste e grigio ci vorrebbe il mare fresco, quieto , che trasmette emozioni belle, che ti culla con affetto e che ti nasconde molte meraviglie.
    La sua vita era il cemento ma finalmente, quel pomeriggio aveva realizzato il dava spazio al suo sogno e attendeva la fine a braccia aperte, contento della giornata trascorsa al mare.

    Bene :-). Ti ho cambiato alcune espressioni nella parte finale per chiarire meglio l’idea. Vedi se sei d’accordo.

  • Gigia scrive:

    Il soldato

    L’aria era afosa e densa, Agosto era ormai vicino, lo si capiva dal caldo soffocante che, quando ero piccolo, non facevo altro che aspettare perché significava tornare al mare in mezzo ad un vociare continuo di adulti e bambini che si divertono godendosi l’estate.
    Ora, osservando davanti a me, c’era solo una strada deserta, le cui case, una volta colorate, erano oggi distrutte e abbandonate.
    Pensai Pensavo che sarebbe stato più semplice combattere: hai l’adrenalina nelle vene e brividi di entusiasmo ti percorrono tutto il corpo, non sai chi è accanto a te a morire, sai solo che ci sei e che sei ancora vivo e che stai combattendo per qualcosa di importante come la patria e la libertà. Solo dopo ti rendi conto di quanto la guerra renda prigionieri, ma ormai è troppo tardi per andarsene e così aspetti che la morte ti rapisca e ti porti via come aveva fatto in precedenza con i tuoi compagni. ma Se però rimani vivo sull’orlo di un precipizio tra la vita e la morte allora sì che il dolore e la paura si fanno sentire; ti inizi a fare molte domande, chiedendoti perché sei andato in guerra, cosa pensavi di trovare ed è allora che il terrore ti imprigiona. Ti ritrovandoti ritrovi così, come me adesso, a girovagare per le strade senza sapere cosa fare, pensando al passato, alla famiglia che ti aspettava nel paese natio e raramente tornando sui tuoi propri passi quando un rumore in lontananza ricordava che la guerra non era ancora finita.
    Ricordo che sin da quando avevo dieci anni sognavo di fare il soldato, di essere un eroe, ma ora che lo sono non mi sento un eroe, mi sento solo una pedina dentro una grande scacchiera: se io muoio non fa una grande differenza perché arriverà subito qualcun altro a sostituirmi. E’ così che va la guerra, noi uomini siamo fatti per essere sfruttati dai più potenti per concludere le loro questioni e i loro litigi e la libertà a volte è solo una parola; me ne rendo conto adesso perché se anche mi trovo da solo in mezzo al nulla mi sento ancora più imprigionato e smarrito come sono.

    Bene. Ho corretto qualche segno di punteggiatura e qualche punto per far scorrere meglio la storia.

  • $[dj_ BrIk]$ scrive:

    La schiuma bianca come quella che si addice ad un cane rabbioso pronto a mordermi stava cavalcando le onde e si stava dirigendo verso me e sembrava proprio che l’intento fosse tale a quello di un cane rabbioso.
    Questo fu proprio quello che Ronnie vide dirigersi verso di sè. Gli occhi azzurri di Ronnie ormai non erano di certo associabili a quel mare cheto e azzurro che ora era in tempesta e sembrava avesse trasformato tutta quella desiderabile calma in un’ira funesta pronta a travolgere il trio di pescatori.
    Infatti erano in tre i pescatori, Ronnie lo zio di Ronnie , Oliver e un amico di Oliver Edward.
    Ma quel che vide Ronnie non fu rassicurante come il fatto di averli ritrovati in tale quella confusione che si era creata come un fulmine a ciel sereno.
    Vidi lo zio e Oliver ed Edward lasciati a mollo abbandonati sugli scogli mentre il loro sangue sgorgava dalle ampie ferite che tingeva gli scogli tingendoli di quel rosso che a vederlo par bello ma a perderlo non si può accumunare a nessuna idea di bellezza.
    Tutto quel sangue mi fece pensare a che cosa fosse il dolore, visto che in quel momento nonostante anch’io avessi delle ferite aperte non sentivo niente.
    Ma fui smentito subito perché quell’onda, che prima vidi cavalcare verso di me, ora su di me si posava maestosa e lasciava che i miei occhi rimasti aperti dentro all’acqua “bruciassero”; un lamento logorante ( metterei straziante) uscì dalla mia bocca.
    Ronnie in quel momento fu distratto e attirato alla vista della carena che sembrava vagabondare persa in balia delle onde.
    Vidi la carena che il destino decise di far avvicinare all’albero maestro della barca.
    Metterei: La vidi che si avvicinava all’albero maestro della barca.
    In quegli oggetti inanimati sembrava quasi che qualcosa gli avesse dato loro un’anima e che cercassero di ricostruire la barca di propria volontà .
    Come i pezzi della barca a tal modo i miei ricordi si unirono ricostruendo l’antefatto di questa situazione nella quale mi ritrovai disperso come un ago in un pagliaio.
    Zio Oliver mi stava aspettando sulla spiaggia – me lo ricordo benissimo -, poi ci saremmo diretti verso Edward e la sua barca. Nel dirigerci verso la barca io e zio Oliver discutemmo della tragedia, della carestia che stava colpendo il nostro paesello marittimo.
    Mio zio, particolarmente religioso, vide considerava la carestia come una punizione del signore.
    Arrivammo da Edward e le luci di un primo mattino in fiore si specchiarono sul mare cristallino.
    Lo trovammo Edward che particolarmente arrabbiato ma era intento a riparare diversi buchi creatisi sulla carena.
    Edward era un uomo davvero poco religioso, anzi religioso solo perché sentì il bisogno di essere integrato nella comunità di un paese, dove essere religiosi era una delle regole primarie della vita, come zio Oliver dimostrava.
    Così Assorto nel suo lavoro (oppure All’improvviso) Edward prese a bestemmiare e sembrava che il cielo si oscurasse ogni qualvolta Edward imprecasse.
    Il cielo si oscurò divenne sempre più cupo eppure noi, stupidi uomini, come Edward finì di riassestare quel vecchio peschereccio entrammo in mare aperto. Quel che successe successe e Ronnie e Oliver finirono ingiustamente vittime di una punizione di Dio indirizzata a Edward.

    Bene :-). Ti ho corretto alcuni punti per evitare ripetizioni o rendere più fluido il racconto.In alcuni casi ti ho lasciato in corsivo la possibile correzione.

  • Giuly scrive:

    Mi piace l’idea di fare questo lavoro, anche se, secondo me, sarà difficile fare un testo in prosa.

Lascia un Commento

Devi aver fatto il login per inviare un commento