Per  evitare che vi troviate nelle “tristi”condizioni di Snoopy che non riesce a  pubblicare nulla ho pensato di aprirvi  questo spazio. Ci potrete scrivere i vostri splendidi e avvincenti racconti da condividere con i compagni e con gli altri lettori del blog.

Sono ammessi i racconti che scriviamo in classe ma  anche altri purché ne siate voi gli autori.

Ricordate di scegliere un buon titolo e di correggere  il vostro racconto prima di pubblicarlo!!!

Per ora potrete inserirli come commento a questo articolo.

Buona scrittura 😛

69 Commenti a “Uno spazio per i vostri racconti”

  • adminchiara scrive:

    Hai ragione ⓛⓞⓥⓔM@Rg¥εïз ma, secondo me, gli stessi fatti descritti da Fabiola sarebbero stati ottimi per un racconto umoristico; in questo modo non avrebbe dovuto ripetere tante volte che si divertivano perché lo si sarebbe capito e sarebbe stato più divertente anche per noi che leggiamo.
    Questo era il senso del mio commento. Grazie comunque per avermi dato modo di spiegarmi meglio.

    ciao

  • ⓛⓞⓥⓔM@Rg¥εïз scrive:

    Prof le volevo dire una cosa al riguardo del testo di Fabiola.
    Il racconto che dovevamo scrivere poteva essere di qualunque genere, non per forza umoristico.

  • Fabi scrive:

    Il mio testo:

    Sabato io e la mia migliore amica Gaia ci siamo recate a Pero per festeggiare il carnevale insieme.
    Verso le due siamo andate a vedere la partita di calcio dei 99 della Fansport dove gioca il mio fidanzato.
    Eravamo cariche di schiuma da barba, non ci eravamo mascherate, ma di certo volevamo divertirci.
    Appena arrivate ci siamo sedute a guardare la partita, i ragazzi erano davvero carichi, giocavano benissimo e noi facevamo il tifo urlando:Forza Ragazzi!!!
    Appena finita la partita io e la mia migliore amica abbiamo incominciato a stappare la prima bomboletta; partimmo cariche, inschiumandoci tutte: ero diventata un pupazzo di neve, continuavo a correre a destra e a sinistra, scappando giù dalle scale.
    Quando Davide, il mio fidanzato, è uscito si è messo a rincorrermi pure lui, ci siamo sporcati tutti io e lui, mentre Gaia ci fotografava e rideva come una matta.
    Usciti dalla Fansport, i ragazzi della squadra dei 98 mi hanno inseguito pure loro e ci hanno inschiumato tutto il sedere: io ridevo a crepapelle e correvo come una matta.
    Mentre camminavo verso la casa di un mio amico arrivò è arrivato un ragazzo da dietro che mi riempì ha riempito i capelli di schiuma, allora mi girai sono girata di scatto e quel ragazzo si mise è messo a correre. Ci rinocoremmo siamo rincorsi fino allo sfinimento, sprecando bombolette a via andare .
    Era bellissimo tutti si divertivano, io e Gaia stavamo camminando per la strada lungo il viale sotto degli alberi,quando Gaia da dietro si riempì le mani di schiuma e mi riempì la faccia di quella cosa tutta appiccicosa e biancastra.
    Allora ridendo mi riempii anche io le mani di schiuma e Splashh tutta sui capelli di Gaia; sembravamo due pupazzi di neve che ridevano e camminavo tutte tranquille.
    Arrivate davanti alla palestra di Pero mio fratello uscì da una porta e mi riempì di coriandoli,essendo piena di schiuma i coriandoli si incollarono da tutte le parti:una vera schifezza!!
    Incominciammo a rincorrerci e a picchiarci:i fratelli sono davvero insopportabili!
    La palestra di Pero è davvero grande, c’era musica a palla, coriandoli sparsi dappertutto e bambini vestiti da personaggi dei cartoni animati che giocavano, correvano, urlavano,davvero un macello.
    Uscimmo di fretta scappando dai ragazzini che rompevano davvero le scatole. Gaia e io ridendo come matte riempiendoci di schiuma uscimmo fuori urlando:
    Ce l’abbiamo fatta si!
    Ahahahahaha 😀

    Ti ho corretto qualche verbo dal passato remoto al passato prossimo. Non c’è, infatti, bisogno di usare il passato remoto per un fatto appena accaduto che racconti come qualcosa che è ancora ben vivo nella tua testa. Attenzione anche a: 1) usa un solo punto esclamativo, gli altri non servono; 2) prima del gerundio ci va la virgola; 3) dopo i : non ci va la maiuscola a meno che non sia un discorso diretto.

    La scena è buffa ma la storia non è umoristica. Perchè non provi a scriverla secondo questo genere? Ti ricordi come si fa?

  • Mumu scrive:

    Un Carnevale da ricordare.

    Ieri mi sono divertita un mondo. Ero all’oratorio con dei miei amici, Jacopo, Neeru, Allessandra, Andrea e Paolo.
    La festa di carnevale è iniziata all 15.30 ed io ero truccata da zombie. Avevo l’ombretto nero, lamatita nera, il rossetto rosso e con la matita mi sono disegnata un neo appena sopra il labbro, quasi sulla guancia destra. Avevo anche lo smalto rosso che ho tuttora mentre sto scrivendo. Lì ho incontrato una mia amica di vecchia data, si chiama Neeru e scommetto che Nicholas se la ricorda molto bene, vero Nicholas?
    Io e Neeru eravamo scese giù in oratorio, ma faceva un caldo bestiale con tutta quella gente, allora abbiamo deciso di andare a vedere la partita di calcio nel campo davanti. Abbiamo visto Nicholas che giocava come portiere ed era vestito di giallo. Poi siamo tornate in oratorio dove si respirava di più e siamo andate da alcuni nostri amici a rompergli le scatole.
    Siamo salite nuovamente, ma stavolta con Jacopo, Alessandra e Paolo e ci siamo diretti ad un angolo del prato della chiesa coperto da dei rami che sembrano formare una porta. Abbiamo giocato a prendere il cellulare di Jacopo che non si fida più di noi perchè l’ultima volta che ci ha dato il suo cellulare lo abbiamo rempito di foto tenere, come Winnie The Pooh, Diddl ecc.ecc.
    Poi però ognuno è dovuto tornare a casa sua, ma ci saremmo rivisti alle 21 di sera per i balli delle madri. Alla sera c’era anche Andrea, il fratello di Alessandra.
    All’inizio abbiamo rotto le scatole a Jacopo perchè volevamo fargli delle foto ma lui non voleva. Poi siamo passate ad Andrea che era traumatizzato per via della camicia sporca e infine è toccata a Paolo la tortura delle foto.
    Successivamente abbiamo ballato assieme alle mamme ed Alessandra si è buttata in pista con Waka Waka. Ha ballato la canzone di Shakira vestita da hawiana.
    A mezzanotte tutti sono tornati nelle loro a case e io come sono arrivata mi sono cambiata e sono andata a dormire.

    Ok. Guarda le mie poche correzioni soprattutto nella punteggiatura. Più che un racconto però questo è un resoconto…Prova a trasformarlo ora in un testo umoristico, mettendo in evidenza fatti, parole, caratteristiche, esagerazioni, ecc.

  • Saretta98 scrive:

    Mi sono persa a Disneyland

    Una notte mia madre mi ha svegliato, le dieci, non capivo il motivo, avevo sette anni e lei mi disse solo una parola: Disneyland.
    I miei occhi si spalancarono, corsi giù dal letto e dopo un in un batter d’occhio erovestita sull’uscio della porta.
    Ma come ci arrivavamo a Disneyland, ? La mia mente di sette anni iniziò a ragionare ma un altro problema infliggeva la mia testa: dove si trovava Disneyland??? Corsi da mia madre e le chiesi comunicai i miei dubbi e lei me li chiarì dicendo:”Disneyland si trova a Parigi e ci andremo in treno.”
    Ero felicissima. siamo Arrivati alla stazione, salimmo sul treno e mi accomodai nel mio bellissimo lettino perchè se non lo sapeste noi avremmo dormito sul treno.
    Ero troppo emozionata per dormire, è il sogno di ogni bambino andare a Disneyland, ma appena mi sdraiai sul letto mi addormentai subito.
    Il giorno dopo uscii dalla mia stanza e mi fermai a vedere fuori dal finestrino: era bellissimo, c’era un sacco di erba e alberi per fortuna,almeno qui in Francia c’è un pò di erba, pensai.
    Scendemmo dal treno ed ero talmente agitata che continuavo a dire: Disneyland-Disneyland , ma quando scesi dal treno il parco divertimenti non c’era.
    Chiesi a mia madre se avevamo sbagliato fermata ma lei disse che prima di arrivare dovevamo prendere la metropolitana. Stufa di voler dover viaggiare ma felice di arrivare mi misi il mio zainetto in spalla e mi diressi con la mia famiglia (mio fratello,mia madre,mia nonna ed io) verso la metropolitana.
    Finito il lungo tragitto in metro, uscii dalla metropolitana, salii le scale ed eccolo lì, Disneyland.
    C’era un enorme castello rosa che ci accoglieva con tutti i personaggi in formato gigante che ci lasciavano gli autografi; pensate ne ho raccolti veramente tanti.
    Andammo all’albergo che era completamente rosa , lasciammo le valigie ed inizziammo il divertimento.
    La prima giostra fu una specie di barca dove si sale e si entra in un tunnel dove devi sparare in movimento alle persone che si illuminano; pensavo si essere in paradiso, era appena iniziata la vacanza ed io ero gia soddisfatta.
    La giostra finì e ci dirigemmo verso un’altra giostra, io mi fermai un attimo per allacciarmi le scarpe, alzai lo sguardo e non c’era più nessuno: era come se la mia famiglia se la fosse ingoiata tutta la folla.
    Iniziai a gridare mamma più forte che potevo ma la sua voce calda e accogliente non rispondeva.
    La prima lacrima iniziava a scendere sulla guancia e dopo pochi secondi piangevo, andai avanti e indietro e alla fine mi sedetti su un muretto,senza più sperare; mi ero rannicchiata senza più vedere e sentire niente,fino a quando un grido distolse catturò il mio interesse: gridavano Sara. Io ero felicissima e iniziai a gridare mamma, sbracciandomi diventando sempre più alta.
    La vidi,vidi mia madre e corsi da lei più velocemente possibile, ci abbracciammo, non la volevo più lasciare.

    Bel racconto. Bene!

  • →B4ИF1← scrive:

    I SOLDI FALSI (giallo)

    Londra, 1917.
    Un giorno nella villa del famoso e ricco Sir. Ben venne ritrovato il corpo senza vita di un uomo.
    A ritrovarlo fu la domestica di nome Carla. Subito vennero chiamati polizia e padrone di casa.
    Il corpo fu identificato: si trattava del guardiano – il signor Mark – di servizio da molti anni presso la villa. Vicino al corpo esamine vennero ritrovati:
    -una carta da gioco;
    -una bottiglia di wishy e due bicchieri usati;
    -un bottone;
    -un sigaro fumato a metà.
    Vennero interrogati in ordine – la domestica, sir Ben e i vicini di casa. Venne fuori che il guardiano Mark non fumava, e che alla sua giacca non mancava alcun bottone.
    Si suppone che prima dell’omicidio ci fu un corpo a corpo. Ma non ostante nonostante alle tante indagini, interrogatori e ricerche la polizia non ne veniva a capo.
    Così Sir Ben , padrone della villa teatro del crimine, decise di affidarsi all’infallibile investigatore privato Poiròt.

    Poiròt una volta arrivato sulla scena del delitto e venuto a conoscenza degli indizi individuati dalla polizia, dedusse che l’omicida era un conoscente del guardiano (altrimenti non si spiegherebbe il perché dei 2 bicchieri). Poiròt sistemando accuratamente i suoi baffi arricciati sulle punte, incominciò a immaginare la scena… muovendosi per la stanza notò in un cassetto semi aperto del denaro. Osservandone colore e forma, dedusse che si trattasse di un falso. Così Poiròt decise di fare un giro per i sobborghi londinesi : casinò, bische e club. Qui venne fuori che molti conoscevano Mark (il guardiano), in quanto riforniva da sempre i giocatori di molti soldi falsi in cambio di una più piccola somma di denaro. Tra i suoi tanti “clienti” risaltò il nome di Frizz ovvero il cugino povero dell’assassinato. Poiròt decise di portarlo in centrale e di interrogarlo.
    Finalmente Frizz dopo ore di interrogatorio confessò.
    Raccontò di aver ucciso il cugino Mark perché avendo già molti debiti con lui non voleva più dargli il denaro falso.Così la conversazione tra i due cugini si fece accesa e iniziarono a strattonarsi….a Frizz cadde il sigaro a terra e una carta dalla tasca. Mark cadendo sbatte violentemente la testa contro lo spigolo dello scrittoio e muore.

    Ancora una volta Poiròt riesce a risolvere un caso apparantamente impossibile.

    Letto! Va molto bene!

  • Fabi scrive:

    Il mio primo giorno da giocatrice di tennis con Nicolò.

    Era la prima volta che prendevamo in mano una racchetta di tennis io e Nicolò.
    Lui era un portiere mentre io facevo ginnastica artistica, tutti pronti con i vestiti adatti: pantaloncini bianchi, maglietta bianca, polsinie fascia.
    Come vedete siamo tutti molti preparati; come riscaldamento io e Nicolò incominciamo a fare qualche battuta. Incominciai io e tirai quella piccola pallina dritta in fronte al povero e sfortunato amico che ho!!
    Ma io e Nicolò non ci tirammo indietro, così mentre guardavo mio papà e il suo amico che giocavano mi arrivò dritta, dritta una pallina sul didietro.
    Mi girai di scatto, saltellando come un canguro,e gli urlai nelle orecchie:Stordito!
    Ripartimmo e incominciammo con una bella partitina di tennis, ma quella stupida pallina non riusciva a superare quella rete!!
    Andammo avanti a tirare palline per un’ora, ma solo l’ultima si degnò ad arrivare nell’altro campo. Finalmente! Un giorno da segnare nel calendario: la prima pallina che è sbarcata sulla luna(l’altro campo).
    Alla fine del nostro pomeriggio da novelli tennisti,io e Nicolò ci guardammo e dicemmo che ci sarebbe servito solo un pochino di allenamento quotidiano per incominciare a fare vere partite di tennis.

    Brava!

  • Saretta98 scrive:

    Da mozzo a capitano

    Tutto ebbe inizio un mese fa quando Jack decise di imbarcarsi sulla nave dei Corsari Neri e quindi decise di far parte dell’ equipaggio di Barba Nera .
    Jack all’inizio era un semplice mozzo ,il suo compito era cucinare e lavare per terra ma un giorno un piccolo fatto gli cambiò la vita .
    Una mattina come le altre Jack si svegliòe avvisto in lontananza u a nave quella di Barba Rossa ;iniziò a sbraitare :” Barba Rossa, la nave di Barba Rossa!”
    Ma tutti l igoravano , perchè lui era solo il mozzo .
    Non fece in tempoa farsi capire che una cannonata colpì l’albero maestro della nave e sfondò la stiva.
    Jack svenne.
    Quando aprì gli occhi si trovava in una caverna buia e fredda ,legato e in compagnia del suo equipaggio.
    L acaverna trasmetteva in sè la paura e Jack tremava .
    Si stava anche prendendo tutte le sgridate di Barba Nera che lo accusava di non averlo avvertito che Barba Rossa stava arrivando.
    J ack provò a contraddire ma ogni lettera che pronunciasse si sentiva tirar dietro il peso di quintali e quintali di parole.
    Jack tuttavia non ci faceva molto caso perchè anche se lui era unm ozzo questo non vulo dire che non avesse le abilitàper essere un pirata.
    Vide in fondo alla caverna una barchetta legata a uno spuntone di roccia e capì che quella barca era l ‘unica via di fuga.
    Doveva ragionare ,però, anche su un’altra cosa come liberarsi.
    Iniziò a muoversi e una cosa lo pizzicava nella tasca dei jeans, allora, si ricordò di avere una spilla.
    Facendo salti mortali,riuscì a prenderla e molto lentamente riuscì a slegarsi.
    Intanto l’equipaggio di Barbarossa era nel Mar Nero, il mare più pericoloso e temuto da tutti i pirati per recuperare il tesoro dell’isola drago almeno.
    Questo lo aveva sentito dire Yack da uno dell’equipaggio di Barbarossa.
    Invece erano alla taverna di Amalfi a festeggiare la cattura dell’equipaggio di Barba Nera, ma questo Yack non lo sapeva.
    Dopo essersi slegato con la spilla iniziò a slegare i suoi compagni, spiegando con calma il piano che aveva escogitato ma ne fu interrotto dall’arrivo dei pirati di Barba Rossa che arrivarono completamente ubriachi e sbronzi nella caverna con la loro imponente nave rossa con la vela triangolare con su disegnato un teschio.
    Come polena avevano una sirena con i lineamenti ed il volto dell’amata del capitano che uccise per avidità;il nome della barca era “Terrore”.
    Yack preso in contropiede impreparato dell’arrivo di Barba Rossa si nascose dietro una roccia.
    I pirati nemici intanto si avviarono ai prigionieri ma essendo sbronzi non si accorsero della mancanza del mozzo. percorsero la caverna fino ad arrivare alla fine dove tenevano tutto il malloppo.
    A questo punto Jack si trovava davanti ad un bivio: andare verso la barca a salvarsi e lasciare il destino dei suoi compagni che non facevano altro che prenderlo in giro in mano a Barba Rossa, o andarli a salvare, rischiando la propria vita.
    All’inizio decise per la prina opzione la più semplice la più comoda per lui, ma non si sa perchè, o per spirito di squadra o perchè voleva sfidare la follia decise per la seconda opzione, ma doveva anche preparare un piano stavolta più efficace del primo.
    Avanzò verso l’equipaggio in modo cauto e nascondendosi dietro le rocce che segnavano un percorso sicuro e nascosto per raggiungere i compagni. Poi prese la spilla che aveva in tasca e senza fare rumore prese il coltello che aveva in tasca Barba Rossa. Approffittando del fatto che gli altri pirati erano ubrichi, slegò i compagni e li fece salire tutti sulla barca, ma Barba Nera voleva l’oro e così, vedendo che l’equipaggio di Barba Rossa stava dormendo,si precipitò all’oro e si riempì le tasche, le mani, il cappello, insomma dovunque ci potesse stare dell’oro lui ce lo mise.
    Ad un tratto Barba Nera fece un passo falso, cadde, producendo un rumore acuto che rimbombò per la caverna e che svegliò l’equipaggio nemico.
    Era circondato.
    Jack che era ormai avanti udì lo sparo, ma non potè più fare nulla, riuscì solo a recuperare il corpo in modo da onorarlo.
    Iniziò a remare finchè non arrivò al porto di Amalfi.
    Era esausto ma allo stesso tempo orgoglioso di aver salvato un intero equipaggio che lo ringraziarono ringraziò, promuovendolo al ruolo di capitano.
    Prima però gettarono in mare ilcorpo di Barba Nera e, in omaggio al vecchio capitano, Jack si chiamò da quel giorno in poi Barba Nera due.

    Bene! E’ molto “avventuroso” questo racconto! :-)

  • Saretta98 scrive:

    Sofia vede per la prima volta un campo da calcio
    Sofia è una ragazzina di undici anni ,simpatica e anche abbastanzasportiva ma lo sport che odia di più è il calcio.
    Lei pur sapendo di non essere brava non rinuncia a giocare.
    Un giorno all’Oratorio Sant’Ilario abbiamo iniziato a giocare a calcio e Sofia l’abbiamo messa in porta.
    Fischio d’inizio, prima azione, primo goal.
    Sofia sembrava un pinguino in una savana, era spaesata.
    Il goal l’avevamo preso così:
    un ragazzo della squadra avversaria aveva tirato, lei allora assunse la posizione gabinetto,chiamata così perchè sembra che sei sul water, e un espressione accattivante, come per dire: “Questa la prendo io!”
    E poi, invece, la palla gli le passò in mezzo alle gambe.
    Sofia era diventata altezza Minimeo.
    Abbiamo riniziato a giocare e… un autogoal.
    Quel giorno, per sfortuna, Sofia aveva gli stivali con la punta, io gli le passai la palla, lei la prese con la punta dello stivale che a i suoi piedi la facevano sembrare un elfo e la palla finì in rete.
    La carriera da portiera per Sofia finì quando prese una pallonata dritta in faccia.
    Ecco cosa accadde:
    La palla tirata da un puffoviaggiava alla velocità di due chilometri orari, allora Sofiapresa dalla fretta,iniziò a muoversi senza senso finchè BOOM,si trovò per terra con un tatuaggio a forma di palla, gratis sulla faccia.
    Da quel giorno Sofia fece la riserva.

    Bene. Ti ho corretto la punteggiatura che non sempre andava bene. Ricordati che le virgole non dividono il soggetto dal verbo, a meno che non ci sia un inciso: Lucia, la bambina cicciottella, era…

  • BuBu7te scrive:

    Le Torri Gemelle
    Stavo, come al solito, lavorando in una azienda di elettrodomestici sulle torri Gemelle.Volevo inventare la prima lavatrice con una capienza di dodici chili. Ci riuscì riuscii; il mio lavoro era terminato quel giorno del 11/09/2001. Salutai tutti i miei amici di lavoro e sopratutto Mickael, un mio collega nonché amico dai tempi delle elementari. Mi diressi verso l’ascensore perché quella mattina non avevo voglia di farmi 45 piani a piedi, schiacciai il bottone e nella attesa guardai attraverso le finestre enormi. In lontanaza un puntino nero si stava allargando sempre più quando ad un tratto capii che quel puntino nero era un aereo e si dirigeva in modo inquetante verso l’edificio, la sua meta erano le torri Gemelle. Dlin!Dlon! Era arrivato l’ascensore; non pensandoci avrei voluto prenderlo, ma poi mi ricordai le lezioni passate a studiare come sopravvivere in un terremoto e quindi presi le scale, correndo. Appena misi il primo piede sullo scalino quando un urto violentissimo fece tremare tutto il palazzo: l’aereo si era schiantato sull’edificio. Caddi dalle scale e in un primo momento pensai che non mi ero fatto niente, mi alzai e sentii:”CRAC”. Un urlo echeggiò nelle scale, l’ omero aveva schiacciato la tibia e il perone tagliandoli di netto. Non riuscivo a muovermi e perdevo molto sangue.Sentivo la gente urlare andando nel panico, una marea di gente cecava di entrare nell’ascensore, io gridavo di non andarci ma tutti insistevano. Entrarono 50 persone massimo quando e il filo dell’ascensore si ruppe per il peso,facendo cadere tutti ad da una altezza di circa 135 metri. Eravamo tutti nel panico,tutta la gente scendeva ammassata dalle scale schiacciandomi a terra. Perdevo troppo sangue; prima di svenire vidi Mickael che si stava dirigendo verso di me e poi niente. Mi risvegliai all’ospedale con Mickael tutto bendato che mi disse:”Siamo salvi,però dovevano farlo”. Lo guardai stranito e poi capii tutto, : la mia gamba non c’era. Mi misi a piangere sia per il dolore che per la gioia, il mio amico mi aveva salvato la vita.

    Spero che le piaccia :)
    Bravo Gianmix. In neretto le mie correzioni! :-) Ricordati di lasciare gli spazi e di mettere due i nei passati remoti, 1 persona, 2 coniungazione!

  • J.Page scrive:

    Testo su un fatto realmente accaduto

    Era il nove febbraio ed il capitano della nave Zaffiro, Giuseppe Lubrano Lavadera, era appoggiato ad una ringhiera sul ponte: stava riflettendo sulla missione che gli era stata affidata, fumando una pipa e scrutando il mare, come era suo solito fare.
    Era stato incaricato di mettersi sulle tracce dei pirati che avevano sequestrato la petroliera italiana il giorno prima, nell’oceano indiano. Si pensava che la barchetta con cui i pirati avevano attaccato era fosse stata lasciata da una nave madre che viaggiava più in là. La petroliera era stata attaccata da un barchino su qui cui viaggiavano cinque pirati che avevano attaccato la nave a colpi di mitra e di granate incendiarie e, come se non bastasse, avevano lanciato anche quattro razzi rpg.
    Era assorto nei suoi pensieri quando in lontananza vide una piccola imbarcazione che viaggiava a fatica tra i flutti che si facevano sempre più alti; il capitano chiamò un suo sottoposto e gli ordinò di comunicare alla barchetta, dopo poco tempo riuscirono a prendere un megafono e a mettersi in contatto con loro.
    Il capitano disse:-Ehi voi, chi siete?-, dalla barca nessuno rispose; allora il capitano ritentò inutilmente più e più volte. Quando furono abbastanza vicini Giuseppe riuscì a vedere gli uomini sulla barca,: erano quattro e uno aveva appena finito di mettersi una muta da subacqueo. Gli uomini sulla barca erano spaventati a morte, quello con la muta da subacqueo disse ai compagni: -Mi dispiace ragazzi, non le faccio io le regole…- detto questo tirò da sotto la panca un grosso mitragliatore, lo puntò ai compagni e in una manciata di secondi loro erano a terra morti e l’uomo con la muta si era gettato in mare.
    Subito Giuseppe ordinò che gli portassero una muta da sub, e, una volta indossata, si gettò a sua volta nelle fredde acque dell’oceano. Stava ancora riflettendo sul perché si fosse buttato in mare, non cerano c’erano navi da raggiungere nei dintorni, tanto meno isole.
    Era assorto nei suoi pensieri quando vide l’uomo davanti a sé che scendeva verso il basso. “Perché va verso il basso? Che senso ha?” pensò il comandante; ciò nonostante continuò a seguire l’uomo tutt’ora ignaro della sua presenza. Erano scesi moltissimo, al capitano iniziarono a fischiare le orecchie per la pressione quando sotto di sé vide un’enorme cupola in qualcosa che sembrava vetro, ma molto più resistente, perché doveva resistere alla pressione.
    Vide l’uomo entrare attraverso una casetta che si sigillava, l’acqua veniva risucchiata in tubi, fino a quando non diventò asciutto, poi si aprì una porta nella cupola, dalla quale entrò dentro. (non c’è bisogno di dire dentro con il verbo entrare)
    Giuseppe avrebbe fatto lo stesso se ne avesse avuto la possibilità, infatti, all’interno davanti alla porta c’erano delle guardie, che per fortuna erano girate dall’altro lato e non si erano accorte di lui.
    Pensò a lungo sul da farsi, e si accorse che l’ossigeno nella bombola stava finendo, quindi arrivò alla soluzione di rischiare ed entrare nella cupola.
    Per fortuna aveva portato con sé un arpione, avrebbe potuto difendersi dalle guardie. Entrò nella stanza che piano piano si svuotò dall’acqua, e, quando il processo fu ultimato, la porta davanti al capitano si aprì. Solo allora le guardie si accorsero di lui, erano armate di mitra, e stavano per sparargli quando lui sparò l’arpione nel petto di uno e, strattonando poi la corda, il corpo senza vita della guardia si spostò velocemente andando contro i piedi dell’altro che cadde in terra con un tonfo sordo. Giuseppe gli fu subito sopra, gli prese il mitra e gli diede il calcio in faccia.
    Scese le scale che erano subito dentro la cupola, arrivò in un posto straordinario, era tutto sott’acqua e decine di palazzi erano costruiti sul fondale del mare; purtroppo però gli abitanti di quel posto si erano accorti della sua presenza, e in un battibaleno decine di uomini armati lo avevano accerchiato. Lui però non si diede per vinto, con un balzo felino saltò in un palazzo vicino evitando di un pelo la grandinata di proiettili diretta verso di lui. Casualmente il palazzo in cui era capitato conteneva esplosivi eallora al comandante venne un brillante idea: prese tre granate e del c4 con i detonatori per farsi strada.P er uscire lanciò una granata fuori dalla finestra, e nella confusione riuscì ad uscire e a rifugiarsi in un altro palazzo,; doveva però ancora trovare i prigionieri che avevano fatto i pirati. Guardò un po’ nelle stanze finché non si trovò davanti ad un ammasso di cadaveri, sicuramente i prigionieri. Preso da un’ondata di collera lanciò un’altra granata, e, uscito, corse verso le scale, sparando raffiche di mitra all’impazzata. Quando ebbe salito le scale lanciò la terza granata e applicò il c4 alla parete, lo attivò, e quando fu uscito, dopo aver recuperato la bombola e le pinne che si era tolto per comodità, si allontanò un po’ e premette il detonatore. Un boato tremendo riecheggiò, l’onda d’urto dell’esplosione lo colpì in pieno scaraventandolo quasi fuori dall’acqua; mezzo stordito ma ancora vivo salì fino ad arrivare vicino alla barca, dove venne ripescato dai suoi marinai.
    Quando raccontò tutto ai suoi subordinati lo trattarono come un eroe, e, una volta tornato sulla terraferma, venne anche premiato per il coraggio.

    Molto bene. Attenzione alla punteggiatura: usa di più i punti e i punti e virgola. Rivedi come ti ho corretto in alcuni punti la virgola. :-)

  • →B4ИF1← scrive:

    Una giornata sfortunata
    Un giorno “venerdì 17” decisi di portare la macchina a lavare, trovai delle bollette sul comodino così ma decisi di non farci caso e controllarle dopo; così mentre mi recavo sul divano per mettermi le scarpe trovai il telecomando che ieri io e i miei amici lo cecavamo per vedere la partita “siamo andati dai vicini”. Presi il telecomando e lo portai sopra le casse stereo. Mi diressi verso la camera per recuperare le cuffie Bluetooth e vidi la bottiglia di acqua sulla scrivania così decisi di mettere la bottiglia in frigo, mi voltai e vidi il gatto che si lanciava dal letto al comodino e via via cosi’. Lanciai il pallone a caso che non trovavo da 1 settimana e lo colpii così scappò immediatamente sul letto e si mise li tutto quatto.Io cercavo il portafoglio e il gatto nero della mia vicina mi passò davanti che ruppe lo specchio della mia bacheca così lo ricorsi ma visto che a casa mia stavo montando le telecamere da 500$ l’una, li le ruppe tutte e incominciai a correre con Forest Gump di fianco che cercava di prendere l’autotus.
    Così Alla fine lasciai stare il gatto, mi diressi dal mio amico Jak e gli chiesi: ”Che me lavi la macchina?” Lui mi rispose: ”No devo andare a reppare” e io :”Smettila con sto Rap le chap”. Jek tutto infuriato mi rispose: ”Io ho un sogno” e io: “Quale?” “Avere un sono.”
    Cos’ lo chiesi a Franco e che mi disse: ”No sai, il mio piede si è appena addormentato e non ho voglia di svegliarlo” Kikko: “No sai devo lavare la mia porche immaginaria”
    Così ci andai da solo. Finita di lucidare la mia Ferrari uscii dall’autolavaggio e un grandissimo tir mi appallottolò la mia bellissima Ferrari.
    Io andai al pronto soccorso e il dottore mi disse :”Ok lei ha un grosso probblema” e io :”Cosa cosa me lo dica”. Il dottore mi disse “Purtroppo è incinta”.Il partner del medico mi disse :”No,no ha sbagliato solo paziente”, io preoccupato gli dissi: “Ah ok”
    Un tizio che sembrava uscito dal cartone pokemon, con glio occhi strabici, le linee che sbucano dal nulla e che non chiudeva mai le palpebre disse al medico: ”Dottore, dottore ho solo 59 sec. di vita aiuto” e il dottore:Ah ok apetti un minuto”
    Alla fine io uscii dall’ospedale solo senza 3 dita, in sedia a rotelle e con il braccio rotto.

    Ok. Molte idee…attenzione a ben collegarle! Guarda le correzioni in neretto e ricordati che dopo i :” ci vuole la lettera maiuscola. :-)

  • Sniper98 scrive:

    TESTO INFORMATIVO SUL BULLDOG INGLESE.
    Molte persone non conoscono bene questa razza di cane, per prima cosa bisogna dire che non è fra i cani più grossi.
    Purtroppo come cane costa molto, però con la famiglia e soprattutto con il bambino è molto adatto; oltre ad essere adatto alla famiglia è anche un cane da difesa e da guardia.
    A vederlo sembrerebbe dolce e buono, ma se qualcuno cerca di fare del male alla sua famiglia di padroni lui agguanta il nemico con le sue mascelle imponenti e non si stacca più, perché è il cane con la forza mascellare più forte al mondo; per questo motivo nell’antichità lo mandavano a combattere con i tori. Infatti da lì deriva il suo nome, cioè “BULL” che significa toro in inglese e “DOG” che vuol dire cane. Questo tipo di Bulldog si chiama inglese perchè è un tipo di razza che deriva dall’Inghilterra, per esempio esiste anche il Bulldog Francese.
    Un Bulldog Inglese maschio adulto può raggiungere circa i 15-20 chilogrammi, invece femmina circa 13-17 chilogrammi.
    Un esemplare maschio riesce a raggiungere i 30cm di altezza e 40cm di lunghezza.

  • Gigia scrive:

    LE STREGHE E IL MASCHILISMO

    In storia ho appena studiato ciò che facevano gli uomini alle donne chiamate a quel tempo streghe e questo fatto accaduto nel passato mi ha riscosso molto.
    Se non sapete di che cosa si tratta nello specifico ve lo spiegherò in breve, nel medioevo, la superstizione era al massimo, perciò gli uomini di potere che avevano paura delle donne che in quel tempo avevano iniziato a lavorare, perciò anche ad avere più benefici e ad accumulare potere, pensavano che loro avrebbero complottato per rubarglielo iniziarono a fare una specie di lavaggio del cervello prima agli uomini e poi alle ragazze sin da bambine.
    Avevano sparso in giro tante storie orribili sulla loro vita e sulla loro creazione, ne è la prova il fatto di dire che la donna è un uomo incompleto visto che secondo la religione è nata da una sua costola e perché è stata proprio Eva a portare nel peccato Adamo. Così a queste fandonie le scuole vennero chiuse alle ragazze, i loro benefici non ci furono più e così tornarono indietro nel tempo quando loro venivano rinchiuse in casa a lavare, cucinare ecc.
    Ma la cosa peggiore è che gli uomini non conoscendo ancora la dinamica dei fatti, sul perché cadevano, si sbucciavano…davano la colpa alle donne, con però un altro nome: streghe.
    Con il passare del tempo comunque la flessibilità su questo argomento si affievolì radicalmente, grazie soprattutto ad alcune donne in particolare come: Giovanna D’Arco e Elisabetta 1.
    Queste sono due tra i più grandi movimenti femminili di quell’epoca, ma ce ne sono state anche delle altre di tempi un po’ più moderni tra cui Agata Christie, una scrittrice di cui abbiamo appena parlato in antologia che ha rivoluzionato il mondo della scrittura facendo vedere che anche le donne possono scrivere più di un genere letterario perché intorno al 1900 loro potevano scrivere in particolare per lo più libri rosa o psicologici ma non di altri generi ritenuti per tutti maschili.
    Ancora oggi ci sono un po’ di “battibecchi”tra movimenti maschili e femminili ma non così forti come secoli fa.
    Naturalmente c’è sempre stato un forte distacco dal mondo maschile a quello femminile che a volte lega.

  • αngу◕‿◕ scrive:

    Scrivo un testo su un fatto realmente accaduto.

    Una domenica Io con Sofia e Luvi ,due mie amiche, siamo andate a Trenno a vedere la scuola di danza di cui siamo allieve che si esibiva per fare pubblicità all’istituto.
    Appena arrivate andammo allo stend,dove c’era Gianni il marito della proprietaria della scuola,che ha chiesto a me e alle mie amiche se volevamo fare volantinaggio andando per tutto Trenno.
    Noi accettammo e andammo unite per tutto il parco a cercare di dare i volantini,ma nessuno era interessato.
    Io,Luvi e Sofia andammo in crisi non sapevamo cosa fare,solo di una cosa eravamo convinte cioè non deludere Gianni.
    Ad un tratto a Luvi venne un’idea,che consisteva nel dividerci e dare i vari volantini spiegando cosa si faceva nella scuola, e tutte le offerte, aggiungendo che se erano interessati di andare nello stend.
    Una volta consegnati tutti i volantini tornammo da Gianni che ci diede altri volantini dicendoci di darli quando la nostra scuola ballava sopra il palco di fronte allo sted e lì facemmo un figurone. Perchè la gente vedendo come ballavano i ragazzi erano interessati per gli orari e le lezioni,così davanti allo stend cèra una fila immensa.
    Continuammo a distribuire i volantini fino a sera fino a quando smontarono tutto.
    Gianni ci ringraziò del lavoro fatto,ci disse anche che adesso la scuola quest’anno aveva la possibilità di avere nuovi iscritti.
    E noi orgogliose tornammo a casa con il sorriso e fiere del lavoro fatto.

  • Giuly scrive:

    Le giornate di Mario.
    Tutti i giovedi, in via Ippopotami, nell’unico e piccolo parcheggio del quartiere, c’è il mercato. Come voi potreste immaginare la maggior parte di persone che vanno al mercato, sono anziane. Esse arrivano con delle enormi sacche della spesa e mentre camminano: Ti vengono addosso, pestandoti i piedi; quando comprano qualcosa intralciano tutto il passaggio e si lamentano se non le fanno gli sconti.
    Mario è il fruttivendolo del mercato ed a differenza di altri non urla come un matto, ma tratta la gente con gentilezza. Lui le giornate le passa a sopportare quelle simpatiche signore che lo torturano.
    Un giorno, il sole caldo del mattino, sveglia Mario che si alza per andare a lavoro. Infilati la maglietta e i pantaloni a striscie, nere e bianche. Alle cinque arriva al parcheggio e prepara la sua bancarella; mise la frutta sopra tavolini di pongo e dentro scatole fatte di aria. Ogni alimento ha delle forme buffe e per ognuna ne ha di trentadue marche.
    Dopo un po’ arriva Peppina che è la signora piu temuta. Essa si dirige dal fruttivendolo, che le chiese cosa desidera e lei gli risponde con voce arrabbiata:-Voglio:cinquanta mele, trenta pere, dieci arance, venti mandarini, cinque meloni, due angurie e nove grappoli di uva- , -Si, ma che marca preferisce?- gli domanda Mario e l’anziana signora disse che voleva la migliore, perciò,visto che il ragazzo non sa quale era allora fece la conta. Dopo un’ora finisce ma la cliente non si fida, dunque pretende di assaggiare tutta la frutta comperata. Mentre Mario sta tagliando la decima arancia da essa parte uno schizzo che, sfortunatamente va a finire nella parte bianca della maglietta del fruttivendolo. Allla fine il giovanotto ormai invecchiato ha: le mani appiccicose ma che hanno un buon sapore, la maglietta macchiata e il suo corpo è ricoperto di sudore, a causa dei settanta gradi che c’erano. Peppina pagò, chiese al fruttivendolo di mettere la frutta nella sacca e lui la saluta, dopodicche si rimbocca le maniche per servire la prossima cliente. Alle quattro del pomeriggio Mari termina di lavorare e l’unica soddisfazione della giornata furono gli schizzi d’arancia che lo rinfrescavano.

  • Fabi scrive:

    Compito:
    Racconto Realistico
    La mia passione quando sono in vacanza al mare sono le immersioni con i miei amici.Ci immergiamo nei fondali dei mari più belli,alla ricerca di conchiglie, pesci…
    Vi racconto una delle immersioni che mi è piaciuta di più.
    In Toscana il mare è stupendo,luccicava sotto i raggi caldi del sole e produceva un rumore rilassante.Io Nicolò e i nostri papà abbiamo scoperto una caletta stupenda dove potevamo immergerci.
    Il nostro pedalò dondolava sulle piccole onde del mare,mentre io e Nicolò cercavamo di infilarci quelle stupide pinne,non è difficile solo che le prime volte è un po dura metterle.Messe le pinne il mio amico Nicolò tentò di camminare normalmente e cadde a terra come una per cotta,io ridendo come una matta e camminando al giusto modo cioè all’indietro caddi giù dal pedalò.Era congelata saltai fuori dall’acqua come un delfino urlando come una pazza.Presi la maschera dal bordo del pedalò con il retino mi immersi,era un mondo a me sconosciuto ,era stupendo c’erano pesci di tutti i colori e di tutte le dimensioni.Enormi massi erano piantati al suolo e tanti ricci vivevano su di essi.C’era un silenzio totale fino a quando Nicolò non si butto e ruppe tutto il silenzio come una bomba esplosa in una notte tranquilla.Tornai in superficie per riprendere fiato ma mancava il mondo sottomarino quindi tornai sotto,con il mio retino prendevo i ricci,ma ne avevo presi fin troppi quindi smisi,ma per prendere l’ultimo mossi un masso e da lì usci un pesce enorme,presi un colpo.
    Mi misi a urlare ma emettevo solo bollicine,mi ero presa un bello spavento quel pesce continuava a guardarmi e a gironzolare vicino a quel masso,ma chi si avvicinava più!!!
    Intanto che fissavo il masso ero in mezzo a un branco di pesci enormi,colorati che mi pizzicavano le gambe,mi spostai e mi misi ad osservarli erano tantissimi,uno spettacolo stupendo da vedere.
    Dopo la bella vista dei pesci io e Nicolò andammo in una grotta,ra bellissima il mare era color piscina e nel fondale c’erano coralli e conchiglie ne presi un po e ce ne andammo.
    Risalimmo sul pedalò e mentre tornavamo verso riva ammiravo le bellissime cose che avevo trovato nella grotta.

  • Giuly scrive:

    Le giornate di Mario.
    Tutti i giovedi, in via Ippopotami, nell’unico e piccolo parcheggio del quartiere, c’è il mercato. Come voi potreste immaginare la maggior parte di persone che vanno al mercato, sono anziane. Esse arrivano con delle enormi sacche della spesa e mentre camminano: Ti vengono addosso, pestandoti i piedi; quando comprano qualcosa intralciano tutto il passaggio e si lamentano se non le fanno gli sconti.
    Mario è il fruttivendolo del mercato ed a differenza di altri non urla come un matto, ma tratta la gente con gentilezza. Lui le giornate le passa a sopportare quelle simpatiche signore che lo torturano.
    Un giorno, il sole caldo del mattino, sveglia Mario che si alza per andare a lavoro. Infilati la maglietta e i pantaloni a striscie, nere e bianche. Alle cinque arriva al parcheggio e prepara la sua bancarella; mise la frutta sopra tavolini di pongo e dentro scatole fatte di aria. Ogni alimento ha delle forme buffe e per gnuna ne ha di trentadue marche.
    Dopo un po’ arriva Peppina che è la signora piu temuta. Essa si dirige dal fruttivendolo, che le chiese cosa desidera e lei gli risponde con vce arrabbiata:-Voglio:cinquanta mele, trenta pere, dieci arance, venti mandarini, cinque meloni, due angurie e nove grappoli di uva- , -Si, ma che marca preferisce?- gli domanda Mario e l’anziana signora disse che voleva la migliore, perciò,visto che il ragazzo non sa quale era allora fece la conta. Dopo un’ora finisce ma la cliente non si fida, dunque pretende….

    lo continuo domani

  • Gigia scrive:

    San Valentino e altre feste…

    Il 14 febbraio è la festa di San Valentino, la festa degli innamorati, dei baci Perugina e dei Ferrero Rocher, per i più romantici delle rose e per i più creativi di qualche bella sorpresa.
    Io personalmente penso che quando si vuole festeggiare con la persona che si ama si può fare quando si vuole, magari facendogli un regalo a sorpresa, invece così è tutto scontato.
    In questi periodi, come in altre occasioni, per esempio per la festa della mamma o del papà, tutte le vetrine sono addobbate con cuori e fiocchi. Sicuramente è piacevole da vedere, però tutte queste feste non sembrano fatte con il cuore, perché sono un po’ scontate, tutti si aspettano le stesse cose, i fidanzati i regali, la mamma i fiori e per il papà … ecco .. forse il suo regalo è meno scontato…
    Il Natale a mio parere è una festa più sentita dalle persone, ci sono dei buoni propositi, si pensa di voler essere più generosi, più gentili, le persone si ritrovano per festeggiare.
    Ma le altre feste mi sembrano superficiali.
    Ci sono persone per esempio che a San Valentino cercano qualcuno con cui stare anche se non lo amano e questo è triste, il consiglio che mi sento di dare alle persone che vogliono comunque festeggiarlo, pur non avendo un fidanzato, è quello di passarlo con le persone alle quali vogliono bene, come un’amica o una sorella.
    Volendo farla diventare una giornata speciale invece, perché si è single, ma nel cuore si ha una persona che si ama, potrebbe essere l’occasione per dichiarare i propri sentimenti.
    Tornando alla superficialità queste feste sono l’occasione per vestirsi in modo diverso, per piacersi e piacere di più agli altri.
    Fra poco ci sarà anche il carnevale, che quest’anno arriva un po’ più tardi e così come la festa di Halloween bisognerà inventarsi vestiti sempre più stravaganti e qui l’aspettativa è quella di divertirsi. E se a qualcuno non piace travestirsi, basterà essere allegri dentro e buttarsi nella mischia. Quello che succede sempre a casa mia, che quando ci spogliamo oltre ai vestiti lasciamo in giro tanti di quei coriandoli che anche l’aspirapolvere fa fatica a raccoglierli e poi anche nei giorni successivi ce n’è sempre qualcuno che sbuca fuori dai posti più impensabili.
    Parlando di feste, quest’anno inoltre, il 17 marzo, c’è una festa in più, che è molto più importante per la nostra nazione, perché si festeggeranno i 150 dell’unità di Italia e sarà festa nazionale.
    La cosa bella di questa festa per noi ragazzi è che staremo a casa! Intanto aspettiamo carnevale… e buona festa agli innamorati!

  • Sniper98 scrive:

    THE SAM INVESTIGATION
    Un giorno all’investigatore privato Sam squillò il cellulare, rispose una signora che solo dalla voce pareva avere 40 anni che strillava:” Mio marito è morto, non so cosa fare il suo cadavere è qui, ma non so cosa è successo, venga subito in via Freviu numero 7, si sbrighi!!!!!” Sam credeva che fosse la solita finta della moglie che ha ammazzato il marito, mentre pensava alla risoluzione del caso prese pipa, lente di ingrandimento e il solito impermeabile da investigatore.
    Prese un taxi per metterci meno tempo, salì in casa della signora Briget osservando ogni minimo particolare con la sua lente, per iniziare osservò le scale tappezzate di rosso con spesso polvere tra i gradini, iniziò ad entrare nella casa, per prima cosa toccò e annusò il bordo della porta, poi annusò un bicchiere usato dalla vittima, ma era pulito, niente veleno ne droghe.
    Ad un tratto la moglie silenziosa lo portò dove il marito è morto, era in bagno, il marito era per terra ed in tanto la moglie iniziava a supporre che fosse veleno, perchè non c’erano ferite, Sam dall’occhio d’aquila riuscì a vedere un filo di nylon, aveva capito che qualcuno lo aveva strozzato, ma chi poteva aver commesso il crimine?
    Osservando attentamente la testa della vittima vide che è stato un meccanismo ad aver fatto scattare il nylon che lo ha strozzato, il problema era che questo piccolo meccanismo spartano era stato infilato nella muffa che c’era nell’angolo della camera, perciò è stato reso invisibile dal colore scuro di questa particolare muffa che, da recenti studi esiste solo in Africa, dato che noi siamo in America è impossibile trovarla qua, perciò Sam disse alla signora:” Lei è stata in Africa di recente?” La signora rispose:” No, perchè” Ed il commissario parlò sedendosi sulla sedia:” Perchè questa particolare muffa si trova solo in Africa perciò a meno che qualche parente non sia stato in Africa o ha contatti con quel paese per ora non ci sono sospettati, ani si potrebbe sospettare di suicidio” La signora Briget sentendo queste parole si mise a pensare a qualcuno che di recente stato in Africa, pensò per cinque minuti, ad un tratto saltò e disse:” Suo fratello è stato da poco in Africa, proprio per fare degli studi approfonditi su certe muffe, e proprio ieri sera ha mangiato da noi” Il commissario cerco di fare mente locale e tutto quadrava, ma mancava una cosa il perchè dell’omicidio, perciò alzandosi in piedi chiese:” Ma suo fratello e suo marito avevano avuto qualcosa di negativo in passato?” Briget rispose:” L’unica cosa che non è mai andata giù a suo fratello era che il padre ha dato tutta la sua eredità a mio marito e da quel giorno non si sono più parlati”.
    Il detective Sam prese in braccio Briget e gli chiese :” Dove abita il fratello?” E Briget rispose:” Via Ciro 4″ Presero un taxi ed arrivarono subito dal fratello, Sam butta giù la porta e immobilizza il fratello dell’assassinato.
    In fine chiamarono la polizia, spigarono che cosa successo e il fratello stranamente non disse niente, Sam si sentiva veramente bravo, tornò a casa e pensò a quanto fosse faticoso il suo lavoro.

  • αngу◕‿◕ scrive:

    LA LEGGENDA DI SANTA VITTORIA:
    Siamo in un piccolo paesino chiamato Serri che si trova in Sardegna.
    Quì abitavano due ragazze di tedici anni di nome Carlotta e Mara.
    Carlotta e Mara avevano un sogno nel cassetto cioè quello di diventare due archeologhe famose,l’unico ostacolo era il fatto che abitando in un paesino cos’ì piccolo il lavoro che ti aspetava da grande era quello di pastore o contadina. Un bel giorno le due ragazze uscirono e andarono al parco di Santa Vittoria e giocando a nascondino Mara cadde in un buco profondissimo. Carlotta non si accorse di nulla fino a quando,cercando Mara,sentì delle grida provenire dal buco però non poteva fare niente perchè non aveva nè una torcia nè una corda per tirarla fuori.Riuscì però a rubare la torcia al custode del parco ed entrò anche lei nel buco.
    Mara grido: “Ma perchè sei scesa potevi restare sù e chiamare aiuto!!!” Carlotta dispiaciuta rispose ” Scusa non ci ho pensato.Guarda c’è un sentiero possiamo seguirlo,ci porterà fuori da quì e poi ritroveremo la strada di casa.” Le due ragazze seguirono il percorso fino ad arrivare in un punto dove c’èrano delle case strambe fatte con dei massi uno sopra l’altro.Erano finite in un villaggio dei tempi antichi,erano finite nel villaggio di Santa Vittoria un villaggio che è stato ricercato dai più grandi archeologi sardi.
    Carlotta e Mara consapevoli di quello che avevano scoperto volevano tornare indietro e avvisare tutti ma Carlotta,propose di visitarlo e vedere com’era organizzato un villaggio antico.
    Cammina cammina trovarono un pozzo su cui era inciso in dialetto “Sa funtana sacra” ossia “Pozzo sacro”. Carlotta ne aveva già sentito parlare infatti quel pozzo veniva usato per fare i sacrifici usando gli animali.
    Dopo una stancante camminata arrivarono in un punto isolato in cui c’era solo un monumento a forma di semicerchio fatto anc’esso di pietra con dei ripiani su cui le personi si sedevano.Con una incisione sopra:”Sa corti de su capu” cioè “Corte del capo”. In questo posto gli abitanti più importanti del villaggio facevano delle riunioni sulle amministrazione del popolo.
    Carlotta e Mara visitarono tutto il villaggio e sfinite si chiedevano se qualcuno sarebbe mai venuto a salvarle, prima che si facesse notte.
    Per fortuna i genitori delle due ragazze vennero insieme alla polizia a cercarle,trovarono la torcia che Carlotta aveva perso accesa dentro il buco.Presero una corda dal guardiano si calarono nel buco e seguendo il sentiero si trovarono le due ragazze. Carlotta e Mara divennero le più famose archeologhe di tutta la Sardegna per aver trovato un villaggio ormai creduto una fantasia. Tuttora a Serri dopo la morte di Carlotta e Mara stanno ancora scavando per scoprire se ci sono dei nuovi monumenti.
    (Questa storia è stata fondata su un posto che esiste veramente e che si trova a Serri in Sardegna,in realtà Santa Vittoria l’ha scoperta Taramelli un archeologo che è morto.) 😀

  • Mask scrive:

    IL BAMBINO DELLE CARTE

    Non tutti sanno che c’è un bambino di New York, il quale colleziona svariate carte; è temuto da edicole, negozi di giocattoli e cartolerie.
    Il bambino entra e va subito nel posto dove vengono esposte le carte e guarda se c’è il mazzo o la bustina che gli può interessare.
    Quando vede il venditore gli chiederà delle carte che forse non esistono tipo:”Mutotti, Isendor, Eges, Inzichimal”.Il venditore cercherà tappertutto anche nel magazzino spostando scatole e scatoloni per cercarle, finchè non gli verranno crampi alle braccia e acido di mucca; intanto il bambino analizza minuziosamente tutte le bustine senza tralasciarne nessuna.
    Il venditore disperato e indolenzito non ne può più di quel bambino.
    Dopo qualche ora il bambino chiede al negoziante, distrutto, se per caso sa quanto costa una bustina di DinofrozTribue, quelle con dentro i pupazzetti di dinosauri; il negoziante a fatica cerca sulla scatola il costo della singola bustina che è 1$.
    Il bambino inizia a svuotare le tasche, una biglia, un foglietto, una caramella, una moneta di plastica, un fazzoletto vuncio e finalmente ecco 50centesimi, li guarda e mostrandoli al venditore chiede se per caso sa quale bustina di carte costa 50centesimi.
    Il venditore bianco dalla paura (di dover cercare le carte) decide di svendere la bustina di DinofrozTribue al bambino.

    Bene! Proprio un buon racconto. :-)

  • Gigia scrive:

    Verona una città sorprendente

    Verona è una città meravigliosa, non l’avrei mai detto se non ci fossi stata.
    La sua arena è molto bella e gli abitanti del posto la rispettano vista la pulizia, ma la cosa divertente è mettersi proprio nel suo centro e iniziare a recitare. Io l’ho fatto con la mia amica Alessandra mentre tutto intorno a noi rimbombava.
    La parte più emozionante è stata quando siamo andate a visitare la casa di Gulietta, non pensavo che la storia fosse vera, pensavo che Shakspeare se la fosse inventata.
    Quando ho fatto la foto sul faoso balcone di Giulietta mi sembrava di essermi calata nella sua parte anche se sotto c’erano mia madre e la madre della mia amica insieme a una marea di sconosciuti.
    Sono stata anche molto fortunata a venire in un periodo di festa perchè così ho potuto vedere come passano le giornate festive i veronesi: tutti per negozi bellissimi, vie che è difficile trovare a Milano e bancarelle piene di dolci.
    La cosa che mi ha sorpreso più di tutto è stata non trovare il pandoro gastronomico, essendone la patria; quando lo abbiamo chiesto ad una pasticcera lei ci ha risposto:”Non troverete mai l pandoro nelle pasticcerie, se proprio lo volete dovete andare a comprarlo al supermercato”.
    Anche se quella risposta non mi era piacita affatto e non era anche vera perchè alla fine a fatica lo abbiamo trovato, comunque rimango dell’idea che Verona sia una città italiana fantastica.
    Mentre ero ì mi è sembrato di essere in altre città contemporaneamente, per esempio l’arena mi ricordava Roma, gli alti campanili e le torri a Siena e il ….mi ha fatto pensare a Parigi insieme al freddo naturalmente.
    Ho visitato anche altri monumenti, vie e giardini ma raccontarvi tutto non sarebbe giusto, vi toglierei tutta la sorpresa.
    Spero di avervi fatto venir voglia di andarla a visitare anche perchè dista pochisimo da Milano.

    Eh si..proprio bella Verona!!! Grazie del racconto :-)

  • Gigia scrive:

    IL RICORDO Più STRANO DELL’ESTATE Più BRUTTA DELLA MIA VITA

    Sarebbe state l’estate più brutta della mia vita, me lo sentivo. L’unica cosa che dovevo fare era sperare che tutto si sarebbe aggiustato. “Sofia ti voglio bene”, ecco ciò che aveva detto mia madre prima di morire e, lasciandomi la mano, ha chiuso i suoi begl’occhi. In quel momento ho sentito il mondo cadere alle mie spalle e mentre mi giravo per seguire mia zia la voce di mia madre rimbombava come un’ eco nelle mie orecchie.
    Sapevo che dovevo rimanere con mia zia solo un’estate perché mio padre era troppo occupato, aveva sempre la testa nei documenti da firmare ed era caduto in una grande depressione e questo mi faceva soffrire più di tutto.
    Zia Desy aveva una figlia, Lucia, una bambina molto dispettosa, faceva scherzi di continuo, a tutti: adulti, bambini persino gli animali; ma a vederla nessuno avrebbe potuto dire che era una piccola diavoletta, aveva delle guanciotte sempre sorridenti e degli occhi molto grandi di un azzurro mare che quando gli li guardavi sembrava di nuotare nell’oceano Pacifico.
    Le valigie ormai erano pronte, loro abitavano sul mare in una casetta molto graziosa, bianca con delle decorazioni a conchiglia, ma la cosa che mi piaceva di più della casa era il giardino: poteva contenere una piscina enorme. ma A mia zia non piaceva questa idea, a lei piaceva alzarsi presto ed andare in spiaggia per vedere l’alba, alzarsi dal mare come facevamo con mia madre.
    Appena arrivata sono rimasta molto stupita come ogni anno quando vado in posto, seppure ogni estate trovo sempre qualcosa di diverso che mi stupisce; forse è per l’emozione di essere tornata anche se con una persona in meno.
    Zio Ben, invece, il marito di zia Desy sarebbe rimasto a far compagnia a mio padre.
    Al mare avevo una mia camera, era piccola, aveva dei muri alti colorati di verde; quel colore mi faceva ricordare molto i grandi parchi che c’erano dove abitavo.
    Depositai la mia borsa sul letto, avevo voglia di urlare al mondo, ma alla fina mi calmai. Stavo per prendere il cellulare quando qualcuno entrò nella mia camera, mi girai e non vidi nessuno. All’inizio pensai che avessi avuto solo una piccola allucinazione, aveva detto il dottore che poteva capitare quando una persona perdeva qualcuno, perciò non me ne preoccupai un granchè. Passarono i giorni ma c’era qualcosa che non andava: quando andavo in spiaggia a fare il bagno lasciavo la camera in un modo e quando invece tornavo era diversa, come se qualcuno avesse spostato le cose.
    Avevo il forte sospetto che fosse mia cugina, allora un martedì molto caldo decisi di lasciare la telecamera accesa tra due cuscini e un mucchietto di soldi sopra la scrivania, saranno stati circa 50£, ma non l’avrei fatto se avessi saputo cosa successe in seguito.
    Aspettai per più di un’ora e poi sentii dei passi nella mia stanza e subito come se fossi stato un ghepardo mi diressi in camera e là sul mio letto, dove credevo che avrei trovato Lucia, c’era un cane e indovinate cosa stava facendo? Stava mangiando i miei soldi! Ma guardando meglio mi accorsi che erano di più di quelli che avevo lasciato sulla scrivania, il furbone mi aveva preso dei soldi ogni giorno e io non lo avevo neanche notato e proprio adesso che gli li avevo ritrovati tutti, senza parlare delle altre cose che avrei trovato andando a cercare nel suo stomaco, avevo perso tutto.
    Il cane quando mi vide saltò subito giù dal letto e con un gran balzo arrivò sino alla finestra da cui poi saltò giù.
    Quella fu l’ultima volta che vidi il cane perché per tutto il resto dell’estate non si fece più vedere.
    Non mi era mai capitato, neppure quando ero piccola e avevo un piccolo e tenero cagnolino; forse era per quello che avrei voluto rivedere il cane, perché sarebbe stato come rifare un tuffo nella mia vita passata dove in quel periodo avrei voluto essere perché quando sei piccola il mondo ti sembra sempre fantastico!

    Bene! :-)

  • Giuly scrive:

    Oggi non era un giorno come tutti perchè dovevo andare a fare la vaccinazione che era una cosa che mi terrorizzava .
    Erano le sette del mattino e io e mia mamma salimmo in macchina per andare all’ospedale. Durante il tragitto, continuavo a fare a mia mamma domande e domande su come si svolgeva la vacinazione. Speravo di trascorrere più tempo possibile fuori da quella stanza maledetta .
    Eravamo arrivate e, camminando lentamente, ci ritrovammo fuori in corridoio ad aspettare il mio turno . Continuavo a fissare la porta ed ad un tratto essa si aprì e ne usciì la l’ infermiera che nominò il mio cognome. Subito entrai, la stanza odorava di medicina che mi faceva venire il vomito e la prima cosa che mi venne all’occhio furono gli aghi delle siringhe. Gentilmente l’ infermiera mi fece sedere sopra un lettino ricoperto di carta, mi disse di scoprire il braccio in qui con cui non scrivevo . Lei si girò e io incominciai a sudare dal terrore, le mani mi tremavano e il cuore mi batteva all’impazzata . Era pronta con la siringa in mano che pronunciava la parola che non ci tenevo a sentire: “Posso andare dottoressa?” disse lei e la dottoressa le disse sfortunatamente di si . Vedevo la sua mano avvicinarsi al braccio quando afferrai con disperazione, voltai la testa e strizzai gli occhi mentre sentivo delle gocce di sudore scendere velocemente dalla fronte e poi al collo . Silenzio .
    Ho finito – disse la l’ infermiera .
    Non avevo provato male ma paura; e nonostante provavo sempre paura .

    Brava Giulia. Ricordati solo, come ti ho già detto, di non lasciare lo spazio prima della virgola o del punto, ma solo dopo. Guada le mie correzioni..poche cose ma importanti.
    Il racconto rende molto bene l’idea della tensione. Continua a scrivere!

  • Mask scrive:

    Avrò provato 20 passuord.non andavano mai bene ma finalmente ce l’ho fatta.
    ciao a tutti

  • Mask scrive:

    Oggi 3 Dicembre sono riuscito ad entrare nel blog.
    Incredibile !

    Grande Mask! Ben venuto nel gruppo!

  • Margy98 scrive:

    Scusi prof se il testo le lo scrivo ora ma prima non riuscivo a scriverlo perchè cliccavo su aggiungi commento ma non mi dava l’oppurtunità di scrivere allora non ce l’ho fatta.

    UNA SERA A CASA DA SOLA

    Una sera di sette mesi fa ero rimasta a casa da sola perchè mia madre era uscita a cena con le sue amiche e mio padre stava per rincasare.
    Ero in cucina con la luce accesa, seduta sulla sedia, con i brividi alla schiena, le mani che mi tremavano, ero terrorizzata. Iniziai a fischiettare per alleggerire la tensione che aleggiava nella casa. Andai in salotto, accesi la televisione per tranquillizzarmi ma non funzionò perchè ad un tratto sentii un rumore molto forte che mi spaventò. In quel momento avrei voluto essere con i miei genitori!!
    Ero immobilizzata, la paura mi paralizzava. Con molta attenzione andai nello studio buio e freddo della casa e presi una torcia; a quel punto andai nella direzione del frastuono che avevo sentito,veniva dalla mia camera. Entrai con la luce spenta e accesi la torcia. Vidi delle ombre bianche e gialle che andavano avanti e indietro sul muro e la sedia con su appoggiati i miei vestiti mi sembrava un uomo nero. Sorpassando queste paure, mi concentrai sul rumore che avevo sentito e con molta cautela andai avanti di qualche passo; arrivai alla gabbia dei miei porcellini d’india quando sentii ancora quel rumore: guardai la gabbia di Coulotte e vidi lui con il piattino del mangiare tra i denti che lo sbatteva e lo riprendeva perchè voleva del cibo. A quel punto capii da dove proveniva quel rumore e mi sentii tranquilla.
    Dopo dieci minuti arrivò mio padre e gli spiegai questo buffo fatto. Ogni sera da quel giorno il mio porcellino d’india chiede da mangiare, sbattendo il piattino e se non me lo aspetto non mi spavento perchè capisco che è lui che ha fame!!

    Bene! Buon racconto

  • Des98 scrive:

    LA MATTINA SENZA NESSUNO
    Un giorno, più precisamente una Ddomenica mattina, mi svegliai e infilai i miei piedi nelle mie ciabatte blu con delle righe azzurre.
    Ero un po’ assonnato e camminavo come uno zombie in decomposizione.
    Stavo camminando lungo il corridoio per arrivare in cucina. La mia cucina non è gigantesca, ha un frigorifero subito a sinistra, la lavatrice appena a destra con sopra delle antine e dei pensili scolapiatti, sotto i pensili i quali c’è il lavandino e successivamente c’è i fornelli e il forno, dopo il frigorifero c’è un tavolo di legno e dopo il tavolo ci sono due armadi.
    Appena entrai in cucina mi svegliai di botto dallo spavento, mia mamma e mio papà non c’erano; mi spaventai perchè di solito mamma e papà si svegliano molto prima rispetto a me, quindi per me era anormale non vederli di mattina.
    Andai a vedere guardare nella camera dei mie genitori, ma non c’erano, in quel momento mi immobilizai.
    Spaventato, corsi verso la mia camera, in tanto intanto pensavo a cosa poteva essere successo ai miei genitori, sapevo che non erano usciti perchè, conoscendo mia mamma mi avrebbe lasciato un biglietto. Mentre pensavo a questo sbattei la testa contro la porta aprendola, in quel momento ero veramente spaventato, ero pietrificato dalla paura, anche mio fratello non era a casa.
    (Dato che ero piccolo inziavo a pensare a cose come un alieno ha rapito tutti i miei parenti, sono morti tutti o cose del genere). L’unica stanza che mancava è era la sala, allora corsi davanti alla porta, con cautela sganciai la portal’aprii e come nei film polizieschi le tirai un calcione alla porta aprendola, in tanto intanto sentii :”TANTI AUGURI!!!” Erano i miei genitori e mio fratello.
    Finalmente un respiro di sollievo, per fortuna era solo una festa a sorpresa, ma se ci fosse stato veramente un pazzo assassino???

    Molto meglio questo testo di quello letto in classe. Ci sono però ancora degli errori anche di costruzione nelle frasi. Dai un’occhiata alle mie correzioni. Secondo me, puoi lavorare di più sui dettagli.

  • acabxheartx scrive:

    Paura…

    Un brutto scherzo

    Una sera andai a letto e quando mi svegliai per andare in bagno non vidi mio padre come al solito guardare la TV. Booh, pensai fra me e me, ora vado in bagno poi controllerò se è andato a dormire ma…..quando andai in camera non c’era nè lui nè mia madre. Allora corsi a controllare in cameretta e non trovai neanche mio fratello………
    Ero lì solo in una casa che in quel momento mi sembrava un campo di grano, immensa, senza un un’ ombra di vita e immobile. I minuti passavano talmente lentamente che mi sembravano ore.
    Urlai. Mi misi a piangere, non sapevo cosa fare.
    All’ improvviso si accende una luce nello sgabuzzino e salta fuori tutta la mia famiglia!!!
    In quel momento non sapevo più che sentimenti provare:
    paura, sollievo, gioia o odio per questo scherzo così crudele nei confronti di una bambino di appena sei anni.

  • J.Page scrive:

    Ero sceso in cantina per riprendere la lettura di un fumetto; a me piace leggere i fumetti in cantina seduto su di un vechio materasso.
    La mia cantina è divisa in due parti: in una teniamo la legna e nell’altra ci sono le bottiglie di vino e i barattoli di sugo di pomodoro che facciamo durante l’estate. Inoltre, nella stanza del vino c’è una porticina in vetro ed in alto c’è una grata da cui filtra un po’ di luce che passa dal vecchio zerbino che è nel mio cortiletto di pietra.
    C’è un forte odore di muffa e le pareti sono quasi bagnate; qualche topo sicuramente c’è e di rospi ne ho visti due o tre; ho visto entrare anche una biscia. La lampadina manda una luce molto affievolita, sta lì da anni e qualche volta si spegne. ” Dove avrò messo il fumetto….?” penso io, quando a un tratto la luce si spegne. “Ci mancava solo questa “, penso. Ad un taretto tratto sento sbattere la porta in vetro contro il muro, e uno spiffero mi fa rabbrividire. Cerco a tentoni il tavolo, ma inciampo sul materasso che c’è a terra e cado. Avevo messo le mani avanti per istinto e me le ritrovai bagnate di qualcosa di molto puzzolente e abbastanza denso; mi rialzo e cerco di pulirmi dal liquido che avevo sulle mani senza alcun risultato. Continuo a tentoni a cercare il tavolo, sento qualcosa che passa velocissimo vicino ai miei piedi, sobbalzo e attretro, incespicando per lo spavento. “Ecco il tavolo, il fumetto dovrebbe essere quà vicino ……eccolo, finalmente l’ho trovato.
    Corro velocemente in direzione della porta e me la chiudo alle spalle con un gran sollievo.

    Bene J.Page. Il testo mi piace ed è corretto. Attento agli spazi: uno spazio dopo il punto o la virgola; nessuno spazio prima della virgola e neppure quando apri le “”. Li ho corretti io nel testo ma ricordatene per i prossimi commenti.

  • Lamilly scrive:

    (scusi prof ma quello è metà testo è e che mio fratello, per dispetto ha cliccato invio e..va be lìho locontinuo qui sotto)
    Scesi dal letto e con cautela mi avvicinai alla porta, quando l’aprii vidi che era…..il GATTO.
    allora io e mia cugina ci mettemmo a ridere.
    P.S(prof. le continuo la storia per farla ridere un po’)

    La mattina mia cugina si svegliò prima di me. Quando iniziai ad aprire gli occhi intavidi una faccia tutta marrone con dei due enormi occhi gialli, senza pensare che era il gatto, mi misi ad urlare e mia cugina a ridere.
    Allora, alzandomi guardai mia cugina e mi misi a ridere anchio anch’io.

    (Mi scusi prof. ma all’inizio ho usato il passato e l’imperfetto insieme)

    Grazie Lamilly, in effetti mi hai fatto proprio ridere. Attenzione però a non fare erroracci. Dai un’occhiata alle mie correzioni.

  • Lamilly scrive:

    11 NOVEMBRE 2009….
    Me l’ho lo ricordo ancora quell’11 novembre: andai a dormire da mio zio con mia cugina, dopo mangiato andammo in sala e guardammo un film con lo zio e la zia,. Finito il film io e mia cugiana andammo in camera e giocammo per un po poi andammo a letto, mentre parlavamo sentivamo dei rumori e ma nessuna delle due voleva andare a vedere. Venivano da dietro la porta. Allora decidemmo di andare insieme e….dietro la porta non c’era nessuno;. Tornammo a letto e subito dopo due secondi ritornarono quei rumori, io dissi: – Adesso basta,vado a vedere cosa o chi è. –

  • Patissimo98 scrive:

    UNA NOTTE…
    Una notte ero tranquillo nella mia stanza da letto, che è molto buia, ma all’improvviso ho sentito un rumore proveniente dall’anticamera e ho avuto la sensazione che qualcuno fosse entrato e stesse rovistando tra i cassetti del mobile.
    Mi sono spaventato tantissimo e per colpa di questo non sapevo cosa fare, se andare ad avvisare i miei genitori o prendere la racchetta da tennis nell’armadio e farmi avanti nell’oscurità.
    La stanza era completamente buia neanche un filo di luce e avevo una paura terribile che il ladro, passando silenzioso, mi aggredisse.
    Vedevo solo l’ombra del letto di mio fratello e i poster dei calciatori che sembravano fissarmi consigliandomi cosa fare.
    Dopo aver riflettuto, ho scelto di farmi avanti, ma una sensazione che mi ha colpito subito è stata quella dell’indecisione.
    Oltre a questa sentivo un odore di terra bagnata, ho avanzato piano piano ma all’improvviso ho visto due occhi gialli che spiccavano nel buio e mi fissavano; . Dalla paura ho sentito quella sensazione in cui i piedi si incollano al terreno e non sai più cosa fare e pensare.
    Ho chiuso gli occhi per un momento per decidere cosa fare e quando li ho riaperti ho sentito il gatto strusciarmi sulle gambe e allora ho capito che era stato lui a rovesciare le piante che aveva innaffiato la mamma.
    Più tranquillo sono ritornato a letto ma con un grosso spavento.
    Ora la stanza mi sembrava meno buia e i calciatori sembravano cheavessero smesso di fissarmi.
    Ho guardato Ale dormire tranquillo nel suo lettino, ho pensato: “Che fortuna!” e mi sono riaddormentato.

    Bravo Andrea. Il testo è corretto in tutti i sensi: per contenuto e per sintassi!

  • Mumu scrive:

    L’ONDA VIOLENTA.
    La mia più grende paura è quella di affogare.
    Mi trovavo a Rimini per le vacanze estive, ero in spiaggia con i miei amici e la mia famiglia. Solo che il cielo era nuvoloso e di conseguenza il mare era mosso, per giunta c’era anche molto vento.
    Io e i miei amici non ci pensammo due volte a buttarci in acqua ed ad andare dove quasi non toccavamo, dove vi erano le onde più alte e violente.
    Mentre nuotavo qualcosa mi pizzicò il dito del piede e, pervasa della curiosità, fui costretta ad andare sotto a vedere visto che l’acqua era nera e da fuorinon si vedeva nulla oltre quello strato oscuro.
    Mi tuffai senza accorgermi che stava per arrivare un’onda gigantesca.Sotto quello strato scuro d’acqua regnava la pace e lì si poteva vedere tutto chiaramante,si potevano distingere i pesci e vedere i giovani granchi passeggiare sulla sabbia:
    “Quindi è stato un granchio a pungermi!”, pensai.
    Tornai in superficie, accecata dal buio, non vidi la grande onda e fui travolta. Non capivo cosa stette stava accadendo, non avevo la forza di aprire le palpebre e mi sentivo oppressa dalla paura. Sentivo il mio corpo diventare più pesante.
    Intanto, in superficie, era tornato il sole e la mia amica Lidia si era accorta che non c’ero, allora aveva avvisato gli altri.
    Si era buttata in mare e, mentre mi cercava, vide uno strano luccichio. Incuriosita andò a vedere, era il mio braccialetto argentato che aveva riflettuto la luce del sole.
    Ero al limite della forze stavo per abbandonarmi alle onde quando una mano mi trascinò a galla. Lidia mi mise sulle sue spalle e mi portò a nuoto fino alla riva. Io caddi dolcemente sulla sabbia e iniziai a tossire a causa dell’acqua salata del mare. Al mio risveglio vidi Lidia, i miei amici e la mia famiglia piangere, sapevo che stavano piangendo perchè pensavano che sarei fossi morta così dissi:
    “Ci vuole ben altro per togliermi dai piedi!”.
    Lidia mi abbracciò e anche dai miei occhi uscirono delle lacrime, ma le mie erano di gioia per non aver perso tutto ciò che avevo di più caro al mondo.

    Lavoro ben fatto Mumu! Anche a te ricordo di stare attenta agli spazi: uno spazio dopo il punto o dopo la virgola, nessuno spazio prima della virgola.
    Spero che tu abbia imparato qualcosa da questa avventura!

  • Brik scrive:

    Ero in camera mia, c’era un buio pesto. Avevo la gola secca e quindi una gran sete. Mi sono alzato per prendere l’acqua in cucina. Ero sceso dal letto a castello e, dopo pochi passi, ero in anticamera. La mia casa è piccolina, di conseguenza anche l’anticamera. Ma quella notte, quel corridoio sembrava più lungo e più buio del solito. Più camminavo, più le ombre si rimpicciolivano e il lontano suono del tic tac dell’orologio si diffondeva in ogni suono angolo. Sudavo, avevo paura. L’odore di polvere e vecchio del tappeto si faceva intenso. Avevo i brividi alti come montagne e quel continuo tic tac mi inquietava. Intanto, dalla finestra, un’improvvisa ombra disegnata da una luce mi saltò all’occhio. Mi sentivo strano, mai provata tanta paura. La mia gola sembrava farsi ancora più secca, quasi da chiudersi. In quell’istante, ancora quel maledetto tic tac mi risuonava in testa. Ed è in quell’istanteche sentii un rumore di passi che mi si avvicinava da dietro. Avrei voluto gridare, ma un blocco di paura e di gelido spaventoso mi attraversò la schiena. E……sembrava quasi che avessi un coltello nella schiena, era caldo ma allo stesso tempo freddo. Ma no, era solo la mano di mio padre che mi chiedeva se avevo sete.
    Finalmente quel tic tac era sparito e mi sentivo più tranquillo.

    Bravo Brik! Bel racconto e in linea con quanto richiesto e detto in classe. Ti ho “sistemato” una frase che secondo me non andava tanto bene. Dai un’occhiata.

  • Gianmix scrive:

    Tutto incominciò quando avevo quattro anni, ero all’asilo ovviamente. Era una bellissima e tranquilla giornata di febbraio, le foglie cadevano lentamente, sembravano fiocchi di neve con colori giallastri. La maestra Celeste disse che ci voleva portare in unaun nuova stanza,.Strano! Pensavo di averle viste già tutte.
    Presi il mio triciclo rosso e, dietro alla maestra, ci avviammo nel luogo indicatoci. Vidi una un’ enorme porta piena di polvere e chiodi arrugginiti. Entrai e vidi una immensa sala piena di giocattoli che intravedevo a malapena perchè non si era ancora accesa la luce. Qualcosa come un sesto senso mi diceva che dovevo girare la testa a sinistra, avevo molta paura perché a sinistra c’era il buio totale. Un brivido mi passò dietro la schiena, in quel momento non capii cosa era quella strana figura lugubre. La maestra accese la luce ed ecco vidi un…BAMBOLOTTO IMPRESSIONANTE con la pelle che sembrava come quella di un bambino appena nato. In quell’istante la luce delle lampade mi accecò gli occhi disturbandomi la vista. Non capivo più niente, il bambolotto, il buio ed il contrasto della luce accecante mi suscitarono qualosa che diceva di…scappareee. Corsi a più non posso, vedendo le ombre dei bambini che a me sembravano ancora il bambolotto raccapricciante.
    Mi ritrovarono dentro lo sgabuzzino tutto tremante. Quella giornata me la ricordo come se fosse accaduta ieri.

    Ok Ginamix. Questo testo è meglio del primo fatto in classe. Ti ho corretto: accenti, una doppia e in alcuni punti la punteggiatura. Ricordati di lasciare sempre uno spazio dopo il punto o dopo la virgola, mai prima della virgola.

  • Fabi scrive:

    IL PICCOLO FEDERICO ABITAVA IN UNA BAITA SOPRA UN’IMMENSA COLLINA POPOLATA DA ALTRE DUE CASETTE. DI NOTTE LA COLLINA SEMBRAVA CHE SI TRASFORMASSE IN UN MOSTRO CHE SI VOLESSE MANGIARE LE CASE. UNA SERA IL PAPà DI FEDERICO GLI ORDINò DI ANDARE IN CANTINA A PRENDERE IL VINO, LUI CONVINTO RISPOSE DI SI PERCHè PENSAVA:COSA MAI POTRà SUCCEDERE IN UNA CANTINA. SCESE CON CALMA LE SCALE, ASCOLTANDO I CIGOLII CHE PRODUCEVA CON I SUOI PICCOLI PIEDINI SU QUEL VECCHIO LEGNO AMMUFFITO E GELIDO. ARRIVò IN CANTINA;:C’ERA UN BUIO TOTALE, I SUOI LENTI PASSI RIMBOMBAVANO NEL SILENZIO E SI SENTIVA UN ODORE STRANO. ERA QUELLO DELLA MUFFA SULLE GRANDI E GELIDE PARETI DELLA CANTINA. UN GRANDE BRIVIDO PERCORSE LA SCHIENA DEL BIMBO,INCOMINCIò AD AVERE FRADDO, FORSE IL FREDDO ERA DOVUTO ANCHE UN PO DALLA PAURA. SI SENTIVANO LE UNGHIETTE DEI TOPI GRATTARE SUL PAVIMENTO DI PIETRA. PER RIPRENDERE LA CALMA FEDERICO SI APPOGIò CON LA SUA MANO AL MURO MA APPENA LE TOLSE GLI RIMASERO PIENE DI RAGNATELE E BAGNATE DALL’UMIDITA CHE C’ERA SUI MURI. FEDERICO SI SENTIVA IN PERICOLO, NON RIUSCIVA A CAMMINARE, ERA COME SE AVESSE I PIEDI INCOLLATI AL PAVIMENTO. VOLEVA URLARE MA LA VOCE NON GLI USCIVA.
    IL PADRE INTANTO INCOMINCIò A PREOCCUPARSI E DECISE DI SCENDERE A VEDERE COSA STAVA FACENDO. IL RAGAZZINO, ANDANDO AVANTI A TENTONI E RIUSCì AD APRIRE UNA PORTA, ENTRò E A CASACCIO CERCAVA QUALCOSA A FORMA DI BOTTIGLIA. ANDAVA AVANTI MA QUANDO UN RUMORE LO SORPRESE RIMASE FERMO E. POI UNA LUCE GLI SI FICCò NEGLI OCCHI, UN OMONE GRANDE E ALTO LO OSSERVAVA. POI SI PUNTò LA TORCIA VICINO ALLA FACCIA E COMICIò A RICONOSCERE SUO PADRE CON LA PILA. LUI TORNò SU DOVE C’ERANO LE CAMERE E ANDò AD ABBRACCIARE SUA MADRE E IN TESTA PENSAVA CHE IN CANTINA NON AVREBBE PIù MESSO PIEDE.

    Cara Fabi perché scrivi in maiuscolo? La prossima volta meglio un tradizionale minuscolo con lettere maiuscole al posto giusto. In questo modo forse non ti perdi gli accenti delle ultime lettere! :-)
    Attenta alla punteggiatura: usa di più punti e virgole per separare le frasi o fare delle pause. Ricordati di lasciare uno spazio dopo il punto e dopo la virgola; la virgola, invece, è attaccata alla parola che la precede.

  • Gordigno76 scrive:

    Una notte terrificante

    Vi sembrerà strano ma da quando ho cambiato casa il luogo che mi fa più paura è camera mia, è una stanza arancione e azzura con aerei, macchine radiocomandate, tv, una play station , e un letto ovviamente; ed è quello che mi fa più paura, si proprio il mio letto arancione e nero.
    Infatti alla sera quando vado a dormire sento come dei serpenti che salgono dalla pancia fino alla bocca e incomincio a sentire caldo ed a pensare a cose sempre più strane tipo ladri o filmi horror che vidi da piccolo.
    Mentre mi giro nelle lenzuola ormai calde grazie alle per via delle goccioline di sudore che iniziavo inizio ad emanare ad avere, che scivolano scivolavano per tutta la faccia e che inseguito verrano vengono assorbite dal cuscino.
    Finalmente dopo due o tre ore riesco a prendere sonno e ad addormentarmi perchè so che il giorno dopo avrò una dura giornata da portare a termine.

    Non lasciare uno spazio prima della virgola che è attaccata alla parola che la precede; lascialo solo dopo la virgola. Attento ai tempi verbali.
    Infine, sei sicuro che questo fosse il miglior testo che potevi scrivere per rispondere alla consegna data in classe? Io ho qualche dubbio, soprattutto considerando che ne avevamo già parlato.

  • Fabri scrive:

    Tutto iniziò cosi: quando udii mia mamma che diceeva: ????????<>, io risposi di no. Mia mamma ribattè, dicendo che se non fossi andato a letto non sarei più uscitocon gli amici. A malincuore mi diressi in cameretta. Mi infilai sotto le coperte. Ccon il terrore, fissai la porta che mi sembrò un uomo armato, Preoccupato/Terrorizzato mi avvicinai di soppiatto e….. vidi che era l’attaccapanni con i vestiti sopra. Tornai in camera (non ci sei già?), chiesi la compagnia di mia sorella grande. Lei venne, mi disse che non dovevo avere paura del buio e con le sue parole finalmente sconfissi la mia paura: quella del BUIO.

    Un po’ scarsa la descrizione dell’ambiente e della paura. Non trovi? Attento mancano delle parole o delle specifiche (quale stanza?) che rendono il tuo testo debole. Perché non provi a rifarlo? Copi questo e fai le aggiunte in modo da rendere più chiaro e più avvincente il tuo scritto.

  • Giuly scrive:

    Titolo:”Ho paura di un luogo a me familiare…”.

    Sono a casa e sono le nove di sera e mia mamma mi chiede di buttare la pattumiera:”Ma non la può buttare Federico?”, le chiesi e lei disse di no. Allora mi misi le ciabatte, l cappotto freddo e con l’ombrello uscii a buttare la spazzatura. Eccola là,incominciai ad aver paura. Il rumore assordante della pioggia che batteva per terra, il buio pesto della notte e la puzza di marcio che proveniva dai bidoni e dal sacchetto che tenevo in mano e il nulla mi spaventavano.
    Arrivata alla casetta lanciai il sacchetto, cercando di fare canestro da fuori per non entrarci, ma non ci riuscii e cadde a terra senza che io avessi voglia però di raccoglierlo. Decisi di andare a casa quando ad un tratto vidi delle ombre scure sul muro:. Io chiusi gli occhi e rimasi ferma, pensando chi poteva essere.
    :“Vado o sto ferma?”, pensavo tra me e me, stringendo l’ombrello nella mano sudata. Dalla mano a tutto il corpo, incominciai a sudare e ad avere caldo. Silenzio.
    Presi coraggio e con il fiato in gola mi voltai.
    nNon c’era nessuno, ero salva. Non pioveva più e velocemente sgattaiolai in casa.

    Bene Giuly, ricordati però di lasciare uno spazio dopo il punto e dopo la virgola; non occorre lo spazio invece prima della virgola. Qui li ho corretti io ma tu ricordati di farlo nei prossimi commenti. Attenta al passato remoto: ti dimentichi le i finali.

  • Afrina scrive:

    Afrina l’assassina

    Questo racconto è ambientato in camera mia.
    Era il 23 Giugno. Mia nonna era venuta a casa mia dalla Puglia per passare le vacanze da noi. Io ero nel mio letto a dormire, raggomitolata sotto alle coperte.
    C’era buio pesto nella mia camera, accompagnato dal silenzio assoluto e da un leggero odore di chiuso. I vestiti buttati sulla sedia della scrivania sembravano strani fantasmi.
    Io ho una paura tremenda del buio, soprattutto nella mia camera. I mobili, la TV, mi danno l’idea di terrificanti “mostri” che sembrano veri.
    Ma non ho tanto paura di quelli.
    Io ho paura del buio soprattutto perchè non si vede niente e potrebbe entrare un ladro dalla finestra, o comunque potrebbe entrare qualcuno anche se non per forza un ladro.
    Fino a quel momento ero abbastanza tranquilla e priva di queste preoccupazioni.
    Ad un certo punto sentii il cigolio della porta. Era entrato qualcuno. Vedevo l’ombra che si muoveva, sembrava un uomo accovacciato. Ora sì che ero preoccupata!
    Presi un libro, in modo che avessi qualcosa da lanciare nel caso si trattasse di un ladro.
    Nel frattempo mia mamma si trovava in cucina e stava finendo di lavare i piatti che avevamo reso luridi per colpa della cena.
    Improvvisamente l’ombra si fermò e restò a fissarmi per un istante, poi cominciò ad avvicinarsi verso di me…
    Tremante di paura, scagliai il libro verso l’ombra. Presa in pieno! Subito dopo sentii un miagolio di lamento. Era il gatto di mia nonna!
    Accesi la luce. Filo( il gatto )era sdraiato a terra e sembrava in letargo, tutto rannicchiato. Povero! Pensai.Non l’avrò mica ucciso, vero?
    Il suo pelo nero come il carbone sembrava più spento del solito. Per fortuna quella piccola palla di pelo si riprese subito.
    Entrò mia madre in camera e mi domandò stupita dal fracasso:-Che è successo?-, .
    -Niente,niente-, e poi mi misi a ridere. Così tornai a dormire serenamente, pensando a quello che avrei fatto il giorno dopo.

    Bene bene Afrina. Il testo va bene. Anche per te vale quanto già scritto. Ho modificato io gli spazi ma ricordati di lasciare sempre uno spazio dopo il punto o dopo la virgola, mai prima.

  • Fabi scrive:

    prof scusi potrei metterli il secondo testo che o scritto visto che l’altro non è molto bello?

  • Saretta98 scrive:

    PAURA DEL BUIO

    Un giorno quando avevo 6 sei anni andai come al solito a letto alle 21.00.
    La mia camera illuminata da due luci provenienti dal soffitto non mi incuteva paura.
    Quando spegnevo la luce rimaneva una luce fioca proveniente dalla finestra del bagno.
    Ma quel giorno non fu così.
    La luce proveniente dal bagno non c’era, c’era una strana puzza e le bambole sul tavolo caddero una dopo l’altra.
    Io pensai auna coincidenza ma all’improvviso una strana cosa mi si avvicinò.
    Io Avevo il cuore a mille, non faceva caldo ma sudavo, si sentiva solo il rumore dei miei piedi sudaticci toccare il parquet.
    Camminai a tastoni finchè non giunsi a un oggetto molliccio, viscido che emanava una puzza infinita.
    Senza pensarci due volte lo lasciai, facendolo cadere a terra e corsi nel mio letto, rannicchiandomi sotto le coperte.
    Iniziai a riflettere sul da farsi.
    Dovevo riuscire a superare quell’immenso muro immaginario pieno di pericoli, poi sarei andata a chiamare mia madre.
    Pensai: ” Non posso chiamarla”, perchè se l’alieno puzzolente mi voleva rapire gridando mi avrebbe trovato.
    Mi rialzai, mi feci forza ma davanti a me una luce rossa mi accecava. Un brivido non di freddo ma di paura mi passò lungo la schiena, poi sentii quacodsa sotto i piedi e pensai di aver schiacciato un nemico, ma la battaglia non era finita.
    L’anta delll’armadio sbatteva, producendo un rumore acuto e fastidioso, corsi senza sapere dove andare perchè un immensa sagoma nera stava varcando la soglia; io gridai con tutto il fiato che avevo ma dopo pochi secondi rimasi senza voce.
    L’uomo nero si avvicinava, gli lanciai il cuscino, lui, allora pronunciò un verso di dolore, ma non si fermò.
    Lo sguardo si bloccò alla vista di qualcosa di lungo nella mano, un coltello forse.
    Ma nel preciso istante in cui credevo fosse arrivata la fine comparve la luce e la sagoma nera si trasformò in mio fratello, con in mano un telecomando per macchinine.
    Guardai incredula la mia stanza e vidi il macello più assoluto.
    Allora capii ogni cosa: la roba molliccia schiacciata era uno skifidol di mio fratello Andrea, la causa dello sbattere delle ante era la bambola Valentina che prima mi ero dimenticata di spegnere.
    La luce rossa era l’allarme che mamma aveva messo per la prima volta.
    Mio fratello tranquillo mi chiese in modo innocente: “Cosa c’è Sara?”. Ed io: “Niente”. Arrivò la mamma che si mise le mani nei capelli, vedendo com’era conciata la camera. Io da quel giorno in poi controllai tutta la camera stanza prima di dormire.
    Adesso che ho dodici anni e che ho capito che le camere non si trasformano in un mostro per addormentarmi chiudo gli occhi e immagino il mio futuro, addormentandomi con il sorriso sulle labbra.

    Brava Saretta98. Bel racconto; è piacevole da leggere e risponde a quanto discusso in classe.

  • Gigia scrive:

    prof solo una cosa, il racconto che ho messo segue la traccia di quello su cui mi ha scritto il voto perchè questo ha delle cose in più, il problema però e che l’ho scritto direttamente sul blog perciò ce l’ho solo qui.

    Nessun problema. Lo leggo da qui.

  • Gigia scrive:

    UNA SERATA CONFUSIONALE

    Oggi come tutti i giovedì sono rimasta a casa da sola, con mia sorella, mentre mia madre sarebbe andata a pilates. Non che mi dia fastidio, mi piace rimanere a casa senza che i genitori ti dicano ciò che devi fare.
    Siamo rimaste tutta la sera a guardare i soliti programmi televisivi che ci sono di solito su Disney Channel e poi ci siamo accoccolate sotto le calde lenzuola del letto della mamma.
    Io in quella stanza non ci entro molto spesso, ma lo trovo comunque un posto molto famigliare che mi fa sentire al sicuro perchè è il luogo nel quale venivo quando ero piccola dopo aver fatto dei brutti sogni per avere del supporto vicino a me,. Infatti, appena entravo, tutte le mie paure sparivano, perchè l’odore di dolce e il colore lillà delle pareti mi facevano calmare e mi davano l’impressione di essere in un mondo in cui le cose cattive o brutte non esistevano perchè là c’era solo l’amore, quello dei miei genitori.
    Per rilassarci dopo la faticosa giornata ci siamo messe a leggere un libro della scuola di mia sorella ma eravamo così stanche che a poco a poco non ce l’abbiamo più fatta e l’oscurità ci ha sommerso completamente, ritrovandoci in un mondo tutto nostro: quello dei sogni.
    Come tutti i sogni anche quello dopo un pò finisce, ma per me era ancora troppo presto. Infatti, avevo ragione, la cosa che mi aveva svegliato era lo scricchiolio della porta d’ingresso e poi il rumore di tante chiavi che sbattono una sull’altra: dovevano essere circa le 11:00 perciò a casa stavamo dormendo tutte naturalmente. Iniziai a sentire anche il rumore di passi, non erano veloci ma lenti come se quel qualcuno sapesse che in casa non c’era solo lui o lei, non sapendo io chi fosse; poi, all’improvviso, unombra si proiettò sulla parete davanti a me poco illuminata perchè la lampadina sul comodino alla mia destra era piccola e mia madre non l’aveva neanche fissata bene. perchè La luce si muoveva lievemente, perciò dava all’ombra un’aria più spettrale.
    La persona doveva essere a un paio di metri dalla stanza perchè a mano a mano che si avvicinava l’ombra si ingrandva sempre più.
    Vidi una mano scivolare sull’nterruttore e dentro di me si diffuse un panico terribile e poi subito dopo lo stupore perchè: davanti a me non c’era uno straniero ma mia madre che come niente fosse mi chiese:” Come è andata la serata?”.
    Io rimasi a letto inebettita senza rispondere e poi come se una lampadina si fosse accesa nella mia testa mi ricordai del pilates.
    Volevo correre ad abbracciarla ma sapevo che non potevo farlo perchè ero troppo stanca ed è per questo che dopo pochi secondi ero tornata nel mondo dei sogni anche se ancora un pò tesa per via delle sensazioni forti appena provate.

    Brava Gigia. Il racconto è scritto bene e con molti dettagli. Ti ho cambiato qua e là la punteggiatura. Ricordati di usare le virgole per fare delle pause e anche di dividere le frasi in modo che non siano troppo lunghe e “faticose”. Al posto del “perché” puoi usare anche altre espressioni e talvolta anche i :, come ho ho fatto io. Dai un’occhiata alle mie correzioni. Attenta: un vuole l’apostrofo quando è seguito da una parola femminile che inizia per vocale. Mi sa che questa cosa ce la siamo già detta!

  • Trottolina98 scrive:

    uUna cantina misteriosa

    Era una giornata calda, quando mio nonno mi chiese se potevo andargli a prendere la vernice in cantina, io accettai volentieri ma non tanto perché in io lì non ci volevo andare, ma per il nonno…..
    Scesi le scale e, mi diressi verso la cantina, aprii la porta ed entrai.
    Vidi che la luce era spenta, la accesi; le pareti erano bagnate, c’era un odore sgradevole di muffa e, guardandomi intorno, vidi un’ombra proiettata sul muro, sembrava un uomo, . Mi avvicinai impaurita e scoprii che era solo l’ombra di un pezzo di vetro rotto.
    Incominciai a sentire un brivido attraversarmi la schiena.
    Mi avvicinai alla cantina del nonno e pensai, per tranquillizzarmi, da che parte si doveva aprire la porta della cantina quando un rumore sospetto mi fermò: Eera la luce che cominciava a oscurarsi.
    Ancora quel brivido mi attraversò la schiena; il nonno non vedendomi rientrare incominciò a preoccuparsi.
    A un certo punto la luce se ne andò e rimasi al buio, cercai di orientandomi orientarmi, toccando il muro ma a un certo punto sentii una cosa molliccia attraversarmi le dita,. Mi spaventai e pensai che fosse un mostro e, visto che non si vedeva niente avevo più paura,; indietreggiai di colpo e finii per terra.
    Il nonno, preoccupato, era venuto a vedere se andava tutto bene, ma un botto improvviso lo fermò: la porta d’entrata di colpo si era chiusa. Dallo spavento incominciai a piangere ma all’improvviso una mano mi toccò la spalla: era il nonno che era venuto a cercarmi, rimise a posto la luce ed io mi tranquillizzai.
    Vidi sbalordita che la cosa molliccia che avevo toccato era la muffa, incomincia a ridere perché pensavo che mi fossi fatta delle illusioni false.
    Infine con l’aiuto del nonno prendemmo la vernice e lo portammo a casa.

    Bene Trottolina98. Ti ho fatto qualche correzione. Prova a guardarle. In particolare, stai attenta alla punteggiatura.

  • adminchiara scrive:

    Brava Angelica! Ti ho corretto qualche errore di battitura e ne approfitto per dirlo a tutti: fate attenzione agli spazi dopo i punti e le virgole! Non cedete alla tentazione di scrivere tutto di fila :-)

    Ora aspettiamo anche gli altri.
    Buona scrittura e buona lettura a tutte e a tutti

    la prof.

  • Angy scrive:

    Paura che fa brutti scherzi.

    Quando vado a dormire in cameretta ho paura del buio.
    Tutto ebbe inizio quando avevo cinque anni. Una sera mentre stavo guardando la televisione alle dieci arrivò mia madre che mi disse di andare a letto. A malavoglia andai in cameretta,mi infilai nel mio pigiamino caldo, abbassai le tapparelle e mi misi a letto. Mentre dormivo beata un rumore mi svegliò. Quando aprii gli occhi mi ritrovai in un mondo sconosciuto. Il buio più totale dove a malapena si distinguevano gli oggetti. Un pò di luce filtrava dalla tapparella abbassata.
    Sempre più impaurita decisi di accendere la mia torcia che tengo tuttora sul mio comodino. Mia madre che si era accorta della luce venne in cameretta e mi disse di spegnere e di andare a letto. Disperata misi la testa sul mio cuscino morbido. C’èra però qualcosa che non andava, tutti gli oggetti intorno a me avevano forme strane, come, ad esempio, la mia sedia che sembrava un uomo che continuava a fissarmi, perchè le luci della finestra facevano sì che la sedia avesse “gli occhi” e quando sentivo un rumore velocissimo che veniva da fuori, l’uomo apriva e chiudeva le palpebre. Senza fare troppo rumore andai nella camera dei miei genitori e svegliai mia mamma, chiedendole se potevo dormire con lei e papà nel “lettone”. Così tutta la notte la passai in loro compagnia.
    Adesso che ho dodici anni però non posso andare a dormire nel lettone, ci ho provato ma non ci stiamo più. Per cui cerco da sola vari modi per distrarmi dalla paura del buio,avendo capito che la sedia non era un uomo che mi fissava e che l’effetto dei suoi occhi che si chiudevano era dovuto alle macchine che passavano sotto casa mia.
    La sera quando vado a letto mi addormento, pensando a qualcosa di bello o canticchio una canzone nella mente fino a che non mi addormento.

  • Brik scrive:

    non vedo l’ora di consegnare il mio alla prof così me lo corregge e lo pebblico

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