Scrivete qui i vostri racconti creati immaginando di essere il protagonista del racconto di Calvino “La giornata di uno sciatore” o la ragazza celeste-cielo.

I fatti sono gli stessi, ma siete voi ad interpretarli, a viverli secondo il punto di vista di uno dei due.

3 Commenti a “Il nostro racconto di Calvino”

  • ⓛⓞⓥⓔM@Rg¥εïз scrive:

    C’era una gran coda allo skilift, ma come usavo di solito fare, non la feci e tirai avanti, su per il sentiero. Grazie alle mie pelli di foca non incontrai alcun problema salendo, eccetto un po’ di fatica all’inizio, per lo sforzo. La massa di gente in coda davanti allo skilift mi guardava stupita mentre con passo leggero mi dirigevo su, verso la montagna; mi guardavano straniti, pensavano che fossi pazza, soprattutto un ragazzo di corporatura robusta che mi continua a fissare e non staccava gli occhi da me. Accanto a lui, c’era un ragazzo con gli occhiali verdi, magro, minuto, semplice anche lui continuava a guardarmi, ma in modo diverso dall’altro, come se mi ammirasse.
    Continuai la mia salita, senza far conto di tutti quelli che mi guardavano. La giornata era meravigliosa, il sole splendeva, in alto nel cielo azzurro terso, la neve era bianca, bianca, di un bianco candido, tutto intorno era quieto, silenzioso, non si sentiva anima viva, fino a quando, arrivai in una specie di valletta in un sentiero in mezzo al bosco, dove passava anche lo skilift e con mia gran fortuna rincontrai la comitiva vista in coda all’attrezzo che mi schiamazzò dietro, compreso il ragazzo dagli occhiali verdi che pareva confuso alla mia vista, ma non ci feci conto e mi girai dall’altra parte.
    Finalmente arrivai in cima, tolsi dagli sci le pelli di foca e mi apprestai a scendere zigzagando per la pista. Gente che cadeva di qua e di là oppure che no riusciva neppure a stare in piedi. Ero tranquilla, mi stavo divertendo, mi fermavo, a volte, per studiare il percorso e decidere cosa fare, da che parte andare, quando dalle mie spalle sentii gridare:” Pistaaa! Pistaa!” si trattava della combricola di ragazzi che si trovava in coda allo skilift. Il ragazzo dagli occhiali verdi mi sfiorò, passandomi a fianco ad un’elevata velocità, quasi che se mi avesse colpito sarei caduta nell’immenso strato di neve, tanto che, dopo avermi sorpassato, cadde nella montagna di neve fresca, di faccia, procurandosi, secondo me, una gran botta al naso.
    Voleva forse farsi notare da me venendo giù a gran velocità per poi schiantarsi per terra? Beh, se era così, ci era riuscito, ma cosa voleva realmente? Mi sembrava quasi che mi stesse seguendo, ma forse mi sbagliavo ed era solo una mia impressione.
    Ripresi ad andare calma, come era mio solito fare, ammiravo il paesaggio dalla pista, cime delle montagne con una spolverata di bianco sulle punte più alte e il sole, che con i suoi immensi raggi gialli e dorati le illuminava.
    La compagnia di ragazzi mi continuava a seguire cercando di farsi notare, ma ogni loro esibizioni finiva con una caduta per terra o di faccia, o di schiena oppure di petto, se la cosa andava troppo male. Iniziò a cadere dal cielo pioggia mischiata a neve, era nevischio, sulla pista non si vedeva nulla e bisognava stare attenti a quello che si faceva o si rischiava di investire qualcuno, o nei casi più gravi, andare fuori pista. Arrivai in fondo e decisi di prendere lo skilift, l’uomo che comandava l’attrezzo era nascosto dal fitto nevischio che cadeva dal cielo quasi che non lo si vedeva più, di fretta e furia, con tutta la forza che aveva nelle braccia, trattene lo skilift per qualche secondo, il tempo necessario per far venire qualcuno e farlo salire. Mi ritrovai sullo skilift con l’insolito ragazzo minuto dagli occhiali verdi che mi fissava imbarazzato. Passammo metà del tragitto in silenzio quando io intervenni e gli chiesi:” Da dove vine lei?
    -“Milano..e lei?”
    -“San Mowritz, Svizzera…..finalmente arriva di nuovo il sole, menomale”
    -”Si, è vero, anche se ora non si scia molto bene con la neve fresca…”
    -”Già…ci arrangeremo, l’importante è sciare e divertirsi, poi ora che c’è il sole andrò oltre il colle”
    -”A fare cosa? Se posso osare..”
    -”Ad ammirare il ghiaccio e cercare di avvistare qualche animale, per esempio le lepri..”
    Questa fu la nostra conversazione fino a quando non arrivammo alla fine dove le nostre strade avrebbero preso ognuna la sua direzione, o almeno così io credevo. Arrivati a destinazione misi sotto gli sci le pelli di foca e mi apprestai a salire il ghiacciaio, per riuscire ad avvistare qualche lepre dal manto bianco candido. Il ragazzo mi venne dietro. Cosa voleva? Perchè mi seguiva? Forse mi aveva sentito parlare del ghiacciaio e lo voleva vedere anche lui, oppure veniva per me? In quel momento volevo sapere cosa gli passasse per la testa, per poi sapere anche come comportarmi.
    Lo sentivo annaspare dalla fatica alle mie spalle fino a quando non ci distaccammo, rincontrandoci in cima alla montagna. Mi tolsi il giubbotto, per il troppo caldo e me lo allacciai alla vita. Dopo qualche minuto lo vidi arrivare, distrutto dalla stanchezza e dalla troppa fatica. Scesi subito, senza neanche aspettarlo, mi buttai giù zigzagando sulle piste appena battute dagli spazzaneve, lasciandomi alle spalle tracce disegnate sulla neve dalla forma indecifrabile, scrivendo le linee della vita.

  • Gigia scrive:

    Dal punto di vista della ragazza:

    Quella mattina a parte qualche nuvola di passaggio, il cielo era sereno, tutto faceva presagire una stupenda giornata , così, indossai velocemente il mio bellissimo giubbotto color cielo e, prendendo gli sci mi diressi verso la funivia.
    La funivia però era piena di persone che chiacchieravano animatamente e che, per riuscire ad arrivare velocemente sulla cima per sciare spingevano da una parte all’altra, così, per godermi ancora di più la giornata decisi di salire fino in cima a piedi, non era la prima volta che lo facevo, conoscevo ormai il sentiero a memoria quindi, non sarebbe stato difficile salire.
    Mi piaceva camminare e, se usavo la funivia, era solo perché o ero stanca oppure perché doveva esserci poca fila, ma quel giorno sicuramente la funivia sarebbe stata tutto il tempo piena perché in fila c’era un numeroso gruppo di ragazzi, sicuramente con la scuola.
    Continuai a salire per un po’ finche non arrivai all’inizio della discesa, dove, con calma e leggerezza iniziai a scendere lentamente, studiando bene le mie curve in modo tale che fossero larghe come se volessero abbracciare tutta la pista, infatti, quando sciavo non mi piaceva andare veloce perché mi sembrava di perdere tutta la bellezza del momento, mentre invece, quando si va lenti hai il tempo di assaporare e osservare qualsiasi cosa.
    Alla fine della discesa mi sentivo euforica e spensierata e, non vedendo l’ora di tornare a sciare, rincominciai a precorrere il sentiero, stavolta però, affrettando il passo impaziente e, osservando invidiosa le persone che sciavano, tra cui riconobbi alcuni dei ragazzi che avevo intravisto davanti alla funivia, gli osservai sciare: erano tutti un po’ impacciati nei movimenti, due ragazzi cadevano spesso, mentre, gli altri, anche se, un po’ più bravi, scendevano giù ad uovo, rischiando molto spesso di prendere in pieno delle persone.
    Gli osservai a lungo, mi facevano ridere quei ragazzi impacciati com’erano, non riuscivo a togliere lo sguardo da loro mentre sciavano, solo quando qualcuno si accorgeva delle mie occhiate cambiavo direzione ridendo per la mia figuraccia e poi tornando ad osservarli quando ormai, erano lontani.
    Dopo aver finito di fare per la seconda volta la pista, essendo un po’ stanca decisi di prendere la funivia che aveva finalmente iniziato a svuotarsi, così, mi misi in fila e appena arrivata la funivia ci salii con un balzo leggero, accanto a me si sedette uno dei ragazzi che faceva parte, secondo me, del gruppo di studenti che erano venuti con la scuola.
    Mi misi ad osservarlo, non era brutto, anzi era carino anche se, un po’ buffo, aveva la faccia tutta rossa e continuava ad incastrarsi con gli sci, faceva veramente ridere ed ero curiosa di sapere qualcosa in più su di lui, così, quando fummo arrivati gli chiesi se volesse venire fin sopra la cima dove neanche la funivia arrivava, c’ero stata un paio di volte là, era veramente un bel posto da dove poter vedere tutto e decisi quindi, che il modo migliore per conoscere meglio quel ragazzo fosse di portarlo là sopra.
    Per tutto il tragitto mi continuai a girare verso di lui, era molto goffo e molto spesso scivolava per via del ghiaccio, era divertente osservarlo, ma era molto difficile trattenere le risate; alla fine dopo aver scambiato qualche parola con quello strano ragazzo, senza farmi vedere e il più velocemente possibile scesi giù fino all’inizio della pista dove, dopo essermi girata un attimo ad osservarlo, mi buttai giù, sciando e ridendo contemporaneamente.

  • The GIAMBI MAN scrive:

    Presi scii e bacchette (con la mia stazza assomigliavano a bacchette) ed iniziai a mettermi in fila per andare sullo skilift. La fila era lunghissima, stavo invecchiando, tutte quelle persone proprio oggi devono venire a sciare. Dai pullman, dalle auto, dalle case vicine, i ogni posto dove mi giravo a guardare vedevo gente arrivare a fare questa fila maledetta. Davanti a me vidi un ragazzino minuto con gli occhiali verdi, era un po’ minuscolo a guardarlo, delle manine piccole e di media statura. Non gli detti molto interesse, una persona mi fece risvegliare dalla noia continua ad aspettare la fila. Era una ragazza, molto bella e affascinante, con un cappuccio celeste-cielo. Come una scalatrice esperta salii sul fianco dello skilift, ai bordi della discesa, tranquilla senza usare ne scarponi hi-tech o roba varia, aveva la pelle di foca. Con il suo passo leggero e tranquillo andava allo stesso ritmo dello skilift. La fila mi distolse di nuovo dal osservare la strana ragazza, in lei mi affascinava solo il fatto di come poteva andare i salita con gli scii. Mancava ancora tanto dalla partenza e allora decisi di fare una cosa che anche se era scorretta amavo fare, superare la fila. Non era tanto semplice per la mia grandezza, pesavo 98 chili, tutti depositati sulle cosce e sulla pancia. Eccomi arrivato al mio “ lungo cammino”, ero arrivato allo skilift (anche se barando).Il mio compagno , casualmente, era il ragazzo dagli occhiali verdi, appena capii che dovevo salire con lui si rattristò. Occupavo molto spazio ma a lui non gli e ne importava niente, era intento a guardare la ragazza dal cappuccio celeste cielo, la ammirava con amore. Finito lo skilift scesi dalla collinetta tanto attesa non con molta grazia ma mi ero divertito lo stesso, se non pensavo che per fare un meraviglioso secondo giro dovevo rifare la fila.

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