“Chi sono?” è tratta dall’opera “Poemi” (1909) di Aldo Palazzeschi

Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
“follia”.
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
“malinconia”.
Un musico, allora?Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
“nostalgia”.
Son dunque… che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.

6 Commenti a “A. Palazzeschi: “Chi sono?””

  • Giuly scrive:

    Questa poesia mi piace perché l’autore usa gli oggetti per descriversi, i versi sono liberi.
    Mi ha colpito la parte che secondo me è la più significativa, ovvero quella in cui si espone alla gente e dice che mette una lente davanti al suo cuore.
    Secondo me nella poesia c’è un po’ di pessimismo(follia, nostalgia, malinconia).

  • Trottolina98 scrive:

    Questa poesia mi ha colpito molto perchè il poeta mette in discussione di è lui veramente, facendo delle ipotesi.
    Mi ha impressionato come è riuscito a usare degli oggetti di uso quotidiano per descriversi.
    Ci sono tre parole che ci fanno capire veramente che questa poesia è del futurismo, cioè: nostalgia, malinconia e follia.
    La follia è il nome più appropriato per descrivere il futurismo, perchè in esso c’è un energia incontrollabile di cambiare totalmente le regole.
    Quando dice invece:
    “Io metto una lente
    davanti al mio cuore
    per farlo vedere alla gente.”
    significa che tutti possono vedere quello che hanno dentro, alla gente e mostrarsi così come sono.
    Una caratteristica del futurismo è che cancella totalmente tutti gli stereotipi ed è per questo che non c’è un pianoforte al posto della tastiera, perchè il pianoforte noi ce lo immaginiamo nero e lucido
    (stereotipo) ed è per questo che Palazzeschi ha scelto di mettere una tastiera.
    Nella poesia non ci sono rime.

  • ⓛⓞⓥⓔM@Rg¥εïз scrive:

    Questa poesia mi ha colpito e stupito allo stesso tempo, forse è l’unica poesia, che tra quelle che abbiamo letto finora, mi è piaciuta di più, perché è diversa dalle solite, non è noiosa, ma punta a qualcosa di più dell’obiettivo che avevano le altre poesie “tradizionali”.
    Il poeta si pone domande e grazie a queste domande e risposte crea la poesia.
    Per ogni domanda fa un esempio, scrivendo una parola che identifichi di più l’argomento di cui sta parlando, per esempio, la parte che mi è piaciuta di più è stata:”Son forse un poeta?
    No, certo.
    Non scrive che una parola, ben strana,
    la penna dell’anima mia:
    “follia”.”
    Non parla di tranquillità come tutti gli altri poeti, ma di follia, un elemento che lo distingue, è innovativo, scrive ciò che il futurismo vuole dire, comunicare, cioè com’è il mondo, usa degli oggetti quotidiani, di tutti i giorni per descrivere se stesso.

  • Angy scrive:

    Questa poesia già mi piace di più, perchè è molto più interiore.
    Infatti il poeta si chiede chi è veramente.
    La parte che mi ha colpito di più è stata:” Io metto una lente
    davanti al mio cuore
    per farlo vedere alla gente.”
    Secondo me vuol dire che dato che non riesce a capire lui chi è, fa che si che le persone possano vederlo, mettendo una lente davanti al suo cuore mostrando chi è veramente.

  • Gigia scrive:

    Il poeta in questa poesia si chiede chi sia tramite delle domande e delle risposte.
    Nella descrizione utilizza anche degli oggetti di uso comune, infatti il futurismo oltre a “rompere le regole” con la scrittura lo fa anche con il modo di guardare, osservare le cose e di metterle poi su penna.
    Un esempio, è nella prima strofa: ” Non scrive che una parola, ben strana, la penna dell’anima mia: follia” dove possiamo notare che il poeta racconta solo di come scrive e non dei temi che scrive.
    Con la parola “follia” il poeta invece, vuole raccontare del mondo folle e a ciò a cui possiamo associare come nel caso del futurismo all’innovazione e l’aggressività.
    Le stesse cose possiamo dirle per le parole dopo come “malinconia”, che possiamo associare al mondo, le città industrializzate, infatti parlando di nostalgia noi pensiamo a colori cupi i quali si trovano soprattutto in città e non in piena campagna.
    Il tema in questo testo è sempre quello del capire noi stessi come come con Pirandello e un aggettivo che abbiamo associato a questa poesia è stato divergente perché è una poesia colta, significativa e diretta.

  • Saretta98 scrive:

    Questa poesia non mi piace perchè il modo in cui è stata fatta e il significato che vuole trasmettere non lo trovo significativo, ma ci sono elementi che trovo importanti da dire perchè sono diversi dalle poesie di Leopardi o Pascoli.
    Come ad esempio che le cose di tutti i giorni entrano nella descrizione del poeta e dei luoghi: la penna, la tavolozza,la tastiera, lente.
    Anche questi oggetti però non sono presi a caso perchè ad esempio l’uso della tastiera e non del pianoforte ci svela un’altra regola del futurismo: eliminazione degli stereotipi e delle similitudini.Le parole follia, malinconia richiamano il futurismo.
    La poesia è associata ala follia che a sua volta è associata al futurismo, ed è come se fosse un turbine di energia incontrollata; mentre la malinconia la si associa ad un colore grigio, ed esso può essere associato al fumo che esce dai camini di un’industria oppure di una città.
    Questa poesia e il futurismo in generale hanno un punto positivo cioè sono divergenti dalle regole imposte fino ad ora ma le motivano.
    Anche il tema del chi sono può essere collegato alla doppia identità di Calvino o ai personaggi Pirandelliani.
    Prima ho detto che questa poesia non mi piace per il suo significato, infatti il suo significato è il comportamento e il modo di essere visto del poeta, che non è più astratto ma si vuole esporre a fin che tutti lo possano vedere. Il pubblico è indistinto.
    L’ultima frase che lo definisce ” il saltimbanco dell’anima mia” cioè vende se stesso anche a pochi soldi.
    I versi sono liberi ma danno un senso di meccanicità e non ci sono rime.

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